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Equo compenso, il Cni all'Antitrust: “Libera concorrenza senza regole penalizza i professionisti”

Stella (Confprofessioni): una remunerazione adeguata non significa reintrodurre i minimi tariffari, ma correggere le distorsioni del mercato dei servizi professionali

martedì 28 novembre 2017 - Redazione Build News

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“Ci stiamo battendo per ottenere il riconoscimento di un diritto e stavolta la politica è stata ad ascoltarci. L'Antitrust ci ha dato una bacchettata, sostenendo che l’equo compenso viola la libera concorrenza. Noi diciamo che una libera concorrenza senza regole penalizza i professionisti, soprattutto quelli giovani".

Queste le parole di Armando Zambrano, Presidente del CNI, che, nell’ambito dei lavori di apertura della prima giornata del World Engineering Forum 2017, è tornato sul tema dell’equo compenso, il cui allargamento a tutti i professionisti è stato recentemente inserito all’interno del Decreto discale all’esame del Parlamento.

Nell’occasione, Zambrano ha dato appuntamento all’evento “Equo compenso: un diritto”, organizzato congiuntamente da RPT e CUP e in programma giovedì mattina a Roma presso il teatro Brancaccio.

IL PARERE DELL'ANTITRUST. Ricordiamo che in una segnalazione ai presidenti della Camera e del Senato e al premier, pubblicata ieri, l'Antitrust ha bocciato introduzione nel decreto fiscale dell'equo compenso per tutte le professioni, in quanto sarebbe “idonea a ostacolare il processo competitivo e sembra segnare un’inversione di tendenza, vanificando anche le riforme pro-concorrenziali recentemente introdotte” - LEGGI TUTTO.

CONFPROFESSIONI: L'ANTITRUST SI È FERMATA AL SECOLO SCORSO. Secondo il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, la posizione dell'Antitrust contro l'equo compenso per i liberi professionisti “conferma ancora una volta come l'Autorità garante sia rimasta ferma al secolo scorso. Il principio di una remunerazione adeguata di una prestazione professionale nei confronti di grandi committenti e della Pubblica Amministrazione non ha nulla a che fare con i minimi tariffari e non rappresenta alcuno ostacolo alla concorrenza”.

“Contrariamente a quanto sostiene l'Agcm, l'equo compenso non fissa dei minimi inderogabili, ma interviene laddove esiste uno squilibrio nei rapporti di forza contrattuale tra il professionista e committenti forti, quali banche, assicurazioni e P.A”, afferma Stella. “Nessuna restrizione alla libera concorrenza, quindi, semmai uno strumento necessario per correggere quelle distorsioni nel mercato dei servizi professionali che autorizzano, per esempio, le amministrazioni locali a pubblicare bandi che pretendono un compenso simbolico, un euro, per prestazioni complesse e onerose”.

“Molto discutibile anche la tesi dell'Agcm secondo cui l'introduzione di un equo compenso danneggerebbe i professionisti più giovani”, incalza Stella. “Dati alla mano, dieci anni di deregulation selvaggia hanno colpito proprio le fasce professionali più giovani, i cui redditi medi si attestano tra i 17 mila e 24 mila euro annui. Se guardiamo in faccia la realtà il processo di liberalizzazione delle professioni, sbandierato come una conquista dal Garante, ha di fatto creato nuove forme di “precariato” tra i giovani professionisti, calpestando ogni diritto dei lavoratori autonomi, a cominciare dal principio costituzionale che sancisce il diritto di ogni lavoratore ad avere una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del proprio lavoro”.

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