Una diffusa staticità. È questa la diagnosi dello stato di salute delle città italiane fotografate da Ecosistema Urbano 2016, il rapporto realizzato da Legambiente in collaborazione con l’istituto di ricerca Ambiente Italia e la collaborazione editoriale del Sole 24 ore, giunto alla sua XXIII edizione. Un sostanziale immobilismo che non si registra solo considerando i dati attuali con quelli dell’anno precedente, ma che si conferma anche valutando un periodo più lungo, i cinque anni della durata del mandato di un sindaco.
La graduatoria delle città migliori: tra le prime dieci troviamo capoluoghi al di sotto degli 80mila abitanti (Macerata, Verbania, Mantova, Belluno, Oristano, Cuneo, Savona), tre centri di medie dimensioni (Trento, Bolzano e Parma) e nessuna grande città. In testa ancora prevalentemente il nord del Paese assieme con due città del centro Italia, la marchigiana Macerata quest’anno prima su tutte e la sarda Oristano (ottava). Le ultime cinque sono invece Frosinone e quattro città meridionali: Palermo, Siracusa, Caserta, Vibo Valentia, fanalino di coda della classifica.
Ecosistema Urbano 2016 è stato presentato oggi a Bari, nel corso di un convegno al teatro Petruzzelli che ha visto la partecipazione di Rossella Muroni (Presidente nazionale Legambiente), Antonio Decaro (Sindaco di Bari e Presidente Anci), e Romano Carancini (Sindaco di Macerata), oltre a numerosi sindaci e amministratori provenienti da diverse città italiane.
“Questo rapporto racconta un Paese a due velocità: quella delle amministrazioni e quella dei cittadini con le associazioni, i comitati di quartiere, le cooperative solidali – ha dichiarato la presidente di Legambiente Rossella Muroni -. E mentre le prime si confermano lente, rigide e quasi impermeabili ai cambiamenti, le seconde spiccano per vivacità e spirito d’iniziativa con tantissime buone pratiche che pur coinvolgendo concretamente un condominio, una strada o un quartiere, esprimono un’idea di città e di futuro ben più ampia, in grado di coniugare giustizia sociale e vivibilità, cultura e socialità, economia e ambiente. Ci auguriamo che queste iniziative siano da stimolo alle amministrazioni locali per migliorare le nostre città puntando a una nuova socialità e su un senso di comunità che nasce dalla condivisione e dalla cura di uno spazio sano e vivibile”.
LA CLASSIFICA. In testa alla classifica di Ecosistema Urbano 2016 troviamo Macerata che scalza dalla vetta Verbania, la vincitrice dello scorso anno, grazie ad alcuni ottimi piazzamenti nei settori chiave della ricerca. Buono il dato relativo al biossido di azoto (NO2), dove Macerata si piazza ottava assoluta con una media di 17,9 microgrammi/mc, così come ottimo il dato relativo alle polveri sottili (quarto, con una media di 17,0 microgrammig/mc). Relativamente buono il livello dei consumi idrici procapite che con una media giornaliera di 125,9 l/ab/giorno tengono la città al quattordicesimo posto. Primo posto assoluto per l’assenza di grandi perdite nella rete idrica (appena l’8,6%, valore più basso della dispersione “fisiologica”) e ottimo il dato relativo alla raccolta differenziata dei rifiuti dove è settima con il 73,5% di rifiuti raccolti in maniera differenziata. Infine, due buoni piazzamenti negli indici relativi alle energie rinnovabili: il capoluogo delle Marche è sesto con 18,66 kW ogni 1000 abitanti per la potenza di solare installata su edifici pubblici e tra le prime con un ottimo 98% nel nuovo indice relativo alla percentuale di fabbisogno energetico domestico proveniente da fonti rinnovabili.
