Il parere di...

Emissioni CO2, assoRinnovabili propone 3 azioni per rilanciare l'industria europea

Rafforzamento dell’attuale Emission Trading Scheme (ETS), introduzione di una Border Adjustment Tax (BAT) e obbligo per tutti i prodotti venduti in Europa dell’indicazione sull’etichetta del carbonio emesso per la loro produzione

lunedì 21 dicembre 2015 - Redazione Build News

emissioni_proposta_assorinnovabili

In attesa dell’adozione in tutti i Paesi non europei di efficienti schemi di Emission Trading o di Carbon Tax, assoRinnovabili in un documento (IN ALLEGATO) propone ai decisori italiani ed europei un pacchetto di 3 azioni che mira al rilancio dell’industria europea:

1. il rafforzamento dell’attuale Emission Trading Scheme (ETS) per ristabilire un segnale di prezzo di lungo periodo, attraverso l’introduzione della già prevista Riserva Stabilizzatrice del Mercato6 e di un prezzo floor crescente per la CO2 (così come già introdotto nel Regno Unito e in Francia), oltreché dell’incremento del fattore di riduzione lineare delle quote gratuite dal 1,74% annuo al 2,2% dal 2021;

2. l’introduzione di una Border Adjustment Tax (BAT) sui beni e servizi importati in Europa basata solo sulle emissioni derivanti dall’energia impiegata nelle attività di produzione e distribuzione degli stessi; per evitare certificazioni fraudolente, tale calcolo sarà basato sui mix energetici dei Paesi d’origine (questa azione, seppur semplificata, si ispira all’ICA – Imposta sul Carbonio Aggiunto);

3. l’obbligo per tutti i prodotti venduti in Europa dell’indicazione sull’etichetta del carbonio emesso per la loro produzione e, se significativo come per le automobili, per il loro funzionamento. Ciò permetterebbe di promuovere il consumo di prodotti maggiormente ecosostenibili.

PRO E CONTRO DI ALCUNE POSSIBILI SOLUZIONI. Secondo assoRinnovabili “Un vero rilancio dell’industria europea deve fondarsi anche sulla sostenibilità ambientale e sociale e non solo sulla mera competizione dei costi. Se vogliamo veramente preservare l’ambiente e allo stesso tempo mantenere la nostra competitività industriale non dobbiamo abbassare i nostri standard (i più alti a livello mondiale), ma piuttosto indurre i Paesi non europei ad innalzare i loro”.

Per favorire tale processo assoRinnovabili ritiene che, tra le varie soluzioni proposte, le seguenti siano le più interessanti:

1. estensione del sistema ETS ai produttori che importano nell’Unione Europea:

pro – potrebbe essere la via politicamente più semplice, poiché andrebbe ad ampliare un meccanismo già esistente;

contro – comporta notevoli difficoltà applicative sia dal punto di vista operativo, sia dal punto di vista legale, nell’individuazione dei quantitativi di emissioni generate dai settori industriali di tutti i Paesi extracomunitari (quantitativi che dovrebbero costituire la base di partenza per l’estensione del sistema);

2. introduzione di una Border Adjustment Tax (BAT) ai prodotti che entrano nell’Unione Europea, tassa calcolata sul contenuto di carbonio eccedente un benchmark di riferimento costituito dal corrispondente prodotto Europeo:

pro – è molto precisa perché basata sul contenuto di CO2 nell’intero ciclo di vita del prodotto, misurato tramite metodologie come LCA o Carbon Footprint;

contro – non è semplice tradurre in provvedimenti i risultati di analisi complesse e multidisciplinari come LCA e Carbon Footprint inoltre, le decisioni dell'UE in materia fiscale richiedono il consenso unanime di tutti i governi dei Paesi membri

3. introduzione dell’Imposta sul Carbonio Aggiunto (ICA), uno schema fiscale simile all’IVA che attribuisce a ciascun bene o servizio (prodotto internamente o importato) le emissioni standard di CO2 associate all’energia consumata (energia elettrica, termica e trasporti) nel suo processo di produzione e distribuzione:

pro – è un meccanismo meno complesso rispetto alla BAT perché basato solamente sulle emissioni legate ai consumi diretti di energia nella produzione e distribuzione del bene (non alle emissioni nell’intero ciclo di vita);

contro – come per la BAT, si tratta di una misura fiscale su cui è richiesto il consenso unanime di tutti i Paesi membri; inoltre, esiste il rischio concreto di frodi connesso alle certificazioni sull’energia verde impiegata che i singoli produttori extracomunitari potrebbero esibire al fine di pagare un’imposta ridotta; infine richiede un coinvolgimento di tutti gli attori delle singole filiere produttive, con un aggravio amministrativo non trascurabile.

Idrogeno verde, una soluzione per l'energia del futuro. Ma oggi è ancora troppo caro

L'obiettivo crescita sostenibile è raggiungibile attraverso l'utilizzo dell'idrogeno verde. Ma al momento... Leggi


Bonus elettrodomestici green, spunta il nuovo contributo per rendere la casa più efficiente

Il governo ha allo studio l'introduzione di un nuovo bonus elettrodomestici, che... Leggi

Potrebbe interessarti


Prodotti
Arriva il cemento con emissioni nette di carbonio azzerate

Heidelberg Materials presenta evoZero®, il primo cemento che grazie alla tecnologia CCS...

Iscriviti alla newsletter di Build News

Rimani aggiornato sulle ultime novità in campo di efficienza energetica e sostenibilità edile

Iscriviti

I più letti sull'argomento


Il parere di... copertina articolo
Scarico fumi a parete e distanze minime, quali strumenti per difendersi?

Associazione Marcopolo (polizia locale): contro il vicino di casa incurante e irrispettoso...

Il parere di... copertina articolo
Ozono e Covid-19: attenti alle fake news

L’ozono generato in situ per l'igienizzazione delle superfici comporta dei rischi e...

Dello stesso autore