Stralcio dell’introduzione del coefficiente H’t dal Decreto “Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici” del 26/06/2015; avvio di un tavolo tecnico di confronto con il Ministero dello Sviluppo Economico finalizzato ad una analisi della tematica e alla ricerca di soluzioni condivise e sostenibili.
Queste le richieste di Unicmi (Unione Nazionale delle Industrie delle Costruzioni Metalliche dell'Involucro e dei serramenti) contenute in una mozione al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, al Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi e ai Presidenti delle Commissioni Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici di Camera e Senato.
“La mozione – spiega Unicmi in una nota - ha coinvolto la condivisione non solo delle Aziende appartenenti alla Divisione Facciate Continue di Unicmi (un settore che rappresenta un’eccellenza del Made in Italy nel mondo) e della filiera industriale dell’involucro edilizio (un comparto che fattura oltre 1,8 mld. di euro) ma dell’intero fronte associativo rappresentato dalle 13 Divisioni UNICMI, ha già raccolto l’adesione di importanti Studi di progettazione italiani e sarà trasmessa per condivisione agli organismi di rappresentanza degli Architetti e degli Ingegneri oltre che alla Presidenza dell’ANCE”.
ASTICELLA IRREALIZZABILE E ONEROSA. Nella mozione “è indicato come l’introduzione del coefficiente H’t rischi non solo di provocare gravi conseguenze per il comparto industriale italiano delle facciate continue e per l’indotto della filiera industriale dell’involucro, ma anche di porre enormi limiti progettuali all’architettura e di condizionare i valori del mercato immobiliare italiano.
Unicmi infatti ritiene che, benché l’intenzione del legislatore sia certamente stata più che apprezzabile, la modalità con cui il principio di efficienza energetica dell’involucro è applicato e tradotto in pratica sia anacronistico e molto lontano dalla realtà professionale, progettuale e costruttiva attuale nel campo delle facciate continue (o tecnologiche che dir si voglia)”.
Il grande rischio “è che committenti e investitori rinuncino a intervenire sul patrimonio edilizio esistente visti gli extra-costi che sarebbero costretti a sostenere. Fra la committenza, sta infatti passando il pericoloso concetto per cui il legislatore, fissando un’asticella irrealizzabile e onerosa, scoraggi e blocchi gli interventi con richieste ‘estreme’ e difficilmente sostenibili finanziariamente, piuttosto che incoraggiare efficientamenti più graduali, con obiettivi realistici e realizzabili”.