Le linee guida AGCOM in materia di accesso ai condomìni per la realizzazione di reti in fibra ottica, che saranno in inchiesta pubblica fino al 9 maggio, destano diverse perplessità tra gli operatori del settore, a partire da CNA Installazione Impianti.
In particolare, tra i riferimenti legislativi citati nella premessa alle linee guida, viene specificato il diritto di un condominio di utilizzare il proprio impianto e l’obbligo per gli operatori di installare la propria rete solo sino al punto di accesso e il diritto degli stessi di farla terminare presso la sede dell’abbonato solo ed esclusivamente in assenza di infrastruttura interna.
“Le linee guida AGCOM – sottolinea il Presidente Battipaglia – sembrano invece concedere mano libera alle telco. Viene messo in evidenza il principio che le opere vanno realizzate a regola d’arte e nel rispetto della normativa tecnica vigente ma l’impianto descritto nelle linee guida tutto è tranne che un impianto multiservizio e rispondente alla Guida Tecnica CEI 306-2 (“Guida al cablaggio per le comunicazioni elettroniche negli edifici residenziali” ndr.)”
Nel quadro normativo viene citata solo di sfuggita la legge 164/2014 e il conseguente art. 135 bis che stabilisce l’obbligo di realizzare l’infrastruttura multiservizio negli edifici nuovi e ristrutturati dopo il luglio 2015, e si trova una “raccomandazione” a evitare “la inutile duplicazione della rete in fibra ottica dell’immobile.”
Una simile duplicazione, però, non andrebbe raccomandata, ma “assolutamente vietata – spiega Battipaglia – in quanto non utile, né conveniente dal punto di vista economico, ma nelle linee guida (art. 3, comma 2 ndr.) si ammette esplicitamente la possibilità, per le società di telecomunicazioni, di installare una propria infrastruttura anche se è presente una infrastruttura già predisposta”.
La CNA contesta ad AGCOM di lasciare mano libera alle telco, concedendo la possibilità di rimuovere “ogni risorsa di rete dall’edificio se questa non è utilizzabile o non necessaria per i servizi di comunicazione elettronica”, senza che sia chiaro chi debba decidere se la rete già presente nell’edificio non sia utilizzabile o necessaria.
Oltre ai legittimi interrogativi che potrebbero nascere in merito alla violazione della proprietà privata, l’aspetto che più indispettisce gli installatori è il tentativo di aggirare le regole che viene permesso alle telco. Se gli operatori hanno il diritto di installare la propria rete sino al punto di accesso, inteso come il punto fisico che consente la connessione con l’infrastruttura interna, non possono che essere gli installatori a dover portare poi la connessione sino alle abitazioni dei singoli condòmini.
“Non vorremmo – conclude Battipaglia – che di fronte alla necessità strategica e all’urgenza, dati i colpevoli ritardi accumulati, di dotare il paese di una efficiente rete a banda larga, tanto più necessaria anche a chi trasmetterà in streaming i prossimi campionati di calcio di serie A, si mettano in un angolo regole e norme premiando proprio chi, anteponendo i propri interessi economici a un interesse nazionale, proprio questi ritardi ha provocato”.