Il gravissimo incidente sul lavoro alla centrale idroelettrica elettrica di Bargi, nei pressi del bacino artificiale di Suviana sull’Appennino bolognese, che ha causato al momento tre morti, cinque feriti gravi e quattro dispersi, sarebbe stato provocato, secondo le prime ipotesi, da un incendio nell’area turbine/trasformatori e dall’esplosione di una turbina. Agli inquirenti naturalmente spetterà il difficile compito di capire l’esatta dinamica e ricostruire anche la sequenza temporale, magari anche grazie alle testimonianze dei sopravvissuti.
Di certo si sa che l’esplosione, avvenuta al piano -8, ha causato l’allagamento a partire dal piano sottostante, a una profondità di circa 40 metri, rendendo particolarmente difficili le operazioni di ricerca e soccorso delle vittime da parte dei Vigili del fuoco che si trovano ad operare in ambienti invasi dall’acqua.
Al momento in cui è avvenuto l'incidente, era in corso il collaudo del secondo gruppo di generazione riferisce Enel Green Power. Il collaudo del primo gruppo di generazione era terminato nei giorni scorsi. Erano inoltre in corso lavori di efficientamento che Enel Green Power aveva contrattualizzato con tre aziende primarie, Siemens, ABB e Voith.
A seguito dell’evento Enel Green Power, che sta collaborando con le autorità competenti preposte all’accertamento dei fatti, dichiara di avere:
“tempestivamente attivato tutte le necessarie misure di sicurezza come da procedure interne per garantire il corretto svolgimento delle procedure di evacuazione a tutela del proprio personale”. Di conseguenza la produzione nell’impianto “è stata fermata, senza causare alcun impatto sulla fornitura del servizio elettrico a livello locale e nazionale. L’azienda comunica che sta continuando ad operare seguendo tutte le necessarie misure di sicurezza come da procedure interne per garantire l’evacuazione del proprio personale”. L’amministratore delegato di Enel Green Power, Salvatore Bernabei, si è recato sul posto per seguire da vicino l’evolversi della situazione.
La centrale idroelettrica di Bargi e la zona del bacino artificiale
La centrale idroelettrica di Bargi è una delle due centrali che si affacciano sul bacino artificiale di Suviana realizzato a partire dagli anni 20 del secolo scorso. La centrale di Bargi risale invece agli anni ’70 e costituisce un impianto di generazione/pompaggio composto da due gruppi di produzione da 165 MW ciascuno per una potenza installata di 330 MW. È il più grande a livello di potenza installata nella regione emiliano-romagnola e ha una funzione rilevante di regolazione, esercizio e gestione della rete elettrica nazionale. La centrale, per tre quarti sommersa, viene alimentata anche dalle acque del bacino del Brasimone attraverso condotte.
Il bacino di Suviana-Brasimone conta anche altri impianti idroelettrici, minori rispetto a Bargi: Suviana da 27 MW, Le Piane da 10 MW, Santa Maria da 6 MW, Le Pioppe da 0,3 MW e Pavana da 0,11 MW per una potenza complessiva di circa 373 MW. Per questa ragione la zona nei dintorni dei due laghi che oggi forma anche un parco regionale, non solo è presa ad esempio di come ambiente ed energia pulita rinnovabile possano convivere, ma è anche divenuta luogo di attrazione turistica per esempio per gite fuoriporta di chi risiede nelle aree metropolitane di Bologna o Firenze.
Centrali idroelettriche fondamentali per la decarbonizzazione
In questi anni, caratterizzati da fenomeni siccitosi, le centrali idroelettriche hanno prodotto un po’ meno energia pulita e rinnovabile, ma il loro ruolo è ancora fondamentale nel percorso di transizione energetica intrapreso.
Le centrali idroelettriche come noto permettono di produrre energia elettrica sfruttando la forza dell’acqua; sono alimentate, quindi, da una fonte di acqua in movimento, proveniente da un fiume o da una diga, la cui forza permette di alimentare le turbine idrauliche che ruotando generano energia meccanica, convertita successivamente in energia elettrica dal generatore elettrico rotante.
Si tratta quindi di centrali che non producono emissioni inquinanti in atmosfera, a differenza delle centrali a carbone o a gas, e nemmeno scorte come le centrali atomiche.
Generalmente una centrale idroelettrica necessita della realizzazione di un’opera di sbarramento, che può essere una diga o una traversa, che intercetta il corso d’acqua formando un serbatoio o un bacino idroelettrico.
Da qui l’acqua viene convogliata in vasche di carico e indirizzata attraverso una serie di condotte verso le turbine idroelettriche, le quali vengono azionate generando energia meccanica. La fase successiva prevede la trasformazione dell’energia meccanica in energia elettrica mediante un alternatore. Prima di raggiungere le linee di trasmissione è necessario ridurre l’intensità della corrente prodotta.