Il presidente dell’ENEA, Federico Testa, si è dimesso dalla guida dell’Agenzia. Lo ha comunicato con una lettera al Ministro della Transizione Cingolani, citando come causa delle dimissioni “problemi personali” che gli impediscono di “garantire il livello di impegno avuto in questi anni”. “Non ho preso questa decisione con leggerezza, ma per il rispetto che vi devo, non voglio e non posso svolgere un ruolo così importante in modo non coerente con il mio senso di responsabilità”, ha scritto Testa ai colleghi.
Gli anni trascorsi in ENEA sono stati di crescita non solo professionale ma anche personale; porto con me tanti bei ricordi e la consapevolezza di aver instaurato non solo dei proficui rapporti lavorativi ma anche, con alcuni di voi, di sincera amicizia. Mai come in quest’ultimo periodo l’ENEA ha acquisito un ruolo centrale sulle tematiche della sostenibilità, dell’energia, della ricerca, e il “merito” di tutto ciò non può che essere ascritto a tutti quei colleghi che quotidianamente, con il loro instancabile impegno, danno lustro alla nostra Agenzia. E sono queste le persone, che prima di ogni altra cosa, voglio ringraziare, coloro cioè che in questi anni si “sono messi in gioco” e hanno contribuito concretamente al rilancio di ENEA.
Ex deputato nelle legislature XV e XVI, Testa è stato direttore del dipartimento di Economia aziendale dell’Università di Verona e nominato prima Commissario, nel 2014, e poi presidente dell’ENEA l’anno successivo.
“Quanto all’augurio – continua nella propria lettera – credo che in questi anni si sia lavorato intensamente per migliorare le relazioni di ENEA con i propri stakeholders, moltiplicando gli accordi di programma, le commesse di ricerca, le possibilità di interlocuzione…. Credo che questa sia la strada su cui insistere: ENEA ha una sua peculiarità ed una sua abilità nel trasferimento di competenze alla pubblica amministrazione, alle imprese, ai cittadini, e tutti ce la riconoscono. Personalmente (ma sono consapevole esistono idee diverse, assolutamente legittime) ritengo sarebbe un errore fare passi indietro, vagheggiando il ritorno ad un ente dedicato solo alla ricerca e non anche al trasferimento della stessa ed ai servizi, laddove oggi le stesse Università stanno scoprendo l’importanza della terza missione. Quindi centri di eccellenza e ricerca certamente, ma aperti e permeabili alle esigenze della società che ci circonda, per rafforzare un ruolo che oggi ci è indubbiamente riconosciuto”.
Le polemiche su ENEA Tech
Di recente, l’Agenzia è stata al centro dell’attenzione per i cambiamenti apportati dal Decreto Sostegni bis a ENEA Tech, la Fondazione a cui il precedente governo aveva affidato il fondo per il trasferimento tecnologico (previsto dal Decreto Rilancio), con una dotazione da 500 milioni di euro per puntare su ricerca e sviluppo, startup e PMI innovative. Il nuovo esecutivo di fatto ha rivoluzionato la Fondazione, che diventa ENEA Biomedical Tech e dovrà occuparsi di ricerca, sviluppo e produzione di nuovi farmaci e vaccino, con 200 milioni stanziati appunto dal Decreto Sostegni bis — non è chiaro, però, il destino dei 500 milioni stanziati in precedenza.
Secondo le indiscrezioni circolate sulla stampa, il cambiamento non è stato accolto bene da ENEA Tech: sarebbe stata una “doccia fredda” inaspettata, a breve distanza da una call lanciata da ENEA Tech a febbraio per idee di impresa e progetti innovativi in alcuni settori chiave dell’innovazione tecnologica. La polemica si è trasferita sul piano politico, e in sede di conversione del Decreto Sostegni bis è spuntato un emendamento, a firma di Stefano Patuanelli, che punterebbe a ripristinare lo status quo precedente, ripristinando il nome ENEA Tech e lasciando intatta la dirigenza della Fondazione.
Non è chiaro se le dimissioni di Federico Testa possano avere un legame con la vicenda ENEA Tech – lo stesso Testa, in quanto presidente ENEA, sedeva nel Consiglio della Fondazione, diventata operativa ufficialmente a novembre 2020.