Pubblichiamo il testo dell’interrogazione 5-12425 dell'On. Daga sul Fondo per il dissesto idrogeologico e la risposta del Governo.
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che: secondo l'apposita unità di missione, il fabbisogno complessivo delle opere contro il dissesto è un elenco di 11.108 interventi, per un fabbisogno di circa 29 miliardi di euro, ma il 90 per cento delle opere in elenco sono ancora da progettare; il piano finanziario 2015-2023, predisposto dall'unità di missione, passa attraverso l'indebitamento con le banche europee: a pagina 532 del piano nazionale pubblicato da Italiasicura, sono previsti con la Bei e la Ceb prestiti per 1 miliardo di euro. A confermare il tutto sono le dichiarazioni del vicepresidente della Bei, Dario Scannapieco: «Il Consiglio di amministrazione della Bei ha approvato un finanziamento di 800 milioni per progetti di messa in sicurezza sul territorio nazionale», consentendo il finanziamento di interventi (principalmente nelle zone del Nord Italia) tra i progetti esecutivi presenti negli archivi dell'unità di missione. A questi prestiti si dovrebbero affiancare 200 milioni di euro provenienti dalla Ceb; in merito ai piccoli e medi invasi, Italiasicura prevede la costruzione in 20 anni di 2.000 opere per un investimento totale di circa 20 miliardi di euro, confermato durante l'audizione in Commissione ambiente dei 6 settembre 2017 dalle dichiarazioni di D'Angelis, il quale ha dichiarato dell'esistenza del piano dei piccoli e medi invasi, specificando che a breve partirà lo stralcio di programma riguardante 84 progetti per un totale circa 500 milioni di euro, finanziati con mutui Bei; lo stesso Ministro interrogato ha più volte ribadito che «i fondi per il dissesto idrogeologico ci sono: sono circa due miliardi. Il vero nostro problema è spenderli» e che la responsabilità dei ritardi è nella Governance, posto che: «ci sono regioni che hanno molte difficoltà a spendere quei soldi»; risulta, quindi, incomprensibile per quale motivo gli italiani dovrebbero ripagare l'indebitamento miliardario e i relativi interessi con le banche europee con i fondi pluriennali individuati dalla ultima legge di bilancio: dato lo stanziamento già più volte dichiarato dal Governo, di circa 9 miliardi di euro da qui al 2023, di fondi ritenuti già disponibili e in considerazione del forte ritardo nella fase progettuale, quali iniziative si intendano assumere per evitare un ulteriore indebitamento in ambito europeo che appare una strategia poco opportuna nella lotta contro il dissesto e, nello specifico, quali interventi verrebbero avviati con i prestiti delle banche europee (Interrogazione 5-12425 On. Daga).
TESTO DELLA RISPOSTA
“Con riferimento alle questioni poste, sulla base degli elementi acquisiti, si fa presente, in via preliminare, che l'esperienza maturata in questi anni nell'attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico ha evidenziato problemi di spesa da parte dei soggetti attuatori degli interventi (Presidenti di Regione), dovuti in parte a problemi di ordine burocratico e amministrativo ed in parte alla cronica mancanza di progettazioni di livello adeguato che sostengano le proposte di interventi sul territorio. Ad ogni modo, le risorse a disposizione per i prossimi anni, pari ad oltre 2,8 miliardi di euro, sono comunque compatibili e coerenti con l'attuale tiraggio della spesa e delle previsioni di andamento della stessa. Nella consapevolezza delle predette difficoltà, il Governo ha ritenuto necessario, peraltro, attivare con la Delibera Cipe n. 32/2015, successivamente regolamentato con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 luglio 2016, un «Fondo di rotazione» di 100 milioni di euro destinato a garantire nel tempo l'avanzamento della progettazione di interventi per un importo di oltre 2 mld/euro al fine di renderli così cantierabili. Le risorse esistenti, in concorrenza con quelle ad oggi previste nel bilancio pluriennale del Ministero dell'ambiente, consentono allo stato di soddisfare il fabbisogno in materia di prevenzione. Le successive programmazioni e previsioni saranno individuabili a seguito dell'avanzamento delle attività finanziate con il predetto Fondo.
Allo stato attuale, pertanto, nessuna richiesta di finanziamento con la Bei e la Ceb, cui fanno riferimento gli Onorevoli Interroganti, è stata sottoscritta. Si segnala, comunque, con riferimento agli strumenti di finanziamento, che compito del Ministero dell'ambiente non è quello di occuparsi delle modalità con le quali si garantisce la provvista finanziaria richiesta, bensì quello di individuare il fabbisogno necessario.”