Il “Fondo salva opere”, istituito nel 2019 per il rapido completamento delle opere pubbliche e la tutela dei lavoratori coinvolti, è in parte alimentato, per un adeguato funzionamento, da un contributo che le amministrazioni aggiudicatrici di gare di appalto, o il contraente generale, versano nel bilancio dello Stato, per poi confluire nel bilancio del Ministero delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili. Il Ministero non ha tuttavia proceduto, per gli anni 2019-2022, alla riassegnazione delle somme, sui pertinenti capitoli di spesa, per l’alimentazione del fondo stesso.
Lo ha rilevato la Corte dei Conti, Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato, nella sua analisi, di cui alla Delibera 16 giugno 2022, n. 13/2022/G, condotta sul Fondo salva opere.
I magistrati contabili richiamano il Mims a porre in essere, d’intesa con il Ministero dell’economia, ogni azione volta a sensibilizzare le amministrazioni interessate sull’obbligo di versamento del contributo e a verificare la sua effettiva corresponsione da parte dei soggetti che vi sono tenuti. Questo, sia al fine di evitare che i crediti vadano in prescrizione, sia per richiedere la riassegnazione delle risorse sui pertinenti capitoli di spesa.
IN ALLEGATO la Delibera della Corte dei Conti.