Seconda è Verbania, che resta tra le primissime confermando ottimi dati per quel che concerne l’NO dove è dodicesima con 21 microgrammi /mc, nelle medie relative alle polveri sottili (quarta insieme a Macerata) con la buona media di 17,0 microgrammi /mc, nelle perdite della rete idrica dove si attesta con il 22,7% di acqua dispersa, e nell’abituale ottimo dato relativo alla raccolta differenziata dei rifiuti dove Verbania fa meglio di tutti con l’86,2% di rd. Per estensione della superficie pedonalizzata procapite Verbania è seconda solo a Venezia con 2,10 mq per abitante, mentre per il livello di infrastrutturazione per la ciclabilità il capoluogo piemontese è quinto con 24,02 metri equivalenti ogni 100 abitanti.
Sul terzo gradino si piazza Mantova per buone performance nelle basse medie dell’NO2 (diciassettesima) e nella dispersione della rete idrica che si ferma al 15,5%. Ottima la percentuale di raccolta differenziata che raggiunge il 77% e secondo posto assoluto nell’indice dedicato alla ciclabilità con 26,66 metri equivalenti ogni 100 abitanti, dietro alla leader Reggio Emilia.
Quarta è Trento che centra alcuni ottimi risultati mantenendo comunque una buona media quasi ovunque con pochi scivoloni: appena il 15% di perdite della rete idrica la fanno settima assoluta in questo indice; è una delle quattro città che arrivano oltre l’80% di raccolta differenziata; secondo posto tra le città piccole per numero viaggi per abitante all’anno con il trasporto pubblico (167 viaggi /ab/anno), dietro a Brescia; nona per solare installato su edifici comunali con 12,86 kW ogni mille abitanti; il 53% di copertura del fabbisogno energetico domestico proviene da fonti rinnovabili. Più o meno lo stesso ragionamento può valere per Bolzano, quinta, che torna tra i migliori proprio grazie a buone performance complessive e pochi passi falsi. Il capoluogo altoatesino vanta una bassa media nelle concentrazioni delle polveri sottili (Pm10) con appena 19,5 microgrammi /mc che le valgono il quindicesimo posto nella graduatoria. Un buon 67,5% di raccolta differenziata dei rifiuti (tredicesimo posto) e il primato nella percentuale di spostamenti effettuati con mezzi motorizzati privati (modal share) dove Bolzano si ferma ad appena il 30%.
Tra le grandi città, Palermo, terz’ultima, ha risultati accettabili solo per i dati legati all’ozono, tra i più bassi in assoluto, e nel numero di auto circolanti con un non esaltante 57 auto ogni 100 abitanti. Performance deludente anche per Milano (73esima), con i peggiori dati in assoluto per le medie dell’Ozono e penultima nelle polveri sottili (fa peggio solo Frosinone), nei consumi idrici (solo Reggio Calabria la supera), e con solo il 4% di copertura dei consumi elettrici domestici provenienti da fonti rinnovabili. Napoli (82esima), mostra perdite della rete idrica che superano il 40% e infrastrutture dedicate alle bici praticamente quasi inesistenti; Roma (85esima), registra pessime medie per NO2, perdite della rete idrica che sfiorano il 45%, elevata produzione di rifiuti e zero per solare installato su edifici pubblici. Infine, Torino (93esima), fa molto male sia per quel che concerne il biossido di azoto (No2), in cui va peggio solo Milano, che nelle medie delle polveri sottili (Pm10).
Un maggiore dinamismo sembra caratterizzare tante città medio-piccole che hanno mostrato invece, negli ultimi cinque anni (2011 – 2015), mutamenti significativi. Come Cosenza, che ha più che raddoppiato la raccolta differenziata passando dal 21% al 50%, o Macerata (dal 43% al 74%), Mantova (dal 40% al 77%) o Parma (dal 48% al 72%). A Venezia o Brescia, in controtendenza rispetto all’emorragia d’utenti del resto d’Italia, i passeggeri del trasporto pubblico continuano a crescere, mentre a Verona il calo dell’inquinamento da Pm10 è significativo e ormai, apparentemente, consolidato. Se i casi positivi, fortunatamente, non mancano è altrettanto vero che anche tra le città di medie e piccole dimensioni ci sono Comuni immobili (vedi Pavia o Perugia) come altri che in uno o più settori fanno passi indietro.