In Toscana ieri, nelle zone colpite dall’alluvione, e in particolare a Campi Bisenzio in una giornata con un po’ di sole si è lavorato incessantemente, anche con le mani, per liberare dall’acqua e dal fango gli scantinati e le abitazioni al piano terra. Poi ci saranno i rifiuti da rimuovere. E purtroppo non c’è solo il lavoro. Questo ennesimo evento catastrofale, il terzo quest’anno dopo Marche e Emilia-Romagna, ha lasciato anche una tragica scia di morte.
Quella che continuiamo a chiamare crisi climatica altro non è che un’altra forma di guerra, certamente non convenzionale come quelle che si stanno combattendo in Ucraina o a Gaza. Ma pur sempre con i suoi feriti, le sue vittime.
Ed ecco allora che viene naturale interrogarsi su cosa si può o si deve fare. Lo si fa quasi sempre all’indomani di eventi come questi, consapevoli che l’Italia presenta una elevata esposizione al rischio alluvioni e che i cambiamenti climatici in atto aumentano sia la frequenza sia l’intensità dei fenomeni. Motivo per cui dall’anno prossimo il governo con la legge di Bilancio ha deciso di correre ai ripari con l’assicurazione obbligatoria per le imprese.
I dati di Ispra
Proprio ieri nel corso della puntata di Numeri, in onda su Sky sono stati mostrati i dati di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) secondo cui i due versanti appenninici sono le due aree più a rischio alluvioni: non è un caso, perciò, che Emilia-Romagna e nord della Toscana siano state le zone colpite dagli ultimi due eventi più gravi. I danni economici più consistenti provocati dalle alluvioni sono ormai lontani nel tempo: i valori più alti, se confrontati con il PIL, risalgono agli anni Ottanta e Novanta. Tuttavia, è evidente come gli ultimi anni stiano segnando un progressivo aumento: questo significa che abbiamo imparato qualcosa su come affrontare queste emergenze, ma ci sono anche aspetti che non abbiamo ancora imparato.
Stesso discorso a quello dei danni si può fare se si guardano ai dati Ispra sul numero di vittime delle alluvioni negli ultimi 40 anni: anche in questo caso le colonnine di altezza media tendono a intensificarsi in anni recenti, anche se i picchi sono relativi al passato, in particolare agli anni Cinquanta, all’inizio delle serie statistica, e all’episodio di Sarno del 1998.
E una domanda sorge spontanea: ma non si potrebbero usare i fondi del PNRR per opere contro il dissesto idrogeologico? Il governo ha di recente deciso di togliere tutti i fondi previsti, per una ragione meramente temporale è stato detto: nel PNRR era prevista come scadenza inderogabile per queste opere il 2026. Un tempo di lavoro di 5 anni, quindi, che in Italia non si sarebbe potuto mai rispettare: opere contro il dissesto idrogeologico di una certa entità, quindi sopra i 2 mln di euro, in Italia richiedono 7 anni. Non si sarebbe mai fatto in tempo
Intanto, in Toscana, il ministero degli Esteri ha annunciato di aver messo a disposizione i primi 100 milioni a sostegno delle aziende alluvionate. “Questi soldi saranno a disposizione delle aziende che esportano e hanno il 3% di export nel fatturato. Previsti altri 200 milioni di prestiti agevolati in aggiunta e sarà decisa la moratoria per le rate dei prestiti Sace”, ha dichiarato il ministro Antonio Tajani
Come ha aggiunto il ministro, è possibile un’estensione dell’area interessata. "Bisognerà anche valutare se estendere l'emergenza alle altre province della Toscana, quelle di Massa e Carrara e di Lucca, non inizialmente comprese”, ha dichiarato Tajani
Il governatore toscano Eugenio Giani, nominato domenica commissario delegato, ha annunciato da Prato una prima ordinanza “che prevede la sospensione dei mutui alle imprese e a coloro che sono stati colpiti dalle alluvioni"