Per sostenere le numerose filiere che costituiscono la Food Economy, l’ENEA ha stimato per l’Italia un consumo di energia finale pari a circa 17 Mtep nel 2013, in linea con Spagna, Gran Bretagna, Germania e Olanda.
Considerato che a livello europeo il sistema agricolo-alimentare incide sui consumi finali di energia per circa 150 Mtep (su 1.150 Mtep complessivi), l’efficienza energetica riveste un ruolo fondamentale nelle filiere agroindustriali.
CIBO PER LA SOSTENIBILITÀ. Tra gli eventi ufficiali di Expo 2015 c'è anche il Forum Internazionale “Sustainability of Well-Being” nel cui ambito l’Agenzia per l’Efficienza Energetica dell’ENEA ha organizzato a Firenze il workshop “Food for Sustainability and not just food”.
WORKSHOP AICARR IN EXPO. Dall'altra parte d'Italia, risponde alla riflessione di Enea il workshop internazionale AiCARR Ashrae e Fondazione Triulza sulle Energy and Food communities, che si è tenuto questa mattina alla Cascina Triulza di Expo. Partito dalla provocazione del responsabile FAO per i fertilizzanti, che rivelato che appena il 30% dei fertilizzanti utilizzati sia davvero necessario, emerge subito come l'uso delle risorse energetiche in agricoltura si esiziale. Basti pensare che solo l'energia utilizzata a livello globale per pompare l'acqua per uso agricolo è pari al 20% del fabbisogno di energia elettrica in Italia, dati che mettono in crisi la sostenibilità del Pianeta, dove entro il 2050 la popolazione è prevista aumentare del 30%.
La posizione espessa da Livio de Santoli, presidente AiCARR, parte dal concetto delle Comunità dell’Energia. In questo modello, l’agricoltura come atto di trasformazione dell’energia primaria svolge un ruolo fondamentale in tutti e due i suoi aspetti, tra loro complementari: l’energia necessaria per l’agricoltura e l’energia prodotta dall’agricoltura.
L’uomo infatti non è solo un utilizzatore della tecnologia, ma egli stesso diventa macchina di trasformazione del bene agricolo attraverso il consumo di cibo. Se è indispensabile evidenziare un nuovo ruolo della produzione che tenga conto delle ricadute e delle conseguenze sullo stato economico, finanziario, sociale ed ambientale di coloro i quali mettono a disposizione le risorse (le comunità dell’energia, appunto), ciò è ancor più evidente nel settore agricolo (le comunità del cibo). La necessaria vicinanza fisica e affettiva dell’individuo al luogo di produzione e il suo intervento attivo ne determina una produzione di migliore qualità ma anche un consumo informato ed efficiente, e questo vale per il cibo come per l’energia. L’agricoltura ha bisogno di energia. Si parla sempre più di spreco di cibo, ma dello spreco di energia per creare quel cibo (che poi per un terzo verrà sprecato)?
E’ possibile un mondo contadino come quello dell’Italia di cinquant’anni fa, un mondo senza rifiuti e caratterizzato da una produzione completamente de-carbonizzata? Il settore alimentare rappresenta attualmente circa il 30 per cento del consumo totale di energia del mondo e il 22 percento delle emissioni di gas climalteranti totali.
L’accesso all’energia prodotta da fonti rinnovabili - spiega de Santoli - trova una perfetta integrazione e utilizzazione nei settori dell’agricoltura, dell’acquacoltura, negli impianti di trasformazione dei prodotti e l’energia può essere fonte di introiti supplementari se venduta sul territorio, soprattutto se favorisce lo sfruttamento delle risorse locali, dei residui di biomassa, della produzione e della trasformazione alimentare. In questo modo questi ultimi si trasformerebbero da rifiuto (solo un costo) in ulteriori fonti di energia inseriti in una chiusura virtuosa del ciclo dei rifiuti (una risorsa).
