CNA Installazione Impianti ha inviato una nota all’AGCOM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) per chiedere un intervento che metta fine alle richieste di pagamento per non meglio identificati “costi di trasferimento,” che alcuni enti di certificazione impongono alle persone e alle imprese certificate che vogliono cambiare ente di certificazione. Si tratta di costi impropri, esplicitati sotto varie voci in “moduli di trasferimento” la cui sottoscrizione integrale viene presentata come condizione necessaria per l’accettazione della domanda di trasferimento.
La certificazione viene rilasciata da appositi organismi di certificazione designati dal Ministero dell’Ambiente, previo accreditamento da parte dell’ente unico nazionale di accreditamento (Accredia). La procedura comporta anche l’approvazione da parte del Ministero stesso di un tariffario, disciplinato dal DPR 146/2018, tra le cui voci non sono in alcun modo previsti costi di trasferimento, mascherati da termini quali “consegna documentazione di trasferimento”, “trasferimento persona verso altro Organismo di certificazione”, “dichiarazione di assenza pendenze” o “costi di backoffice o di segreteria”.
Questi costi, per la loro entità rapportata ai costi complessivi di certificazione – afferma Guido Pesaro, Responsabile Nazionale CNA Installazione Impianti – impediscono di fatto, o rendono quantomeno difficoltoso, il libero passaggio delle certificazioni da un ente all’altro e sono spesso assimilabili a vere e proprie penali per il recesso che non trovano alcuna giustificazione nel tariffario approvato da Ministero e nella legge che invece vuole garantire il libero trasferimento delle certificazioni tra enti accreditati a beneficio dei soggetti certificati.
Il mancato pagamento dei “costi/penali” comporta infatti il rifiuto del trasferimento della documentazione certificativa nei confronti dell’ente di certificazione subentrante, ostacolando il libero passaggio delle certificazioni medesime, che costituisce un diritto garantito dalla legge anche alla luce dei relativi regolamenti attuativi approvati dal Ministero dell’Ambiente.
“Inoltre – prosegue Pesaro – in alcuni casi, vista la totale assenza di una base legislativa o regolamentare che autorizzi la richiesta di costi per il trasferimento dei certificati, alcuni enti di certificazione subordinano il trasferimento dei certificati medesimi alla sottoscrizione di un nuovo contratto che prevede appositi costi per il trasferimento”.
Tali circostanze stanno creando diverse criticità a chi, persone ed imprese, cui il decreto impone l’obbligo di certificazione, vuole legittimamente cambiare l’organismo di certificazione e che si trova a dover corrispondere agli organismi di certificazione autorizzati, per ottemperare alle prescrizioni di legge, somme non previste, non dovute ed imposte in violazione di qualsiasi requisito legislativo.