“Non ci può essere una tecnologia efficiente e sostenibile se non è alimentata da biomassa a sua volta sostenibile, per questo abbiamo deciso di dedicare a questo tema l’Assemblea Annuale. Siamo consapevoli che le prospettive di sviluppo del settore dell’energia da biomasse non possono prescindere dalla sostenibilità dei biocombustibili e dalle emissioni prodotte dal processo di combustione. È una sfida che intendiamo accettare e che intendiamo vincere”.
Lo ha detto Domenico Brugnoni, presidente di Aiel (Associazione Italiana Energie Agroforestali), nel corso dell'Assemblea Annuale dei soci.
NASCE BIOMASSPLUS. Per dare «gambe» al principio delle sostenibilità, il direttore generale di Aiel, Marino Berton, ha annunciato in anteprima nazionale la nascita del nuovo schema di certificazione per il cippato e la legna da ardere: BiomassPlus, che si baserà su tre principi cardine:
- tracciabilità della biomassa, che dovrà avere origine documentata e legale (Reg. EUTR 995/2010 – Timber Regulation) e che dovrà essere documentata lungo tutta la filiera del prodotto con un codice identificativo ID del produttore (PIT 00X) o distributore certificato (DIT 00X) e con l’etichettatura del prodotto;
- sostenibilità ambientale: il produttore/distributore certificato dovrà garantire che l’utilizzo della biomassa assicuri una riduzione media complessiva del 70% delle emissioni dei Gas a Effetto Serra (GHG) rispetto all’utilizzo di gas naturale;
- qualità di prodotto (Norma ISO 17225), dell’impianto (requisiti strutturali), del processo (sistema di gestione qualità).
Già alcune aziende associate ad Aiel hanno attivato il percorso per ottenere questa certificazione.
CERTIFICAZIONE ENPLUS. Accanto a BiomassPlus, rinsalda la sua posizione la certificazione ENplus, il principale schema di certificazione a livello europeo e mondiale del pellet, i cui tre cardini principali sono: la qualità del combustibile, la qualità del conferimento e la sostenibilità. Per quanto riguarda quest’ultimo punto i produttori certificati di pellet ENplus sono tenuti a documentare l'origine e la quantità di materia prima certificata e la catena di custodia. In prospettiva i requisiti di sostenibilità saranno progressivamente resi più restrittivi fino ad avviare una completa integrazione fra ENplus e gli schemi di certificazione forestale FSC, PEFC, e di sostenibilità SBP che risulteranno obbligatori.
MANIFESTO PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE DEL SETTORE LEGNO-ENERGIA. “Nel 2011 AIEL si è strutturata nei Gruppi di Filiera – prosegue Berton – e ha tracciato il Manifesto per lo sviluppo sostenibile del settore legno-energia, il nostro AIEL-WAY esprime un modello di filiera sostenibile dal bosco al camino, condiviso e sottoscritto da tutti i soci. Questo modo di concepire lo sviluppo del settore legno-energia ha conquistato via via nuovi consensi e nuove energie ed è sempre più attuale. Crediamo nella valorizzazione energetica delle biomasse in sintonia con una gestione forestale responsabile e con tecnologie di conversione energetica efficienti soprattutto nella scala domestica, nel teleriscaldamento, nella minicogenerazione ad alta efficienza”.
LE CONDIZIONI PER FAVORIRE LA RIPRESA DI UNA GESTIONE FORESTALE ATTIVA. Senza una vera strategia forestale per il nostro Paese la valorizzazione energetica delle biomasse non potrà avere futuro. Ma la filiera foresta-legno-energia i numeri li ha tutti. Le condizioni per favorire la ripresa di una gestione forestale attiva le ha spiegate Davide Pettenella del Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali (Tesaf) dell’Università di Padova: “Gestione forestale attiva significa: mobilizzare l’offerta interna, orientandola verso prodotti a maggior valore aggiunto, aumentare l’offerta di tondame industriale, incrementare la disponibilità di scarti e cascami impiegabili a fini energetici in una logica a cascata”. Ma come si traduce ciò nei fatti? In Europa, dove il comparto della prima lavorazione del legno ha dimensioni molto grandi rispetto a quello italiano, basti ricordare come solo la decima più grande segheria europea lavori più tonnellate di tutto il comparto italiano messo assieme, sono in atto due cambiamenti strutturali del mercato: la diminuzione dell’impiego di fibre vergini a uso cartario e la conseguente crescita dei consumi di biomasse a fini energetici; i grandi complessi industriali, capital intensive, hanno legami sempre più labili con il territorio per quanto riguarda l’acquisizione delle materie prime. A ciò si aggiunge un parallelo indebolimento del potere di mercato dei produttori di materie prime.
