Quale è, attualmente, il fabbisogno di laureati in ingegneria in Italia? Le analisi del Centro Studi CNI, elaborate sulla base delle ultime rilevazioni del Sistema Informativo Excelsior, indicano, per il periodo compreso tra giugno e agosto 2018, posizioni aperte per 11.180 ingegneri. Dall’inizio del 2018 le previsioni sulla domanda di ingegneri, da parte del mercato del lavoro, si sono attestate su livelli piuttosto elevati: 20.510 posizioni aperte nei primi tre mesi di questo anno, per poi mantenersi intorno alle 11.000 unità nei trimestri successivi (fig. 1). Questo andamento può essere letto come un elemento positivo, in un mercato del lavoro che, pur timidamente, si rivela più dinamico rispetto agli anni passati.
Tra i laureati, inoltre, gli ingegneri continuano ad essere il secondo gruppo professionale, dopo i laureati in materie economiche, maggiormente richiesto dalle imprese, sia in ambito privato che pubblico. A giugno 2018, su un fabbisogno totale di 46.690 laureati, il 25% riguarda persone con laurea in campo economico ed il 24% riguarda laureati in ingegneria: in valore assoluto, le posizioni aperte per i laureati in economia sono 11.670 e quelle per gli ingegneri sono 11.180. Questo posizionamento non è un’eccezione, ma si ripete da tempo in tutte le rilevazioni.
Abbiamo l’ulteriore conferma – afferma Armando Zambrano, Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri - che il mercato del lavoro ha un crescente bisogno di ingegneri e di molte altre figure tecniche che operano nel campo della progettazione. E’ un trend positivo, forse fragile, ma migliore di quanto accadeva negli anni passati. Esso va incoraggiato e assecondato con politiche chiare, senza scossoni o ribaltamenti di norme passate che generano solo incertezze in un quadro economico segnato da una ripresa fragile come la nostra.
Questa raccomandazione vale ancor più, a mio avviso, se si tiene conto che i dati, guardati in filigrana, rivelano complessità non indifferenti. Francamente fa riflettere, perché sembra ai limiti del paradosso, il fatto che il nostro Paese registra ancora elevati livelli di disoccupazione, soprattutto giovanile, e che nel contempo più della metà delle aziende che cerca un ingegnere (o qualunque altra figura professionale), sembra avere serie difficoltà a trovarlo. C’è qualcosa che non funziona: dobbiamo capire cosa e dobbiamo anche farlo in fretta.
POSIZIONI APERTE. Il maggior numero di posizioni aperte riguarda i laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione (quasi il 40% della domanda di ingegneri a giugno 2018), seguiti dagli ingegneri industriali (26,0%) (fig.2). Questi dati, per molti versi, ben descrivono le attuali dinamiche settoriali del nostro Paese, con una crescita, anche degli investimenti, del comparto legato alle ICT, ai processi di digitalizzazione ed alla gestione e protezione dei dati. In tali ambiti, anche quelli strettamente connessi alla manifattura attraverso il fenomeno della così detta Industria 4.0, la figura dell’ingegnere è strategica, il che sembra essere confermato dall’incremento della domanda rilevato soprattutto negli ultimi due anni.
I dati sulla domanda di lavoro consentono, tuttavia, livelli di approfondimento particolarmente interessanti, rivelando alcune contraddizioni del mercato del lavoro su cui occorre riflettere.
Se gli ingegneri continuano ad essere tra le figure più ricercate in Italia, essi sono anche quelli che le imprese dichiarano di reperire con maggiore difficoltà, soprattutto per il ridotto numero di candidati, più che per inadeguatezza a ricoprire il ruolo proposto.
