Sviluppare materiali innovativi ed ecocompatibili per il restauro dei beni culturali immobili nell’Europa continentale. Con questo obiettivo è stato avviato, quattro anno fa, il progetto HEROMAT (Protection of Cultural Heritage Objects with Multifunctional Advanced Materials) che rende ora noto di aver sviluppato tre materiali: due consolidanti per i substrati carbonatici e silicatici e un materiale fotocatalitico per i substrati porosi. I nuovi materiali sono applicabili per la protezione di diversi supporti minerali inorganici e danno un valore aggiunto in termini di consolidamento, autopulitura, effetto antimicrobico e sostenibilità.
Quali novità introducono rispetto ai prodotti già presenti sul mercato? “Il nostro rivestimento fotocatalitico- ha spiegato prof.ssa Dr Jonjaua Ranogajec, coordinatrice del progetto per la Facoltà di tecnologia dell’Università di Novi Sad, in un’intervista pubblicata sul magazine research*eu-è un prodotto completamente nuovo da lanciare sul mercato. È compatibile con con i materiali storici, con il valore aggiunto di essere un rivestimento autopulente basato sulle argille anioniche. In sostanza, l’utilizzo dei nostri nuovi materiali allunga l’intervallo tra due trattamenti di restauro, nonché la vita dei beni culturali (e di altri edifici), riducendo quindi le spese di pulizia e protezione di tali oggetti.”
Casi di studio
Per verificare le prestazioni dei materiali, questi sono stati applicati in due casi di studio. Il primo,
il castello di Bac, in Serbia, situato in ambiente urbano, che risale al XIV secolo ed è costruito soprattutto di materiali quali mattoni, malte e intonaci. L’altro è il castello barocco di Dornava, in Slovenia, che presenta elementi dominanti in pietra scolpita e cemento.
“Abbiamo effettuato il monitoraggio dei nostri casi di studio in due cicli – subito dopo l’applicazione e a distanza di 12 mesi – e i risultati sono incoraggianti per la futura commercializzazione. I materiali prodotti nel progetto HEROMAT sono completamente naturali e hanno dimostrato di rispettare gli altissimi requisiti dei materiali storici oggetto dei casi di studio, ovvero mattone, argilla, malta, intonaco, pietra, cemento. I tre materiali sono basati sull’acqua e quindi non nocivi per l’ambiente.Valutazione dell’ impatto ambientale
La valutazione dell’impatto ambientale, spiega ancora la professoressa, è stata eseguita in diverse fasi del progetto. Un pacchetto di lavoro era dedicato allo studio dell’impronta ambientale dei nuovi materiali protettivi prodotti e alla valutazione della loro ecocompatibilità. Lo studio era basato sulla tecnica di analisi del ciclo di vita LCA (life ycle assessment). Sono stati identificati i modelli LCA esistenti per i materiali protettivi, sono stati sviluppati modelli dalla culla alla tomba per ogni formulazione e, infine, è stato progettato uno strumento multidecisionale per la selezione dei migliori materiali di protezione. Le impronte ambientali del consolidante carbonitico e della soluzione fotocatalitica sono risultate relativamente basse; entrambi i prodotti possono essere considerati ecocompatibili rispetto al consumo energetico e alle emissioni di gas a effetto serra. I materiali migliori sono stati selezionati attraverso un confronto delle prestazioni con i dati relativi alla salute e alla sicurezza, criteri ritenuti fra i più importanti per restauratori e soggetti coinvolti nel restauro. Sono anche indicate caratteristiche come la reversibilità, l’intervento minimo e la ri-trattabilità, in quanto informazioni importanti e aggiuntive sull’idoneità dei materiali.
Commercializzazione
Il prossimo passo consiste nella preparazione del lancio dei tre prodotti finali sui mercati regionali ed europei, soprattutto in Italia e Germania. Previsto il lancio anche in Russia.