IL SETTORE FORESTALE IN ITALIA. E in Italia? Il settore forestale nazionale gode di un primato negativo: un prelievo medio a ettaro molto al di sotto della media europea (0,6 m3/ha contro i 2,41 m3/ha dell’Ue). Ma è davvero «povero» il bosco italiano? “È una generalizzazione pericolosa – spiega Pettenella - perché in Italia le tipologie di bosco sono molto varie, dalle parcelle più produttive a quelle abbandonate totalmente improduttive. In 50 anni è raddoppiata la superficie forestale e si è dimezzato il valore della produzione; ma negli ultimi 10 anni a fronte di prelievi totali in lenta diminuzione, la legna da ardere ha assunto un ruolo sempre maggiore arrivando a rappresentare il 69% della produzione totale e anche le importazioni di legna da ardere sono cresciute arrivando a circa 750.000 t nel 2011 (a fronte di circa 100.000 t nel 1995)”.
Quello delineato quindi è un quadro esattamente opposto di un approccio a cascata che deve essere invece riattivato attraverso la wood mobilisation. Questo senza contare i problemi legati alla sottovalutazione dei prelievi che comprendono un’economia informale (illegale) non stimata e un Istat latitante sul tema.
Ma le aziende di AIEL associate al Gruppo Produttori Professionali di Biomasse sono la prova che una via diversa è percorribile. Se il potenziale di produzione interna non valorizzato è molto significativo, soprattutto in termini di legname da industria e quindi, a cascata, di residui per energia e pannelli, nella filiera delle biomasse si stanno evidenziando delle capacità d’impresa avanzate, come ditte boschive qualificate, ben attrezzate, piattaforme di concentrazione del legname, accordi contrattuali innovativi, a dimostrazione di un processo di modernizzazione del settore. E la valorizzazione del capitale naturale con innovazioni tecnologiche significa anche sviluppo sociale e corretto legame con il territorio: piccole-medie imprese basate su un utilizzo a cascata ed energeticamente efficiente (energia termica, cogenerazione) delle risorse locali.
IL MERCATO STATUNITENSE. A portare un esempio significativo di filiera sostenibile nella produzione di biomassa legnosa è stato invitato all’Assemblea di AIEL Seth Ginther, direttore esecutivo di Usipa, U.S. Industrial Pellet Association. Usipa rappresenta diverse tipologie di produttori americani, molti dei quali hanno sviluppato importanti relazioni con il mercato europeo.
L’aumento di produzione di pellet negli Stati Uniti è collegato al calo della produzione industriale della carta, la cui materia prima può quindi essere destinata ai pellettifici: dai circa 300 milioni di tonnellate del 1995 di legno da carta a poco meno di 260 milioni di tonnellate del 2011 (-14% circa). Ma al di là di una dimensione del comparto molto diverso da quello italiano della produzione di pellet, al centro dell’interesse sono le regole che si è dato il settore in tema di trasparenza e legalità della materia prima congiunte alla protezione ambientale nel corso delle operazioni selvicolturali: Clean Water Act (legge a tutela delle acque), Endangered Species Act (legge a tutela delle specie in pericolo), Lacey Act (legge che proibisce il commercio di animali, pesci e piante che sono stati posseduti, trasportati o venduti illegalmente).
Inoltre lo Stato della Virginia ha sviluppato e applicato il Best Management Practices che assicura che le operazioni in bosco non provocano danni alla qualità dell’acqua e non distruggono habitat sensibili.