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Emissioni da F-gas: il report di Legambiente

In Italia gli HFC sono gli unici gas che continuano a far registrare un aumento della loro concentrazione in atmosfera, pari al 4,4% delle emissioni nazionali di gas fluorurati

giovedì 2 dicembre 2021 - Redazione Build News

f-gas

Dopo la CO2, i gas che alimentano le apparecchiature di condizionamento e di refrigerazione sono tra quelli che più incidono sulle emissioni di gas serra in atmosfera.

Come fotografa il Report “Rinfreschiamoci senza riscaldare il Pianeta 4.0 – I refrigeranti e il clima secondo Legambiente”, il funzionamento di queste apparecchiature è possibile grazie all’uso di miscele di gas fluorurati (detti anche F-gas), i più comuni dei quali sono gli HFC, responsabili da soli di oltre il 90% delle emissioni totali di fluorurati nell’UE. I fluorurati sono i gas da cui siamo “circondati” nella nostra vita quotidiana e tra le sostanze chimiche persistenti e spesso climalteranti; possono avere una lunga vita in atmosfera e sono definiti il tipo di gas serra più potente e duraturo emesso dalle attività umane.

Nonostante l’entrata in vigore del regolamento europeo (517/2014) che prevede la riduzione delle emissioni da F-gas di due terzi entro il 2030 per tutti gli Stati membri e la loro sostituzione con altre sostanze come i refrigeranti naturali, in Italia gli HFC sono gli unici gas che continuano a far registrare un aumento della loro concentrazione in atmosfera, pari al 4,4% delle emissioni nazionali di gas fluorurati. Utilizzati comunemente nelle apparecchiature di refrigerazione, in casa come al supermercato, e in quelle di condizionamento delle nostre abitazioni e automobili, gli HFC contribuiscono in misura preponderante all’effetto serra vista la loro capacità climalterante da 2.000 a 23.000 volte superiore a quella della CO2.

I DATI DEL DOSSIER. Se dopo l’entrata in vigore del 517/2014 molti Paesi hanno registrato una progressiva riduzione delle emissioni di F-gas, come la Spagna (-62%), la Francia (-22%) e il Regno Unito (-6%), così non può dirsi per l’Italia. Il nostro Paese è infatti diventato la nazione che più contribuisce – con ben il 17% delle emissioni dovute a refrigerazione e aria condizionata – alla diffusione degli F-gas a livello europeo, seguita a ruota da Francia (16%), Regno Unito (12%) e Germania (10%). Un primato poco ragguardevole, cui si aggiunge anche quello nelle emissioni legate alla refrigerazione commerciale (26%).

Una situazione destinata a complicarsi in quanto le apparecchiature che utilizzano queste sostanze chimiche persistenti, e spesso climalteranti, giocheranno un ruolo sempre più strategico nelle nostre vite: con le temperature elevate e l’umidità si prevede infatti che, entro il 2050, nel mondo due terzi delle famiglie potrebbero dotarsi di un condizionatore d’aria, portando il loro numero complessivo dagli attuali 1,6 a 5,6 miliardi (+250%). Inoltre, a preoccupare è la fotografia offerta dal rapporto Ecomafia 2021 di Legambiente che vede l’Italia al centro dei flussi illegali di gas refrigeranti introdotti in Europa, provenienti soprattutto dai corridoi dell’est.

È evidente che nel nostro Paese qualcosa nell’applicazione del regolamento europeo non ha funzionato – dichiara Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – Occorre un cambio di rotta immediato con una revisione del Regolamento EU 517/2014. Necessario pensare alla sostituzione degli F-gas con refrigeranti naturali, puntando ad una maggior efficienza della filiera del recupero e della valorizzazione dei refrigeranti di scarto, coniugando la necessità di protezione dell’ambiente e di mitigazione della crisi climatica con l’opportunità economica di un settore oggi sempre più importante.

CONTRASTO AGLI F-GAS: LE AZIONI PRIORITARIE. Secondo Legambiente è necessario anzitutto far comprendere l’elevato impatto ambientale di queste sostanze e le corrette modalità di gestione attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione, sia tra gli utilizzatori degli impianti/cittadini, sia tra gli installatori/manutentori. Importante è prevedere sistemi di incentivazione/agevolazione per ridurre gli elevati costi di gestione del refrigerante a fine vita che oggi scoraggiano l’adozione delle prassi corrette di recupero e smaltimento; incentivare la formazione obbligatoria dei tecnici non solo verso i gas sottoposti a patentino F-gas, ma anche verso le alternative a gas naturali (CO2, ammoniaca e Hc); potenziare il sistema dei controlli e delle sanzioni per contrastare la crescente illegalità ambientale nel settore. Segue l’esigenza di accompagnare la revisione del Nuovo Regolamento Europeo sugli F-gas a livello istituzionale (Commissione EU, Camera, Senato, MiTE), adottando obiettivi e standard ambiziosi che permettano la decarbonizzazione del settore nel più breve tempo possibile; l’istituzione di un tavolo di lavoro permanente sulla sostenibilità del settore della refrigerazione e condizionamento; l’inserimento nel Green Public Procurement di misure sui temi della refrigerazione e condizionamento green, con specifiche che riguardino non solo l’efficienza energetica degli impianti, ma anche la tipologia di gas da utilizzare. Infine, la necessità della creazione di un Consorzio per il recupero e il trattamento di tali tipologie di gas, fornendo supporto ai manutentori/installatori, ed evitando la loro dispersione in atmosfera.

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