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Finco agli Stati generali: ripartire dalla piccola industria per il rilancio del Paese

Contrasto al rischio sismico e idrogeologico, messa in sicurezza delle infrastrutture viarie, Green economy e riconoscimento delle imprese specialistiche: queste le priorità portate dalla Federazione a Villa Pamphilj

giovedì 18 giugno 2020 - Redazione Build News

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“Se la bellezza è una delle chiavi per il rilancio del nostro Paese, allora per la bellezza dobbiamo prodigarci ed in essa dobbiamo credere, ma solo a patto di sapere e volere usare tutte le tecnologie e il miglior know-how"; così ha esordito la Presidente FINCO, Carla Tomasi, agli Stati Generali dell’Economia di Villa Pamphilij, durante l’audizione che si è svolta ieri pomeriggio.

Se il nostro paesaggio naturale è per gran parte merito della posizione geografica, del clima e della natura, non è così per l’opera dell’uomo che in Italia ha trovato espressioni altissime plasmando anche tale paesaggio con architetture storiche e giardini. Senza la qualità, senza la specializzazione, soprattutto senza le professionalità di settore, che sono la traduzione moderna dello spirito rinascimentale, non avremmo ciò che abbiamo e non potremmo conservarlo. Troppe volte è dimenticato che il made in Italy è anche questo.

Il punto di partenza della Federazione è il progetto “Per un’Italia più bella e sicura” consegnato all’Esecutivo già nel 2016, focalizzato sull’importanza del ruolo della manutenzione, della diagnostica e della salvaguardia del costruito. “La manutenzione e la sua previdente e sapiente programmazione dovrebbero da una parte prevenire gli effetti degli eventi calamitosi e dall’altra innescare una filiera virtuosa, un volano di interessi produttivi positivi, rivolto a settori di grande qualità che possono garantire quei mille piccoli cantieri”, ha spiegato Carla Tomasi.


Semplificazione, non semplicismo

Finco ha evidenziato la necessità di resistere a parole d’ordine che suonano come “slogan ad effetto” lontani dalla realtà dei cantieri. “La semplificazione e la sburocratizzazione di cui abbiamo bisogno  devono riguardare le procedure, specie quelle che precedono le fasi di aggiudicazione, i permessi, i tempi delle autorizzazioni, un più ampio e deciso uso delle conferenze di servizi e degli istituti del silenzio/assenso [un discorso a parte su questo tema meriterebbero i beni culturali], tanto per fare degli esempi,  non certo le verifiche della qualificazione delle imprese e delle loro specializzazioni, né delle stazioni appaltanti”.

A questo proposito Carla Tomasi ha ricordato che il modello del Ponte Morandi o quello di Expo 2015 non possono essere replicabili nella “normalità”, perché irripetibili nell’emblematicità che li ha contraddistinti. “La pesantezza dei processi autorizzativi può ben essere sostituita da una più snella autocertificazione, a patto però che il sistema disponga di un robusto e collaudato servizio ispettivo sia da parte della stazione appaltante sia dell’appaltatore in autodisciplina, ma anche e soprattutto di un adeguato apparato ispettivo del Ministeri competenti e di ogni altra Amministrazione che bandisce una gara”.

Ripartire dalla piccola industria

Adottando la celebre metafora del “volo del calabrone”, Finco ha ricordato al governo che l’Italia è stata capace di volare nonostante tutto. E se l’ha fatto, il merito va soprattutto alle piccole industrie, che sono state capaci di superare decenni di “politica inutilmente antindustriale”. Da qui dunque è necessario ripartire, con un ruolo dello Stato volto a:

