E' scattata la bufera dopo la mancata intesa, nella Conferenza unificata dello scorso 8 agosto, fra il Ministero delle Infrastrutture e le Regioni in merito al riparto delle risorse destinate al Programma di recupero e razionalizzazione degli immobili e degli alloggi di edilizia residenziale pubblica di proprietà dei Comuni e degli Istituti autonomi per le case popolari comunque denominati, pari a 321 mln di euro.
Dopo le proteste di Liguria e Basilicata si è aggiunta quella del Piemonte.
"Il ministro Toninelli- ha dichiarato Augusto Ferrari, assessore al Welfare della Regione Piemonte- si è reso responsabile di un atto senza precedenti: ha modificato la tabella con il riparto delle risorse sulla base di un nuovo decreto, che le regioni non hanno potuto discutere e che pare presenti anche alcuni dubbi di legittimità…A fronte di un fabbisogno previsto di 46 milioni di euro, in ambito edilizia sociale, l'intesa aveva previsto un riparto di 38 milioni. Le modifiche del ministro Toninelli fanno scendere le risorse per il Piemonte a 25 milioni."
La replica di Toninelli
Dopo la replica ufficiale del MIT, che in un comunicato aveva dichiarato la disponibilità a un accordo "su criteri che premino la reale capacità di utilizzo dei fondi", sottolineando come diverse Regioni avessero "aggiornato le liste del loro fabbisogno in maniera difforme da quanto prevedeva il decreto dell'ottobre 2015, gonfiandone così l'entità a discapito delle Regioni che invece avevano seguito alla lettera le prescrizioni normative", è arrivato anche lo sfogo del Ministro Toninelli via Facebook.
"Sono giorni- si legge nel post pubblicato- che vengo accusato a vanvera perché il mio ministero avrebbe tagliato fondi per l'Edilizia residenziale pubblica. E' una fesseria: la cifra da assegnare, pari a 321 milioni complessivi, è rimasta intatta".
"Ciò che stiamo facendo è un'altra cosa: il Governo del cambiamento non consente più a nessuno di sprecare i soldi dei cittadini. Quei soldi devono servire a dare concretamente alloggi a chi ne ha bisogno. Iniziamo ad applicare, pur con gradualità, un criterio meritocratico che finora non è mai stato utilizzato. Non è una questione di Nord contro Sud come qualcuno ha detto", puntualizza Toninelli, che aggiunge: "E ancora non c'è stato, a differenza di quanto alcuni affermano, alcun accordo già ratificato nella Conferenza unificata in cui discutono lo Stato e le Regioni. L'intesa era preliminare e soltanto tra le Regioni".
"Il problema - ammette il ministro - è che quell'accordo si fondava su un riparto delle risorse stanziate con un decreto del marzo 2015, poi integrato da un altro decreto dell'ottobre dello stesso anno”. Due testi che secondo il ministro avevano generato comportamenti scorretti da parte di alcune Regioni, con modifiche delle proprie liste e con incrementi dell'entità del fabbisogno senza rispettare le norme, a discapito delle Regioni più corrette. "Abbiamo visto proposte di interventi senza la minima giustificazione e senza le informazioni basilari sui progetti".
Il ministro, facendo quindi riferimento ad una tabella allegata, fa notare come "i governatori non siano stati affatto in grado di sfruttare al meglio le risorse". "Questo non è accettabile. Il mio ministero ha quindi avanzato una proposta, peraltro flessibile, per ripartire i fondi utilizzando, almeno parzialmente, gli stessi criteri del decreto del 2015 già approvati all'unanimità anche dalle Regioni. Il Mit non vuole togliere niente a nessuno".