Si è rafforzato nel 2016 il calo dei fallimenti e delle altre procedure concorsuali, sull’onda del sempre minore utilizzo del concordato preventivo, mentre è tornato ad aumentare il numero degli imprenditori che decidono di liquidare la propria attività in bonis.
Questo è il quadro che emerge dall’Osservatorio su Fallimenti, Procedure e Chiusure di imprese relativo al 2016, diffuso oggi da Cerved.
“Si è chiuso un anno sostanzialmente positivo, che prosegue e rafforza i miglioramenti già osservati nel 2015, con una riduzione più marcata di fallimenti e procedure concorsuali, che si diffonde a quasi tutte le regioni della Penisola”, commenta Marco Nespolo, Amministratore Delegato di Cerved. “Non mancano però i segnali di attenzione: siamo ancora lontani dai valori fisiologici pre-crisi e l’aumento delle liquidazioni volontarie riflette infatti aspettative meno ottimistiche da parte degli imprenditori”.
PER IL SECONDO ANNO CONSECUTIVO IN CALO I FALLIMENTI; IN CONTROTENDENZA SARDEGNA (+26%) E SICILIA (+3%). Per il secondo anno consecutivo diminuisce il numero dei fallimenti: 13,5 mila imprese italiane hanno dichiarato default nel 2016, l’8,5% in meno rispetto al 2015 quando si erano registrati 14,7 mila fallimenti (e un calo del 6,1% rispetto al picco del 2014). La riduzione del 2016 ha riguardato in maniera omogenea tutte le forme giuridiche di impresa, con le società di capitale (-8,5%) che registrano un calo leggermente più marcato delle società di persone (-8,2%).
Il calo delle procedure è diffuso a tutti i settori dell’economia, con una riduzione più marcata nelle costruzioni (2,9 mila fallimenti, -11,1% sul 2015), rispetto ai servizi (7,1 mila, -8,7% vs 2015) e industria (2,1 mila, -5,8% vs 2015). Su un orizzonte temporale più lungo, è l’industria il settore che fa registrare valori più vicini a quelli pre-crisi (+25%), rispetto alle costruzioni (+81%) e ai servizi (+100%).
A livello geografico, i fallimenti diminuiscono in tutte le aree della Penisola, con la sola eccezione delle Isole, dove il fenomeno torna ad aumentare: la riduzione registrata nel Mezzogiorno (-6,4%) ha riguardato difatti le sole regioni continentali, con Sicilia (+3%) e soprattutto Sardegna (+26%) che invertono la tendenza positiva del 2015. I cali maggiori, invece, si registrano nelle regioni settentrionali del Paese: nel Nord-Est, in cui i fallimenti erano aumentati anche nel 2015, le procedure fanno registrate una riduzione del 13%; nel Nord-Ovest, per il secondo anno consecutivo, i fallimenti scendono sotto quota 4 mila (-10%), con riduzioni più pronunciate in Piemonte (-15%) e in Liguria (-12%) rispetto alla Lombardia (-8,3%).
I CONCORDATI PREVENTIVI TRAINANO IL CALO DELLE PROCEDURE NON FALLIMENTARI. Prosegue, per il terzo anno consecutivo, il calo delle procedure concorsuali diverse dai fallimenti: nel 2016 sono state registrate 1.640 procedure, il 35,1% in meno rispetto al 2015. La riduzione è stata fortemente influenzata dal trend del concordato preventivo: il ricorso a questo strumento è rapidamente aumentato tra 2011 e 2013 per effetto della crisi e di alcuni provvedimenti legislativi, tra cui l’introduzione del concordato in bianco, che lo avevano reso vantaggioso per le imprese. Dopo l’introduzione di alcuni correttivi normativi, le domande di concordato preventivo si sono drasticamente ridotte: nel 2016 se ne contano 817, il 42% in meno rispetto al 2015 e un quarto rispetto al picco del 2013 (2,2 mila).
La riduzione delle procedure non fallimentari ha coinvolto tutti i settori dell’economia, con cali del 37% nell’industria e nelle costruzioni e del 32% nei servizi. Dal punto di vista geografico si registrano tassi di riduzione tra il 35% e il 38% nel Centro-Nord e più bassi (-26%) nel Sud e nelle Isole.
TORNANO AD AUMENTARE LE LIQUIDAZIONI. Nel 2016, in controtendenza rispetto a fallimenti e procedure non fallimentari, le liquidazioni segnano un aumento del 9,2% rispetto al 2015, superando quota 85 mila. Una parte di questo aumento è attribuibile all’introduzione di norme che hanno reso vantaggioso liquidare soprattutto società immobiliari3 (+67%, da 6,6 a 11,1 mila). Se si escludono dal conteggio queste società, l’aumento delle liquidazioni registrato nel 2016 è più contenuto (+3,8%), ma segna comunque un’inversione di tendenza negativa rispetto ai cali registrati negli anni precedenti. Il dato potrebbe riflettere un peggioramento delle aspettative degli imprenditori, come certificato dall’indicatore Istat sul clima di fiducia delle imprese, diminuito di 5 punti tra 2015 e 2016.
Dal punto di vista settoriale, le liquidazioni sono tornate ad aumentare in tutti i comparti: l’incremento più consistente si registra nelle costruzioni (+6,6%) e nei servizi (+5,5%, al netto delle procedure delle società immobiliari), rispetto a quanto osservato nell’industria (+2,8%). In tutti i settori il numero di liquidazioni risulta comunque inferiore rispetto al picco del 2013.
A livello geografico, l’aumento si concentra principalmente al Nord della Penisola, con tassi di crescita (al netto delle società immobiliari) compresi tra il 7% e l’11%; al contrario, le liquidazioni segnano una flessione del 4% nel Mezzogiorno.