La Rete Professioni Tecniche ha avuto modo in molte occasioni di illustrare le proprie proposte per individuare alcuni provvedimenti normativi che risolvano diverse problematiche inerenti la regolamentazione delle professioni e alcuni aspetti atti a migliorare le condizioni di lavoro degli stessi professionisti. Nel corso di questi confronti, in particolare, si è convenuto sull’esigenza di completare e di rivedere, da un lato, le norme che regolano le procedure elettorali degli Ordini e Collegi nell’ottica della semplificazione e i percorsi di accesso alla professione e, dall’altro, i provvedimenti che garantiscano la dignità del lavoro professionale, specie per ciò che attiene alla effettiva applicazione del principio dell’equo compenso.
Passando alle singole proposte, in merito ai titoli universitari abilitanti, la RPT sollecita l’attuazione della nuova legge che prevede lo svolgimento di un tirocinio pratico-valutativo, nell’ambito del percorso universitario, con conseguente verifica delle competenze professionali acquisite, e la contestualità delle lauree con l’abilitazione alla professione.
Sull’Equo compenso, tema su cui la RPT è impegnata ormai da tempo, dopo aver deprecato il fatto che il disegno di legge relativo, a causa della chiara opposizione da parte di alcuni rappresentanti politici, non è giunto in Senato per il voto finale, ci si augura che il prossimo Parlamento approvi in tempi rapidi il provvedimento. Detto questo, la previsione dell’esclusione delle micro, piccole e medie imprese dall’obbligo di rispetto del principio dell’Equo compenso rappresenta un vulnus che crea discriminazioni ingiustificabili e che va superato. La RPT ritiene fondamentale che le norme sull’Equo compenso debbano essere applicate a qualsiasi tipo di committenza, presumibilmente compattate in due livelli progettuali. Per quanto riguarda, invece, l’assicurazione professionale obbligatoria, l’esperienza ha fatto emergere alcune criticità che la RPT ha indicato come superare, ad esempio, la validità temporale dell’assicurazione e i rischi connessi in caso di mancato rinnovo da parte della compagnia o le cause tipiche di esclusione previste dalle compagnie per certi tipi di attività che di fatto impediscono al professionista di operare in garanzia. Infine, c’è la questione della prescrizione dell’azione di responsabilità professionale che deve trovare una forma di adeguata e certa regolamentazione.
Relativamente al funzionamento della giustizia, la RPT ritiene necessario l’adeguamento dei compensi dei periti e dei CTU e considera illegittima la limitazione in caso del cosiddetto Patrocinio a spese dello Stato. Inoltre, circa i parametri di cui al d.m. 20 luglio 2012 n.140, da applicare in assenza di un accordo sul compenso, la RPT chiede che sia effettuato un aggiornamento della disposizione che tenga conto degli sviluppi e delle tipologie di prestazioni oggi richieste ai professionisti, introducendo sia l’aggiornamento delle stesse all’incremento del costo della vita, sia mediante un rinvio alle disposizioni normative di volta in volta vigenti. La RPT, infine, chiede l’integrazione dei Collegi giudicanti con professionisti tecnici.
In tema di semplificazione, l’attenzione della RPT è rivolta alla riforma del Codice dei Contratti Pubblici. Gli obiettivi indicati nel Pnrr vanno tradotti in misure concrete che, attraverso lo snellimento delle norme e la ridefinizione di alcuni passaggi, controlli e procedure, possano garantire la reale accelerazione e alleggerimento delle procedure ed il rapido espletamento delle gare. Da questo punto di vista, la RPT ha proposto al Consiglio di Stato alcuni criteri tra i quali l’introduzione all’interno del Codice una disciplina specifica relativa ai servizi di architettura e ingegneria, oltre alla valorizzazione della qualità del progetto e la contestuale autonomia del progettista e del direttore dei lavori rispetto all’impresa esecutrice lavori: in una parola dare centralità al progetto. Sempre in tema di semplificazione, la RPT ritiene che sia opportuno avviare una riflessione sulla possibilità di sostituire una parte delle norme prescrittive attualmente vigenti con le norme tecniche di carattere consensuale, in grado di definire standard tecnici e aspetti procedurali in modo più sintetico ed efficace di quanto possa fare una norma rigida, per alcuni ambiti e settori specifici. Infine, la RPT ha elaborato un Piano per l’attuazione del principio di sussidiarietà dei professionisti per la semplificazione dell’azione amministrativa.
Sul Superbonus e i bonus edilizi in generale, la RPT, sulla scorta di numerose rilevazioni statistiche effettuate dal Centro Studi del CNI, ritiene di poter affermare che questi abbiano rappresentato un grande successo, rivelandosi un volano per la crescita economica del Paese, sebbene in presenza di una congiuntura economica assai complicata. I numeri ci dicono che a fronte di investimenti da parte dello Stato, la spesa è stata ampiamente ripagata in termini di ritorni fiscali, crescita del Pil e dell’occupazione. Anche in considerazione di certi orientamenti divergenti provenienti dal mondo politico sul Superbonus, la RPT ritiene che i tempi siano maturi per ridefinire la portata ed i meccanismi di funzionamento di tali incentivi, garantendone tuttavia l’operatività ben oltre il 2025. I provvedimenti, insomma, devono diventare strutturali, anche rivedendo le percentuali di detrazione in modo che sia garantita la loro sostenibilità economica. Rimanendo in tema di patrimonio edilizio, la RPT considera urgente, sia per semplificare e velocizzare l’azione della PA, sia per garantire ai cittadini una conoscenza approfondita degli edifici in cui vivono, giungere alla codificazione del “Fascicolo digitale delle costruzioni”.
Infine, relativamente al grave innalzamento dei prezzi dei prodotti energetici e la crisi ad esso connessa, appare chiara, secondo la RPT, la necessità di ridefinire il mix-energetico nazionale attraverso il ripensamento del ruolo dell’energia prodotta mediante il processo di fissione nucleare (energia elettronucleare) in una misura almeno sufficiente a colmare il gap tra l’attuale disponibilità e il prevedibile futuro fabbisogno.
IN ALLEGATO il documento.