Assemblee nei posti di lavoro, direttivi unitari Fillea-Filca-Feneal, Rsu e rappresentanti per la sicurezza: gli edili chiedono più sicurezza sul lavoro - e per questo è stato proclamato lo sciopero nazionale di un’ora per il 7 novembre - e chiedono l’estensione dell’Ape agevolata a chi svolge lavori faticosi e gravosi, come gli operai dell’edilizia, che a 60 anni non ce la fanno più a stare sulle impalcature, rischiando costantemente la salute e la vita, come dimostrano i terribili dati diffusi nei giorni scorsi dai sindacati, secondo i quali nel settore i morti sul lavoro over 60 sono più che raddoppiati rispetto al 2015.
Sul tema delle pensioni, oggetto del confronto governo – sindacati, il capitolo più “sensibile” per gli edili è quello dell’Ape agevolata, su cui dai sindacati e dai lavoratori delle costruzioni il coro è unanime: estendere la possibilità di andare in pensione anticipata anche a chi avrà una pensione netta di 1300/1400 euro.
Per questo gli edili si sono mobilitati e tantissime sono state le prese di posizione, in cui ricorrono soprattutto due parole: equità e giustizia. Come chiedono ad esempio i lavoratori Italcementi di Colleferro “garanzie ed il riconoscimento giusto ed equo dell'assegno di pensione” per lavoratori che svolgono mansioni faticose. Come chiede la Sardegna “1.700 edili ultra sessantenni e circa 3mila rimasti senza lavoro e senza pensione: estendere l’Ape social rappresenterebbe un atto di giustizia a garanzia del diritto alla pensione di quasi 5mila edili sardi”. Come chiede il Veneto “togliere i lavoratori edili più anziani dalle impalcature e aprire a nuove assunzioni di giovani”. Come chiede la Basilicata “l’intesa governo sindacati deve correggere le brutture introdotte dalla legge Fornero ed occorre quindi estendere l’Ape agevolata per dare risposte adeguate ai bisogni dei lavoratori discontinui residenti nel Mezzogiorno del Paese”.
Per Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea “i lavori non sono tutti uguali, lo diciamo da sempre, e l’intesa governo-sindacati su questo ha messo un punto fermo, ma manca chiarezza sull'Ape agevolata, che è tra i temi più sentiti tra i lavoratori edili e che farà la differenza nel giudizio finale. Un tetto basso per accedere all’Ape significa tenere fuori migliaia di lavoratori edili, che con pensioni di 1.200 o 1.300 euro nette non potranno scegliere di andare in pensione prima perché sarebbe un salasso. Questo accadrebbe agli operai di 2° e 3° livello, che rappresentano la fascia più consistente della forza lavoro impiegata nei cantieri, le cui pensioni sono appunto tra i 1.200 ed i 1.300 euro netti, e che quindi sarebbero esclusi. Per questo, occorre alzare quel tetto, che fa la differenza tra un provvedimento giusto ed un provvedimento sbagliato, tra un atto concreto e propaganda.”
“Chiediamo quindi che l’Ape agevolata si rivolga esplicitamente agli operai edili, il cui lavoro è sicuramente pesante e rischioso, permettendo di accedere alla pensione in anticipo a tutti quegli operai con pensioni inferiori ai 1300/1400 euro netti. Solo in questo caso si darà una risposta concreta alle migliaia di operai con più di 60 anni che ancora stanno sulle impalcature e si potrà creare nuova occupazione, realizzando quel cambio generazione di cui il settore ha bisogno.”