Solo per avere un’idea, nella rilevazione di giugno 2018: il 52% delle imprese che necessita di ingegneri elettronici e dell’informazione ha difficoltà di reperimento; il 53% non riesce a trovare ingegneri industriali, il 42% ha difficoltà a reperire ingegneri di altri ambiti di specializzazione (es. ingegneri gestionali, chimici, biomedici). E’ bene tenere presente che il tasso di difficoltà medio di reperimento per le figure con laurea è del 34,3%, quindi, sebbene elevato, comunque considerevolmente più basso di quello che caratterizza l’ingegneria.
Cresce il numero dei laureati in ingegneria, specie nel settore industriale ed in quello dell’informazione, ma le imprese non li trovano – prosegue Zambrano -. A questo punto o le aziende impongono requisiti troppo elevati e, quindi, poco realistici, o le Università formano figure tecniche in modo, per così dire, inappropriato. Io penso realisticamente, che la verità stia nel mezzo e che un maggiore dialogo tra Università, impresa e, anche, sistema ordinistico sia necessario. Mantenere questo disallineamento tra domanda e offerta altro non è che un enorme spreco di capitale umano, di valore e di opportunità che il nostro Paese non può più permettersi. Il CNI ritiene che la questione non sia rinviabile ed anche per questi motivi il tema della capacità dell’Università italiana di formare ingegneri e della capacità del sistema d’impresa di leggere con attenzione le competenze delle figure tecniche in entrata, sarà oggetto di un dibattito approfondito nel corso del prossimo Congresso Nazionale degli Ordini degli ingegneri, in programma a Roma dal 12 al 14 del prossimo mese di settembre.
Cerchiamo, infine – conclude il Presidente CNI - di affrontare una volta per tutte, in modo critico e costruttivo, il fatto che, della domanda complessiva di forza lavoro, solo una stretta minoranza (meno del 10%) si rivolge a laureati. Gli ingegneri sono fortunati, in quanto di questa minoranza essi rappresentano una quota consistente, ma non è confortante per nessuno in questo Paese saperlo. Qualunque economia avanzata ha costruito la propria crescita e la propria fortuna su un ricorso intenso, mirato e, soprattutto, consapevole a lavoratori high skilled, ovvero laureati con elevate competenze, ai quali viene garantita eguaglianza delle opportunità e la prospettiva di percorsi di carriera interessanti. In Italia da decenni, e non da ora, viviamo serenamente nel paradosso di formare giovani con competenze elevate che, come ormai avviene per un numero crescente di ingegneri, all’estero trovano lavoro, ma che in Italia le aziende non riescono a trovare. Spezziamo questa assurdità, abbiamo le competenze per farlo.
NELLA RILEVAZIONE DI GIUGNO 2018 LA RICHIESTA DI LAUREATI È APPENA IL 9%. Come richiamava il Presidente Zambrano, vale la pena soffermarsi sul fatto che il mercato del lavoro italiano continua a richiedere in massima parte figure con livello secondario e post-secondario, candidati con qualifica di formazione o diploma professionale e con diploma di scuola superiore. Nella rilevazione di giugno 2018 la richiesta di laureati è appena il 9% delle oltre 509.000 posizioni aperte.
TREND FAVOREVOLE PER LE FIGURE DELL’AREA TECNICA. Infine, i dati elaborati dal Centro Studi CNI rilevano un trend particolarmente favorevole per le figure dell’area tecnica. Se alla fine del 2017 le posizioni richieste dalle aziende per ricoprire ruoli nelle “aree tecniche e della progettazione” erano quasi 40.000, per il periodo giugno-agosto 2018 risultano pari a poco più di 60.000 unità, con un incremento del 51%. Il mercato sembra aprire opportunità crescenti alle figure tecniche operanti nella progettazione (in cui rientrano ovviamente anche gli ingegneri), e questo è evidentemente un fattore positivo. Resta, però il punto che le figure tecniche continuano a rappresentare mediamente il 12% dei grandi gruppi professionali che compongono la domanda di lavoro; molto più richieste, infatti, figure nell’area della produzione di beni ed erogazione di servizi e quelle afferenti l’area commerciale e della vendita.