Si possono pertanto individuare tre modi possibili per affrontare consapevolmente il tema dell’energia necessaria all’agricoltura: aumentare l'efficienza dell’utilizzo diretto e indiretto dell’energia in modo da diminuire l'intensità energetica (MJ/kg di alimento prodotto); favorire la sostituzione dei sistemi utilizzanti combustibili fossili con sistemi alimentati ad energia rinnovabile senza ridurre la produttività alimentare; favorire e migliorare l'accesso ai servizi energetici da parte delle comunità rurali.
Il concetto di Energy and Food Communities però oltre a prevedere la fornitura di energia sostenibile per il settore alimentare, impone anche una generazione di energia dal settore agricolo, quando è il mondo agricolo a fornire le risorse energetiche, sostenibile e compatibile. Compatibile significa rispettoso delle produzioni agricole e a basso impatto sull’ambiente. L’uso delle biomasse di scarto nel segno della loro valorizzazione all’interno del territorio dove vengono prodotte e l’inserimento delle diverse produzioni in un contesto di rete rivelerebbe una capacità energetica per l’utilizzo corretto delle biomasse residue, considerate come sottoprodotti e non come rifiuti.
Il parallelismo tra agricoltura ed energia si completa con una riflessione sul tema della sovranità, che implica la necessità di politiche sull’energia attente alla produzione agricola e non in contrasto con questa. Ciò significa – come detto - valorizzazione degli scarti della produzione come fonte di approvvigionamento conveniente economicamente ed ecologicamente in una logica di ciclo di vita; ma significa anche filiera corta quale metodologia gestionale della produzione, della creazione dell’indotto e quale garanzia di sostenibilità delle aziende agricole che diventano nuove imprese energetiche.
AiCARR propone un modello diverso che si fonda sulla condivisione e sulla collaborazione che superi il quadro attuale con la fine del profitto aggregato, provocato dall’allungamento della filiera produttiva dove l’anello iniziale (il produttore) e quello finale (il consumatore) vengono penalizzati a vantaggio delle figure di intermediazione; con l’indebolimento dei diritti di proprietà, e con uno sfruttamento efficiente dell’abbondanza in chiave territoriale. Quindi la proposta è quella di un atteggiamento unitario che prevede la necessità di trasparenza, semplificazione e distribuzione, in un sistema in cui i profitti si annullino.
GLI STRUMENTI ESISTENTI
Roberto Moneta, responsabile dell’Agenzia per l’Efficienza Energetica dell’ENEA, intervenuto all'incontro Enea di Roma, ha sottolineato come l’efficienza energetica rappresenti l’opzione principale “per sostenere lo sviluppo sostenibile di un sistema agricolo-alimentare. Il meccanismo dei Certificati Bianchi è una delle azioni che l’ENEA, con il GSE e il Ministero dello Sviluppo Economico, ha sviluppato per favorire il passaggio da una economia incentrata sulle energie fossili a un’altra che metta al centro la sostenibilità energetica ed ambientale. Questo per sostenere l’applicazione di tecnologie, sistemi e processi in linea con le policy dell’efficienza energetica in tutti i settori economici”.
L’efficienza energetica per il sistema agricolo-alimentare - ha dichiarato Carlo Alberto Campiotti, ricercatore ENEA, responsabile del Coordinamento per l’Efficienza Energetica della Filiera Agroindustriale - rappresenta la soluzione per favorire l’avvio di una agroindustria sostenibile basata sull'innovazione energetica, la riduzione delle energie fossili e delle emissioni di CO2 e di altri gas serra attraverso il ‘sequestro del carbonio’, grazie all’azione delle piante e delle radici nel terreno. L’efficienza energetica come key target per sostenere un sistema agroalimentare low carbon nonché come soluzione per declinare in chiave innovativa e sostenibile lo sviluppo tecnologico delle imprese, per ottenere benefici in termini di riduzione dei costi operativi, di aumento della sicurezza e della diversificazione energetica, di creazione di nuove professionalità.