E' cinese il primo padiglione di Expo 2015. La struttura del colosso immobiliare cinese Vanke, che porta la firma di Daniel Libeskind e che è stata realizzata dalla italiana Bodino Engineering di Torino, è stata consegnata ufficialmente nella giornata di ieri.
Ne siamo orgogliosi - ha detto il project manager, Riccardo Fossati alla cerimonia di consegna, alla presenza dell presidente di Vanke, Wang Shi -. Dal punto di vista ingegneristico era di una difficoltà unica. Libeskind lo ha concepito come una grande scultura, abbiamo dovuto produrre pezzo per pezzo". "Abbiamo cominciato i lavori a giugno e siamo riusciti a concludere il lavoro in dieci mesi - ha spiegato Fossati -. E' un record di cui siamo fieri, anche perché i problemi realizzativi sono stati molteplici. Basti pensare che in tutto l'edificio non vi è una sola linea diritta.
Forma sinuosa e composta da 'scaglie'
Sviluppato su una superficie di 1000 mq, nella parte nord dell'asse principale di Expo, chiamato Decumano e non molto distante dal Lago Area e da Piazza Italia, il padiglione ha una forma sinuosa e che sembra avvitarsi su stessa, evocando di fatto la coda di un drago.
Per progettare la struttura, l'archistar si è ispirato a Huan Shan, la Montagna Sacra della Cina. L'ha stilizzata e riprodotta in una struttura ricoperta da 4.200 piastrelle rosse, in grado di cambiare sfumatura e colore a seconda della luce. L'effetto visivo è quello di una copertura "a scaglie" che ricordano le squame di un serpente. L'edificio-scultura ha richiesto la realizzazione di una serie di pezzi unici che andavano di volta in volta assemblati.
Ogni pezzo è stato pensato e ingegnerizzato 'ad hoc', e non credo che fuori dall'Italia vi siano molte manovalanze in grado di farlo- ha sottolineato Fossati, precisando che al progetto hanno lavorato 15 architetti, di cui quattro specialisti in modellazioni in 3D. A completare il lavoro ci hanno poi pensato 30 persone rimaste in cantiere con doppi turni per nove mesi, inclusi i giorni festivi.
Una copertura autopulente e antismog
I materiali utilizzati per la "Montagna Sacra" di Libeskind sono stati, oltre alle 4.200 piastrelle in 'gress' (particolare tipo di ceramica, prodotta in questo caso a Sassuolo), 8.000 mila metri lineari di bambù, 140 tonnellate di ferro, 800 metri quadrati di una particolare resina cementizia. Attivati dalla luce solare, i pannelli permetteranno di trasformare le sostanze inquinanti e le polveri depositate sulla superficie in materiale organico idrosolubile. Basterà, quindi, un po' di pioggia per ripulire il padiglione dalle sostanze inquinanti.
All'interno, una 'foresta virtuale'
All'interno del padiglione prende invece vita invece la narrazione di una storia cinese sotto forma di “foresta virtuale”: uno spazio unico composto da circa 300 schermi installati in modo irregolare dove sarà proiettato un cortometraggio che ritrae momenti di vita delle comunità cinesi, evidenziando il ruolo svolto dallo shitang (che in cinese significa 'mensa') nella quotidianità, e dove si potranno condividere momenti di incontro e di scambio.