Le biomasse legnose danno un contributo fondamentale alla diminuzione delle emissioni di gas climalteranti e al raggiungimento del nuovo target europeo del 32% relativo al contributo delle rinnovabili rispetto ai consumi di energia al 2030. Tuttavia, la produzione di una fonte energetica rinnovabile come il cippato richiede l’utilizzo di combustibile fossile per alimentare diversi tipi di macchinari: trattori, motoseghe, gru a cavo e altri strumenti che rendono meno favorevole il bilancio emissivo di CO2 del biocombustibile legnoso.
Per misurare questo fattore che influenza la sostenibilità complessiva della filiera legno-energia, il progetto “Ricacci”, che si inserisce nel contesto del PIF (Progetto Integrato di Filiera) “Foglie”, finalizzato allo sviluppo della filiera dell’energia dal legno dell’area Toscana sud, ha reso possibile il monitoraggio completo dei consumi e delle emissioni fossili in quattro cantieri forestali reali, calcolandone il bilancio emissivo. Attraverso rilevazioni puntuali sul campo, effettuate da AIEL - Associazione italiana energie agroforestali in collaborazione con il Dipartimento territorio e sistemi agroforestali (Tesaf) dell’Università di Padova, sono stati monitorati i consumi di combustibile fossile per la produzione e l’utilizzo di cippato di legno dalla pianta in piedi fino alla bocca della caldaia.
E' stato fatto il calcolo delle emissioni nelle varie fasi: dal cantiere forestale, alla cippatura fino al trasporto, calcolandone poi il parametro Ghg (Green house gas) che valuta il risparmio di emissioni di anidride carbonica equivalente che si ottiene impiegando un biocombustibile rispetto alla fonte fossile di riferimento (gas metano). Dalle elaborazioni risulta che utilizzando cippato si ha un risparmio medio di emissioni climalteranti del 95%, pari a 6 ton di CO2 per ogni tonnellata di cippato utilizzato. È emerso inoltre che il cantiere forestale (abbattimento ed esbosco) all’interno della filiera di produzione è responsabile per circa il 20% delle emissioni totali. Il parametro più critico è il trasporto, che dipende direttamente dalla logistica ovvero dalle distanze fra cantiere, centro di stoccaggio e impianto di utilizzo finale: l’emissione di CO2 imputabile al trasporto varia dal 22% al 52% sul totale delle emissioni.
Il percorso intrapreso dalle aziende che partecipano al progetto è rivolto alla qualificazione della biomassa legnosa attraverso la certificazione BiomassPlus (ISO 17225) che garantisce tracciabilità e sostenibilità ambientale in termini di riduzione di emissioni di CO2 all’utente finale.
Sono state realizzate anche delle indagini di mercato per comprendere come il biocombustibile certificato sarà accolto nel mercato toscano. Le ricerche confermano opportunità interessanti per il biocombustibile certificato. L’acquirente pubblico è più propenso ad acquistare cippato certificato (61%) rispetto al privato (43%). Entrambi i soggetti hanno indicato la disponibilità a pagare circa il 10% in più per il materiale certificato rispetto a quello non certificato. Il profilo finale del gestore di impianto disponibile all’investimento nel biocombustibile certificato è un ente pubblico con un generatore che alimenta un piccolo impianto di teleriscaldamento di potenza compresa tra i 500 kW e 1 MW.
Per facilitare la raccolta dei documenti e fornire un'utile guida alle aziende produttrici sulle migliori procedure per la produzione di cippato da legno locale è nella fase finale di sviluppo un apposito portale web (http://ricacci.ciatoscana.eu/#progettoprima)