Coordinare il Codice degli Appalti con le norme sull'equo compenso sulla carta potrebbe essere fattibile. Almeno questo è quello che ritiene Matteo Salvini, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che, intervenendo nel corso dell’assemblea nazionale dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance) ha affermato che è già pronto un tavolo per le migliorie. E che dovrebbe prendere il via proprio oggi 25 giugno 2024.
Sono diversi i dubbi che sono stati sollevati dalle associazioni di categoria, le quali hanno puntato il dito contro il Codice degliAppalti. La nuova normativa, entrata in vigore da un annetto scarso, renderebbe in parte non attuabili le norme sull'equo compenso. L’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, ha sollevato alcuni dubbi sull'opportunità di scegliere se applicare l’equo compenso alle gare per affidare i servizi di ingegneria e architettura. Questo è il motivo per il quale Matteo Salvini ha deciso di avviare il tavolo per le migliorie, che, in realtà, costituisce a tutti gli effetti una Cabina di regia istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il cui scopo è quello di valutare se sia necessario apportare dei correttivi al Codice degli Appalti, introducendo dei chiarimenti sull’equo compenso.
Codice degli Appalti ed equo compenso, i dubbi degli operatori
Da un anno a questa parte il Codice degli Appalti e la norma sull’equo compenso sono entrati in vigore. Lo scorso 20 maggio 2023, dopo un confronto durato diversi anni, è entrata ufficialmente in vigore la Legge n. 49/2003: la normativa ha ufficializzato il diritto ad ottenere un compenso che sia proporzionato alla qualità e alla quantità del lavoro che è stato effettuato. La norma, tra l’altro, ha reso nulli tutti i contratti che fossero stati sottoscritti in violazione di questo principio.
Il Codice degli Appalti, invece, è entrato in vigore il 1° luglio 2023. Fin da subito gli addetti ai lavori hanno messo in evidenza alcuni punti di frizione con le norme sull’equo compenso. A destare le maggiori preoccupazioni è la riduzione dei livelli di progettazione, che ha determinato la necessità di aggiornare il Decreto Parametri. Ma non solo: non è piaciuta la possibilità di affidare incarichi a titolo gratuito nel momento in cui si fossero presentati dei casi eccezionali. Ma soprattutto andando in deroga al più ampio divieto di realizzare delle opere intellettuali a titolo gratuito.
Fin dal primo momento i tecnici professionisti hanno sollecitato un confronto con il Governo, chiedendo che venissero adottati dei correttivi tali da evitare delle zone d’ombra nell’applicazione delle due norme. L’Anac, nel corso del mese di marzo 2024, ha sottolineato come il quadro normativo risulta essere poco chiaro. Stando alle regole in vigore in questo momento, l’applicazione dell’equo compenso potrebbe sembrare più una scelta discrezionale che un vero e proprio obbligo per le parti.
Tullio Ferrante, Sottosegretario di Stato alle Infrastrutture e Trasporti, ha preso posizione spiegando che nel corso della prossima riunione della Cabina di regia, la questione sarebbe stata affrontata. A questo punto con la riunione della Cabina di regia prevista per oggi, 25 giugno 2024, potrebbe aver inizio l'iter di revisione del Codice degli Appalti che, almeno sulla carta, dovrebbe rendere più chiara l’applicazione delle varie regole.
Gli affidamenti a titolo gratuito
Il Codice degli Appalti permette di affidare determinati incarichi a titolo gratuito. O, in alternativa, permette di escludere dalla disciplina degli appalti pubblici alcuni contratti. Questa possibilità, ad ogni modo, non permette che gli affidamenti vengano affidati in maniera arbitraria.
Secondo l’Anac, nel momento in cui vengono effettuati degli affidamenti a titolo gratuito, è necessario applicare i principi generali che regolano l’operato delle stazioni appaltanti nel settore pubblico.
“La stazione appaltante è, pertanto, tenuta a esplicitare le ragioni dell’affidamento e a dare conto delle verifiche effettuate ex ante sui requisiti che attengono alle qualità del soggetto affidatario e alla validità del servizio offerto - sottolinea l’Anac -. La non assoggettabilità al Codice dei contratti gratuiti comporta l’impossibilità di applicare direttamente le regole della trasparenza”.