Negli ultimi mesi, i mercati delle materie prime industriali attraversano una fase di stagnazione e incertezza a livello globale. Il recente rapporto “Focus Materie Prime” di Anima Confindustria evidenzia un contesto economico mondiale in difficoltà, influenzato da vari fattori di rallentamento: crisi dell’automotive in Europa, tassi di interesse elevati, rincaro energetico, crescenti tensioni geopolitiche e l’incertezza sulle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Questi elementi hanno determinato un deterioramento della domanda di materie prime e beni intermedi, portando a una contrazione della produzione e degli scambi a livello globale.
Incertezza e contrazione della domanda
Achille Fornasini, docente all’Università di Brescia e coordinatore del “Focus Materie Prime” di Anima Confindustria, descrive un clima di incertezza che frena l’approvvigionamento lungo le principali filiere produttive: «Uno scenario senza chiare prospettive in cui gli operatori economici tendono a navigare a vista, evitando investimenti volti all’accumulo di scorte. Non è un caso infatti che, a settembre, la produzione manifatturiera globale mondiale sia diminuita per il terzo mese consecutivo per effetto della contrazione di nuovi ordini, soprattutto nell’ambito dell'economia europea.»
Fornasini evidenzia anche un fenomeno paradossale: mentre aumentano i rischi geopolitici e si intensifica la crisi economica, i mercati azionari continuano a registrare guadagni, sostenuti da un’eccessiva liquidità. «Uno scollamento tra mercati finanziari, da troppo tempo alimentati da un eccesso di liquidità, e contesti sottostanti in serie difficoltà che aumenta le probabilità di formazione di bolle speculative destinate a ripercuotersi negativamente sull’economia reale.» afferma.
Stagnazione e Green Deal
Anche Pietro Almici, presidente vicario di Anima Confindustria, conferma che le tensioni internazionali stanno pesando sull’industria manifatturiera italiana ed europea, attualmente in una fase di stagnazione. Secondo un sondaggio interno, le prospettive per il secondo semestre del 2023 non sono positive, con la Germania che rappresenta un freno significativo per l’economia dell’intera Europa.
«Per quanto riguarda le materie prime, – afferma Almici – stiamo vivendo una fase in cui l’offerta supera la domanda. Oggi esiste una maggiore disponibilità dei materiali e i prezzi sono più accessibili rispetto agli ultimi due anni, ma non siamo ancora tornati ai livelli pre-covid. Anche il costo dell’energia, ancora troppo alto in Italia, sta avendo un impatto sul nostro comparto. In questa fase, giocheranno un ruolo fondamentale le decisioni in ambito europeo legate al Green Deal. Nel nostro paese, diventa necessario definire in maniera chiara gli obiettivi energetici per i prossimi anni, andando a creare una filiera nazionale che possa contribuire in maniera sostenibile, economicamente e a livello ambientale, alla crescita dell’intero sistema industriale italiano».