Efficienza energetica potrebbe far rima con scarsa qualità dell'aria interna. L'allarme sulla pericolosa relazione fra elevati standard di efficienza e aumento di muffe e batteri che provocano l'insorgere di patologie allergiche ed asmatiche era già stato dato lo scorso gennaio dalla University of Exter Medical School (UK). Un team di ricercatori aveva infatti pubblicato, sulla rivista Environment International, uno studio che evidenziava l'aumento di disturbi asmatici negli occupanti di abitazioni energeticamente e quindi maggiormente isolate termicamente. I dati raccolti si riferivano, però, a un campione di 700 residenze in social housing, dove alcuni comportamenti scorretti degli abitanti- come la retincenza nell'aprire le finestre per areggiare i locali per paura di un aumento dei costi in bolletta- potevano aver compromesso l'evidenza dei risultati.
Ma a quanto pare, i ricercatori di Exter ci avevano visto giusto. A confermare l'ipotesi è un altro report, intitolato ‘Future of Indoor Air Quality in UK Homes and its Impact on Health’ (IN ALLEGATO) e redatto dal professor Hazim Awbi - un esperto di qualità dell'aria interna presso la University of Reading's School of the Built Environment. Nello studio viene sottolineato come gli attuali regolamenti edilizi in vigore in suolo britannico non considerino l'impatto negativo che alcune misure di efficienza energetica hanno sulla qualità dell'aria interna e quindi sulla salute degli occupanti. La normativa non prevede, infatti, l'applicazione di un tasso di ricambio di aria adeguato per far sì che non si verifichi una proliferazione di agenti inquinanti.
Nello studio emerge che i livelli di concentrazione dei composti organici volatili (VOC) potrebbero aumentare del 60% rispetto ai limiti stabiliti dell' Organizzazione mondiale della sanità (OMS) in caso di esposizione superiore alle 24 ore e che quelli di biossido di azoto (NO2) potrebbero crescere del 30%. Il che si tradurrebbe in un aumento dell'80% del numero di persone affette da asma, attualmente stimate in 5,4mln.
Questo non significa ovviamente che bisogna fare un passo indietro nelle misure di efficienza energetica, dove l'isolamento termico rappresenta una parte fondante. Ma piuttosto un passo in avanti. Perché la soluzione al problema- sottolinea Awbi- non risiede nel progettare edifici meno ermetici né tantomeno di prescrivere l'obbligo di areare i locali più frequentemente aprendo le finestre, ma nel garantire che qualsiasi abitazione sia dotata di un sistema di ventilazione meccanica. E che i sistemi siano correttamente installati, utilizzati e che siano oggetto di interventi manutentivi puntuali.
Dovrebbe essere previsto- spiega ancora il professore- un obbligo legislativo per cui nelle nuove abitazioni o riqualificazioni sia garantito un tasso di ricambio dell'aria di almeno 0,5/ora. Il minimo per assicurare agli occupanti un ambiente salubre da un punto di vista di qualità dell'aria.