A quattro anni dall’istituzione del Fondo nazionale per l’efficienza energetica, solo 2,8 milioni di euro, sui 310 stanziati, sono stati erogati per il finanziamento di progetti di efficientamento o di riduzione dei consumi di energia, con un risparmio energetico conseguito di 11.000 Tonnellate equivalenti di petrolio (Tep), a fronte dei 15,5 milioni indicati al 2020 come uno degli obiettivi nazionali raggiungibili con il concorso di tutte le misure adottate nel settore.
E’ quanto evidenzia la Corte dei conti nell’analisi, approvata con Delibera n. 26/2023/CCC, che i magistrati del Collegio del controllo concomitante hanno condotto sulla gestione delle risorse destinate al “Fondo Nazionale per l’efficienza energetica”, istituito presso il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, con la gestione di Invitalia.
Scarsa attrattività
La bassa performance registrata dal Fondo è strettamente legata alla sua scarsa attrattività, rilevano i giudici contabili. Molte aree geografiche, infatti (quasi tutto il centro-Italia), dimostrano poco interesse per la misura e, nei casi di Veneto, Puglia e Sardegna, l’interesse si mostra del tutto assente, vista l’assoluta mancanza di richieste avanzate da imprese e pubbliche amministrazioni per la concessione di garanzie.
Le raccomandazioni al MASE
Le raccomandazioni indirizzate al MASE dalla Corte si sono incentrate su un adeguato programma di interventi che assicuri pubblicità al Fondo e sull’eventuale spostamento di tutte le risorse destinate alla concessione di garanzie verso i soli finanziamenti a tasso agevolato.