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Edilizia: sempre più importante il settore degli impianti all’interno del mercato

Il quinto Rapporto CRESME, presentato ieri a Milano, fotografa un comparto capace di reagire alla crisi meglio degli altri settori dell’edilizia, trainato da una forte vocazione all’innovazione tecnologica

venerdì 24 maggio 2019 - Redazione Build News

cresme

Il 2018 è stato un anno positivo per il mercato dell’impiantistica per l’edilizia in Italia: 62,5 miliardi di contro-valore, 3,7% in più dell’anno precedente, un piccolo “boom” grazie a cui il comparto sta guadagnando un peso sempre più rilevante all’interno del settore delle costruzioni.

Lo certificano i numeri del quinto “Rapporto congiunturale e previsionale sul mercato italiano dell’installazione impianti in edilizia”, realizzato dal CRESME in collaborazione con CNA Impianti, ANGAISA, Anima e MCE, e presentato ieri nella sede milanese dell’UNI.


IL CONTESTO EUROPEO E MONDIALE. Nonostante un quadro globale ancora di forte incertezza, il settore delle costruzioni vive un momento di grande dinamismo, soprattutto grazie al mercato emergente dell’Africa: secondo le stime CRESME, non si è mai costruito tanto come nel 2019. I tassi di crescita restano però piuttosto bassi, e si riflettono nella stagnazione economica in Italia e in altri Paesi europei.

La crisi economica, tuttavia, ha colpito meno il mercato degli impianti rispetto alle costruzioni: le proiezioni per il 2019 mostrano finalmente un superamento dei valori pre-crisi registrati nel 2008, quando il valore di mercato in Europa era di 419 miliardi di euro. Non tutte le aree crescono allo stesso modo: le performance migliori si registrano nell’Europa del Sud e dell’Est, in particolare Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria.

In tutte le macro-aree il mercato degli impianti ha acquisito un peso maggiore all’interno del settore delle costruzioni, toccando quota 30% e 29,3% in Europa Centrale e Meridionale, rispettivamente. “Sempre di più il mondo delle costruzioni è un mondo di impianti e di servizi”, ha detto il direttore del CRESME Lorenzo Bellicini, commentando i dati. L’Italia, con un mercato da 114 miliardi, 17,5 miliardi di export (+8,7% tra il 2014 e il 2018) e un saldo commerciale positivo di 8,5 miliardi, mantiene il secondo posto in Europa, dopo la Germania.

IL MERCATO DEGLI IMPIANTI IN ITALIA. Tra il 2008 e il 2016 le imprese di costruzione e installazione impianti sono diminuite del 6,9%: un dato significativo, che tuttavia va messo in prospettiva con quello relativo all’intero settore delle costruzioni, dove nello stesso periodo le imprese scomparse dal mercato sono state il 24%. In totale, gli occupati persi nelle altre attività di costruzioni sono stati il 41%, “solo” il 14% nel settore degli impianti.

Oggi il comparto conta circa 145mila imprese e quasi mezzo milione di addetti, più di un terzo (33,5%) di tutti gli occupati nell’edilizia (nel 2001 erano il 27,2%). L’offerta è ancora molto frammentata — il 94,5% delle imprese ha 0-9 addetti (dati 2016) — ma il resto del settore delle costruzioni lo è ancora di più: la dimensione media di un’impresa di costruzione oggi in Italia è di 2-3 occupati.

I 62,5 miliardi di euro di contro-valore totale sono calcolati ricostruendo meticolosamente l’intera filiera del settore, in cui la parte maggiore è costituita proprio dal fatturato degli installatori (51,8 miliardi).


Uno degli elementi più rilevanti per comprendere le potenzialità di crescita del mercato degli impianti è l’entità dello stock esistente: a fronte di 31 milioni di impianti termici installati, il 12,6% si trova in edifici costruiti prima del 1919. Il ciclo di obsolescenza del patrimonio edilizio italiano comporta una forte domanda di miglioramento qualitativo e di manutenzione. Al momento, il tasso di sostituzione è solo al 4%.

Restano notevoli gli squilibri regionali, anche in merito alla tipologia di impianto installato: in molte aree del Sud Italia le abitazioni con impianto centralizzato o autonomo fisso che riscalda l’intera abitazione sono meno del 50%, a fronte di percentuali che arrivano fino al 95% nelle regioni del Nord. Ma anche all’interno delle singole  aree si trovano profonde differenze, non legate al divario Nord-Sud: per esempio, in città come Milano, Siena e Matera le compravendite di abitazioni sono tornate al di sopra del picco pre-crisi, mentre in altre città assistiamo a un calo anche del 70%. “La ripresa sta determinando squilibri maggiori di quanto non abbia fatto la crisi”, commenta Bellicini.

La dinamica complessiva del mercato degli impianti è influenzata notevolmente dagli incentivi fiscali vigenti, che dal 2012 attivano 28 miliardi di euro all’anno: se confermati, garantirebbero la prosecuzione del trend in crescita fino al 2022. In caso contrario, le stime CRESME prevedono un contraccolpo grave tra il 2019 e il 2020, che determinerebbe una diminuzione di circa 5 miliardi.


IL FUTURO È NELLA TRASVERSALITÀ. A trainare il comparto degli impianti è anche e soprattutto una forte vocazione all’innovazione, spinta dall’attenzione per i temi del risparmio energetico e del rispetto dell’ambiente. Le dinamiche demografiche fanno prevedere inoltre una sempre maggiore richiesta di impiantistica orientata al comfort, trainata dallo sviluppo della domotica.

Per questo, come ha affermato Carmine Battipaglia, presidente di CNA Impianti, è legittimo aspettarsi che tra qualche anno le singole competenze artigiane convergeranno verso la figura di un unico attore trasversale. Dello stesso avviso anche Enrico Celin, Presidente ANGAISA: “Tra dieci anni non vedremo più furgoni con scritto ‘impresa idraulica’ o ‘impresa elettrica’, vedremo ‘impresa installatrice’. La digitalizzazione porta verso questo processo, possiamo farne parte o esserne esclusi, non c’è alternativa. Le imprese dovranno avere la capacità di integrare le competenze.”

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