Soddisfatti dell’accelerazione che la Proposta di legge 3179 “Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali” ha avuto, segno di una maggiore sensibilità e diverso approccio che la politica sta avendo nei confronti del mondo delle libere professioni.
Questo il giudizio espresso dal Conaf (Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali) al dibattito alla Camera che interessa il cosiddetto “equo compenso”, previsto per remunerare i professionisti.
La convergenza e la sintesi di più testi in un’unica proposta, che in Commissione Giustizia della Camera ha trovato l’accordo unanime delle forze politiche, fa auspicare in una visione in cui i professionisti riaffermano il ruolo di sussidiarietà rispetto alla pubblica amministrazione.
La discussione alla Camera, al momento, fa ben sperare, anche se alla politica il Conaf chiede uno sforzo aggiuntivo: bisogna eliminare qualsiasi riferimento alle caratteristiche del committente, né grande né forte, affinché questo non diventi un boomerang nell’applicazione della normativa. E infine c’è da rendere automaticamente applicabile l’equo compenso ai lavori pubblici, anche quando il committente è privato, come sancito anche dall’art. 2233 del Codice civile: “La misura del compenso deve essere adeguata all’importanza dell’opera e al decoro della professione.” Questo perché i professionisti ricevono incarichi non solo da “grandi” committenti, ma anche da clienti meno strutturati. In questo secondo caso, che riguarda molti incarichi professionali, l’applicazione dell’equo compenso sarebbe invalidata.
Come ricorda il Conaf, infatti, la committenza tipo per dottori agronomi e forestali non è più solo quella del tessuto imprenditoriale del settore primario, ma crescono quotidianamente consulenze di progettazione territoriale per lavori pubblici e privati, consulenze estimative a banche e società, consulenze di pianificazione forestale e progettazione di verde pubblico.
Il ruolo dei professionisti è fondamentale per la crescita dell’Italia e da tempo oramai lo stanno dimostrando su molteplici fronti, la prestazione d’opera intellettuale deve essere salvaguardata e remunerata in modo congruo alla quantità e qualità della attività prestata. Il Consiglio Nazionale si impegnerà nel sensibilizzare a tutti i livelli istituzionali tale aspetto.
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