  1. Contrastare i grandi rischi di massa del Paese (rischio sismico, idrogeologico, ambientale e relativa messa in sicurezza del terri­torio). Esistono gia? stanziamenti dello Stato in merito, progetti, e una forte attesa d’intervento: quello che manca e? forse una task force industriale che aiuti concretamente lo Stato, settore per settore, per redigere i relativi piani industriali fino a portarli nella fase di esecuzione.
  2. Mettere in sicurezza le infrastrutture viarie: la viabilita? del Paese e? allo stremo per mancanza o carente manutenzione ordinaria e, soprattutto, straordinaria, in particolare per ponti e viadotti che hanno piu? di 50 anni. Rischi temuti e crolli effet­tivi dei manufatti, frequenti in questi ultimi anni con tendenza al peggioramento, oltre a costituire un grave pericolo per la incolumita? degli utenti delle strade, recano un danno consi­stente anche all’economia del Paese per ritardi e talora isola­mento di intere zone produttive del Paese.
  3. Accelerare il processo di transizione verso la green economy e investire nello sviluppo e consolidamento delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, quali driver di sviluppo anche locale.
  4. Valorizzare quel grande motore di ripresa che nasce proprio dalle imprese Specialistiche e Superspecialistiche di tutti i settori. A differenza delle specializzazioni nei LLPP, per le imprese specializzate del settore privato – nonostante il know how di cui sono depositarie – non esistono parametri e, pertanto, non vi sono promozioni di sorta, in quanto mancano anche i paradigmi dell’identità.

“L’Italia da oltre vent’anni non cresce più; ben prima della tremenda ferita Covid-19 ed anzi nel 2020, senza tale emergenza, sarebbero apparsi i primi timidi segnali di inversione di tendenza. L’ingresso nell'euro – che pur ha portato problematiche ben bilanciate tuttavia da aspetti positivi – non puo? certo ritenersi responsabile di questa decadenza. I Governi che si sono succeduti in questi vent’anni ben poco hanno voluto o saputo fare per arginare tale deriva. Le ragioni da individuare sono più complesse poiché riguardano il Paese “profondo”. Paese nel quale deve avvenire un cambio di paradigma culturale ancor prima che produttivo. La responsabilità individuale, la consapevolezza che insieme a diritti sempre reclamati esistono anche doveri inderogabili, il ripristino di una meritocrazia nelle scelte e nella selezione della classe dirigente costituiscono altrettante priorità senza le quali la reazione del Paese non potrà essere realmente efficace”,  conclude la Presidente Tomasi.

Le proposte di emendamento al Decreto Rilancio

Oltre a queste linee generali, Finco ha consegnato al Governo anche una serie di osservazioni, raccolte  tra le proprie associazioni federate, riguardo ai temi oggetto di emendamento al Decreto Rilancio o candidabili in sede di Decreto Semplificazione. In particolare:

  • Rafforzamento del “Bonus verde” previsto dalla legge di Bilancio 2018.
  • Riconoscimento di bonus per l’allaccio a reti di teleriscaldamento.
  • Aumento al 70% dell’aliquota di detrazione prevista per i singoli interventi di sostituzione di infissi o schermature solari in luogo dell’attuale 50% dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021 e bbassamento a 5 annualità del recupero del credito anche per i singoli interventi in luogo delle 10 vigenti, equiparando la normativa a quanto previsto per gli interventi di riqualificazione complessiva inseriti nel superbonus del 110%.
  • Congruità delle spese in relazione agli interventi agevolati e costi di capitolato.
  • Cumulabilità del credito di imposta con i certificati bianchi (emendando l’art. 41 del Decreto Rilancio).
  • Manutenzione delle infrastrutture e sostegno al settore siderurgico, attraverso la sostituzione degli impalcati ammalorati dei ponti esistenti con nuovi impalcati in carpenteria metallica.
  • Estrapolazione del settore dei beni culturali dalla disciplina del Codice degli Appalti.

Per approfondire, in allegato:

– Nota integrale di Finco agli Stati generali dell’economia
– Allegato 1: Osservazioni di Finco e delle sue Associazioni federate
– Allegato 2: Dossier Note di alcune delle Associazioni federate Finco
– Progetto Casa Italia, per un’Italia più bella e più sicura

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