Tecnologie innovative

Ambiente, modello innovativo individua le cause dell’erosione delle coste

Messo a punto dai ricercatori Cnr, ENEA e Università di Cagliari e di Sassari il modello consente di evidenziare le cause dell’erosione costiera e l’evoluzione delle spiagge

martedì 30 maggio 2023 - Franco Metta

10stintino

È senza dubbio una delle spiagge più belle e pittoresche della Sardegna, da 30 anni interessata da una crescente erosione e sempre più colpita dagli effetti del cambiamento climatico. Stiamo parlando della spiaggia di Stintino, La Pelosa, antistante lo stretto degli Asinelli che separa il mare della Sardegna dal Golfo dell’Asinara. Il suo fondale è caratterizzato da una complessa e intrecciata distribuzione di rocce, sabbia, prateria di Posidonia oceanica e mutevoli sistemi di dune sottomarine.

Un team di ricercatori Cnr, ENEA e Università di Cagliari e di Sassari ha voluto indagare in particolare sulle cause di erosione della spiaggia di Stintino, partendo dal fatto che lo studio sugli stretti e le aree costiere si è focalizzato sul Mediterraneo ritenuta regione rappresentativa di quello che succede su scala globale e dove i cambiamenti climatici impattano con effetti amplificati.

È stato così sviluppato un modello innovativo per comprendere la circolazione marina, in particolare del Mediterraneo, e individuare le cause dell’erosione costiera e l’evoluzione delle spiagge.

CAUSE DELL’EROSIONE DELLA SPIAGGIA

Nello specifico, lo studio della circolazione delle correnti ha rivelato la causa dell’erosione della spiaggia di Stintino: in pratica la sua estensione e la sua forma variano in base all’innalzamento del livello del mare, alla prateria sottomarina di Posidonia, ma anche al regime dei venti. Quest’ultimo può generare la perdita di sabbia dalla spiaggia quando i granelli vengono trasportati a ovest, verso un canalone che li fa depositare a profondità di 15-30 m, da dove poi non riescono più a risalire. La particolarità del modello messo a punto sta nel fatto di combinare analisi del vento e del moto ondoso, indagini subacquee, sensoristica, interpretazioni di foto aeree, ma anche scansioni del fondale con prospezioni geofisiche (come Side Scan Sonar, Sub Bottom Profiler e Multi Beam) e implementazione di modelli numerici ad alta risoluzione. Oltre alla comprensione del comportamento degli stretti marini, vere e proprie ‘vie d’acqua’ che mettono in collegamento diversi bacini, il modello consente anche di studiare la circolazione dei sedimenti in condizioni di basse oscillazioni di marea dove il regime dei venti, mutevole per effetto dei cambiamenti climatici, è il primo responsabile delle dinamiche ambientali.

Grazie a questo approccio metodologico i ricercatori hanno ricostruito la ‘storia evolutiva’ di questo ambiente molto particolare e potranno contribuire alla riqualificazione ambientale del sistema spiaggia-duna di Stintino.

“Si tratta di un modello concettuale generale – spiega Sergio Cappucci dell’ENEA - replicabile in altri contesti, basato su dati attuali, che aiuta a comprendere cosa raccontano le rocce formate in ambienti costieri analoghi, come anche in altri stretti, vedi quello di Messina”.

Lo studio del modello è stato pubblicato in un volume speciale della rivista internazionale Geological Society Publications.

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