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Emergenza Covid e carenza di infermieri, spariti dalla Legge di Bilancio 2022 i fondi promessi

La Commissione Ue: “L’Italia impiega meno infermieri rispetto a quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale e il loro numero è inferiore del 25 % alla media UE. Vista la diminuzione del numero di infermieri laureati dal 2014, le carenze di personale sono destinate ad aggravarsi in futuro”

mercoledì 29 dicembre 2021 - Redazione Build News

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“Gli unici due emendamenti che abbiamo sostenuto alla legge di Bilancio 2022 e che fino in fondo sono stati portati avanti da senatori della maggioranza e dell’opposizione che ringraziamo, per poi sparire però nel nulla, riguardavano l’assegnazione-ponte, in attesa del contratto, di quell’indennità di specificità interimistica promessa e finanziata nella legge di Bilancio dello scorso anno, ma mai assegnata ai professionisti e la possibilità di aumentare il numero di docenti-infermieri nelle università (oggi ce n’è uno ogni 1.350 studenti contro uno ogni sei di altre discipline) per poter poi incrementare con la giusta qualità il numero di infermieri la cui carenza è ormai un allarme sotto gli occhi di tutti”.

Lo denuncia la Federazione nazionale degli ordini degli infermieri (FNOPI).

Anche la Commissione Ue nel suo “State oh Health in the EU”, nel profilo della Sanità 2021 dell’Italia appena pubblicato, lancia l’allarme e sottolinea un dato purtroppo ben noto durante la pandemia e anche prima, ma che, a quanto pare, ha lasciato indifferente la politica che non è intervenuta nella legge di Bilancio 2022 in alcun modo per tentare di risolvere la situazione.

L’Italia impiega meno infermieri rispetto a quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale e il loro numero (6,2 per 1 000 abitanti) è inferiore del 25 % alla media UE. Vista la diminuzione del numero di infermieri laureati dal 2014, le carenze di personale in questo settore sono destinate ad aggravarsi in futuro”.

La Commissione Europea sottolinea anche che nel nostro Paese Il numero totale di medici è leggermente superiore alla media UE: 4,1 rispetto ai 3,9 per 1 000 abitanti del 2019, anche se osserva un calo del numero di medici che esercitano negli ospedali pubblici e in qualità di medici di base che nel tempo potrebbe essere un problema, se non fosse che già nella stessa manovra di Bilancio 2022 la politica ha già iniziato a prendere le misure necessarie (come l’aumento del numero di specializzazioni disponibili) per risolvere in tempi brevi la situazione.

Infermieri dimenticati, quindi, nonostante sempre il Report della Commissione UE sottolinei che “nel maggio 2020 l’Italia ha introdotto il profilo dell’infermiere di famiglia e di comunità, ossia una nuova tipologia di infermiere dotato di competenze avanzate, che contribuisse a potenziare il ruolo dell’assistenza domiciliare e a sostenere l’attività delle USCA. Il governo – prosegue la Commissione – ha stanziato 480 milioni di euro per assumere circa 9 600 infermieri nel corso del 2021”. Che però secondo il dato emerso nelle prime bozze della revisione dell’assistenza sul territorio (il cosiddetto “DM 71”) e nei calcoli dell’Agenzia nazionale dei servizi sanitari (Agenas) non bastano: ce ne vogliono almeno uno ogni 2-3.000 abitanti, cioè circa 20-30mila in più, ma anche dei 9.600 già previsti, sempre secondo Agenas, non se ne sono trovati oltre 3mila.

Carenza evidente, carenza annunciata, carenza a cui alcuni emendamenti (di cui uno del tutto privo di costi) presentati alla legge di Bilancio avrebbero iniziato a dare soluzioni, se non fossero spariti nel nulla.

Nulla di fatto quindi e nessuna considerazione nemmeno delle più banali – sottolinea la FNOPI – e nessun tipo di apertura a una categoria di professionisti di cui a quanto pare i servizi sanitari non possono fare a meno, ma che in questo modo davvero non hanno alcun incentivo per mantenere il livello di impegno avuto finora nonostante le decine di morti e gli oltre 128mila contagiati da inizio pandemia, se non quello della propria responsabilità e della propria volontà di vicinanza con i cittadini che non lasceremo mai soli. Né c’è alcun accenno a una soluzione che non ricorra al precariato per il periodo precedente a quando gli infermieri necessari a colmare la carenza potranno essere formati, nonostante le proposte da tempo avanzate dalla Federazione Tutto ha un limite però.

E tutto questo segna un brutto episodio – conclude la FNOPI – per la professione infermieristica, un brutto segnale che non è passato e non passerà inosservato davvero nemmeno a chi finora ha contato per la sua salute sugli infermieri.

Il report della Commissione Ue sull'Italia è disponibile in allegato.

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