“Desidero esprimere, a nome del Consiglio Nazionale e di tutti gli ingegneri italiani, la massima solidarietà alle popolazioni dell’Emilia Romagna colpite in questi giorni da una tremenda emergenza legata al maltempo. Dobbiamo partire dalla considerazione che gli edifici non sono progettati per fronteggiare queste situazioni, per essere invasi dall’acqua sin dalle fondamenta. Questo comporta che, passata l’emergenza, occorrerà valutarne il livello di sicurezza. Da questo punto di vista, come ingegneri e come professionisti tecnici, disponiamo di un organismo come la Struttura Tecnica Nazionale che agirà a supporto della Protezione Civile attraverso sopralluoghi che consentiranno di valutare i danni”.
Così Angelo Domenico Perrini, Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, ha commentato l’emergenza in Emilia Romagna. Ha poi aggiunto: “Dobbiamo prendere atto del fatto che viviamo in un territorio fortemente a rischio sul piano idrogeologico. Sono circa 7 milioni gli italiani che vivono in zone ad elevato rischio. A tutto questo dobbiamo aggiungere il fatto che su questo territorio così fragile si è costruito molto, forse troppo e senza una corretta pianificazione. A queste difficoltà si aggiunge poi la scarsa manutenzione. In queste condizioni, se si verifica un evento per cui in poche ore cadono le stesse quantità di pioggia normalmente registrate in tre o quattro mesi è facile attendersi dei disastri. Questa realtà impone anche a noi ingegneri di ragionare in maniera diversa. Dovremo ripensare alle capacità idrauliche dei nostri edifici e, più in generale, alla loro sicurezza tenendo presente la realtà del nostro territorio e gli oggettivi cambiamenti climatici in atto”.
LA STRUTTURA TECNICA NAZIONALE SI METTE A DISPOSIZIONE DELLA PROTEZIONE CIVILE. La Struttura Tecnica Nazionale, l’organismo che riunisce sette professioni dell’area tecnica che agiscono a supporto dell’attività della Protezione Civile, manifesta la propria solidarietà alla popolazione dell’Emilia Romagna, colpita dal violento fenomeno del maltempo che ha causato vittime e danni ingenti.
In queste ore drammatiche la STN ha comunicato la propria disponibilità, rivolgendosi al Capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio, al Direttore Operativo del Coordinamento Emergenze della Protezione Civile Luigi D’Angelo e al Direttore dell’Agenzia di Protezione Civile della Regione Emilia Romagna Rita Nicolini, per il supporto tecnico alle attività di gestione dell’emergenza e al censimento dei danni. La Struttura e i professionisti ad essa aderenti sono pronti ad attivarsi immediatamente.
Considerando che gli eventi di questi giorni stanno interessando in modo particolare il mondo produttivo agricolo, la STN è in grado di mettere a disposizione, oltre a ingegneri, architetti, geometri e geologi, anche le competenze dei tecnici agronomi e forestali e dei periti agrari e industriali, al fine di costituire squadre di intervento miste per l’attività di censimento dei danni.
AGRONOMI CONVOCATI PER IL POST EMERGENZA. 13 vittime e ancora alcuni dispersi, 250 frane attive, 40 comuni alluvionati da Reggio Emilia a tutta la Romagna, 20 fiumi esondati. Sono i numeri preliminari dell’alluvione, a cui mancano ancora i danni a industrie, aziende agricole e alimentari, abitazioni, infrastrutture. Computo che, finita l’emergenza tra 7-10 giorni, inizierà per poter guardare alla ricostruzione e alla ripresa della vita quotidiana.
A questo proposito, gli agronomi e i forestali sono stati convocati quali componenti della Struttura Tecnica Nazionale.
“La prima impressione è che il valore dei danni potrebbe essere comparabile a quello del sisma che ha colpito l’Emilia nel 2012. A breve serviranno ristori e indennizzi, anche rivolti al settore agricolo e a quello frutticolo, che presenta vaste aree sommerse in un periodo estremamente delicato per le piante, e poi ci sono le tante imprese agroalimentari sommerse.” - dichiara Alfredo Posteraro, Presidente dei dottori agronomi e forestali dell’Emilia-Romagna – “Ieri c’è stata una riunione preliminare: nei prossimi 10 giorni ci saranno da individuare temi prioritari, le necessità operative e, intanto, abbiamo messo a disposizione le nostre competenze estimative, specializzazione fondamentale per avviare la stima dei danni e la quantificazione dei ristori.”
L’esperienza di agronomi e forestali potrà essere utile anche in molti altri aspetti, dalla creazione di una struttura dedicata alla gestione della ricostruzione, alla stesura delle norme primarie per agire su tutti livelli, fino alla necessità di una deroga generalizzata sulla PAC, all’impostazione della ricostruzione pensata in ottica di tutela del territorio.
“Le professioni tecniche contribuiscono attivamente alla salvaguardia del Paese, sia nelle emergenze che nella fase di prevenzione. La collaborazione con gli amministratori, non dovrà fermarsi alla fase di emergenza e ricostruzione, perché l’evento vissuto, seppure eccezionale, è moltiplicato dall’avere un territorio fragile.” – afferma Sabrina Diamanti, Presidente CONAF – “Le 250 frane attive fanno capire che dobbiamo lavorare sulla forestazione, che dobbiamo considerare le canalizzazioni lungo i campi e la rete idrica minore come supporto al deflusso delle acque, che i fondi della PAC possono rendere il settore agricolo e forestale un attore della tutela del territorio, anziché vittima delle emergenze. Agronomi e forestali sono pronti a collaborare con gli amministratori anche nei prossimi anni, per una pianificazione e programmazione a scala di bacino, per fare prevenzione e mitigazione dei danni.”