Una giovane impresa trentina è sbarcata a Berkeley, San Francisco, California. Ma niente hi-tech e computer. Niente siti per ordinare pizza dal cellulare o conoscere sconosciuti tramite algoritmi innovativi. Energy, questo il nome della compagnia italiana, con sede a Rovereto presso Progetto Manifattura, hub della green economy, sbarca nel cuore del mondo IT con un progetto rivoluzionario, l’energy of things, per cambiare il mondo dell’energia.
"L’energia delle cose" (Energy of Things), è un nuovo modo di concepire i sistemi energetici a livello domestico, di quartiere e industriale, in modo che qualsiasi tecnologia si parli e si scambi informazioni su come ottimizzare i consumi, i risparmi, gli accumuli e la produzione energetica. «E’ un modello integrato dove il pannello parla con la batteria, che parla con il frigo e con il sistema di gestione domotica», spiega Davide Tinazzi, CEO di ENERGY e EOT Solutions. «Tutti i grandi elettrodomestici e componenti di co-generazione comunicano tra di loro per massimizzare il risparmio energetico e ottimizzare comfort, funzionalità domotica e lunga durata dei materiali».
NUOVO MODO DI CONCEPIRE I SISTEMI ENERGETICI. In questo modo, come il flusso di informazione dell’internet delle cose permette una gestione digitale e remota, così il sistema si potrà regolare usando ogni elemento di arrendamento o di consumo, dall’auto all’inverter, dalle batterie domestiche ai pannelli fotovoltaici ed essere controllato da remoto.
«Pensare semplicemente all’accumulo senza comprendere come far dialogare in maniera integrata è come fare un passo zoppo. Si avanza certo, ma di poco. Noi crediamo che l’energy of things costituisce un vero, grande, balzo in avanti», continua Davide Tinazzi.
EOT SOLUTIONS. Non a caso la società sussidiaria californiana si chiamerà proprio EOT Solutions, dove EOT è l’acronimo di Energy of Things. «Come facciamo in Italia e altri mercati dove siamo attivi con ENERGY, in USA la compagnia EOT adatterà le soluzioni di Energy al mercato americano, portandoli ad un livello di sviluppo ancora superiore. E’ già operativo in California personale italiano e statunitense di straordinario livello».
Perché in California, nel cuore tecnologico d’America? «Qua i prodotti di qualità avanzata vanno forte e il Made in Italy ha un rispetto e un apprezzamento di cui spesso ci dimentichiamo. Basta saperlo adattare in una chiave “local” dove il know how comprende i sistemi americani e si adatta agilmente, siano essi standard, formati o tecnologie adottate, sperso diverse da quelle in voga da questa parte dell’Atlantico. Inoltre, normalmente il cliente è molto più aperto alle soluzioni innovative proposte da una start-up, mentre in Italia si percepisce un po’ più di cautela, nonostante i prodotti abbiano tutte le certificazioni che ne dimostrano il valore», conclude Tinazzi.