Dalle modalità di ingresso in studio ai dispositivi di protezione individuale, dalla gestione degli spazi comuni all’organizzazione del lavoro, dalla sanificazione degli ambienti alla gestione di persone sintomatiche. Si apre la fase 2 del Coronavirus e Confprofessioni mette a punto le linee guida per la salute e sicurezza di datori di lavoro, dipendenti e clienti negli studi professionali.
Il documento, articolato in dodici punti, fornisce i chiarimenti per l’applicazione del Protocollo sulle misure per il contrasto e il contenimento del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro, sottoscritto lo scorso 24 aprile tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero del Lavoro, il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero della Salute e le parti sociali, tra cui Confprofessioni.
Le azioni indicate dalla Confederazione si rivolgono alle aree professionali che presentano gli stessi profili di rischio: economica, tecnica e giuridica; per l’area sanitaria saranno invece predisposte, di intesa con le associazioni di categoria, specifiche linee guida.
Ecco in sintesi il documento, punto per punto:
1. Informazione. Il datore di lavoro è tenuto a informare tutti i lavoratori in merito alle disposizioni delle Autorità, come l’obbligo di rimanere al proprio domicilio in caso di febbre (oltre 37.5°) o di mantenere la distanza di sicurezza nello studio.
2. Modalità di ingresso in studio. Il datore di lavoro può, prima dell'accesso al luogo di lavoro e nel rispetto della privacy, rilevare la temperatura corporea dei dipendenti. Qualora la temperatura risulti superiore ai 37,5, non sarà consentito l'accesso ai luoghi di lavoro.
3. Modalità di accesso di clienti, fornitori e visitatori esterni. E’ utile a tal proposito ricevere sempre per appuntamento, richiedere l’utilizzo di mascherine chirurgiche e guanti monouso e ridurre il tempo di attesa nelle sale di aspetto.
4. Pulizia e sanificazione dello studio. Nello studio va assicurata la pulizia giornaliera degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni. Si invita ad utilizzare detergenti a base di alcool. Occorre garantire la pulizia a fine giornata/turno e la sanificazione periodica di tastiere, schermi touch, mouse con adeguati detergenti, e negli uffici.
5. Precauzioni igieniche personali. Lo studio deve mettere a disposizione idonei mezzi detergenti a base di alcool per le mani che devono essere accessibili a tutti i lavoratori e ai soggetti esterni anche grazie a specifici dispenser.
6. Dispositivi di protezione individuali. Il Protocollo individua quale strumento di base per la prevenzione del contagio la mascherina chirurgica.
7. Gestione spazi comuni (distributori bevande e snack, aree fumatori, etc.). L’accesso agli spazi comuni deve essere contingentato, con la previsione di una ventilazione continua dei locali, di un tempo ridotto di sosta all’interno di tali spazi e con il mantenimento della distanza di sicurezza di 1 metro tra le persone che li occupano.
8. Organizzazione del lavoro. L’articolazione del lavoro potrà essere ridefinita con orari differenziati che favoriscano il distanziamento sociale riducendo il numero di presenze in contemporanea nel luogo di lavoro e prevenendo assembramenti all’entrata e all’uscita con flessibilità di orario.
9. Gestione entrata e uscita dei dipendenti. È necessario favorire orari di ingresso/uscita scaglionati in modo da evitare il più possibile contatti nelle zone comuni.
10. Spostamenti interni, riunioni, eventi interni e formazione. Gli spostamenti all’interno dello studio professionale devono essere limitati al minimo indispensabile. È preferibile non svolgere riunioni in presenza. Laddove necessarie, nell’impossibilità di collegamento a distanza, dovrà essere ridotta al minimo la partecipazione.
11. Gestione di una persona sintomatica in studio. Una persona presente in studio che sviluppi febbre e sintomi di infezione respiratoria quali la tosse, deve dichiararlo immediatamente al datore di lavoro e si dovrà procedere al suo isolamento in base alle disposizioni dell’Autorità sanitaria. Il datore di lavoro procede immediatamente ad avvertire le autorità sanitarie competenti.
12. Sorveglianza sanitaria, medico competente/RLS. La sorveglianza sanitaria periodica, stabilisce il protocollo, non deve essere interrotta, perché rappresenta una ulteriore misura di prevenzione di carattere generale. Nell’integrare e proporre tutte le misure di regolamentazione legate al COVID-19 il medico competente, ove nominato, collabora con il datore di lavoro e (se presenti) i RLS/RLST.