Riformare profondamente i regolamenti della formazione obbligatoria per Architetti e Ingegneri: lo chiedono Federarchitetti e Inarsind in un comunicato stampa congiunto che riportiamo.
“Scade il prossimo 31 dicembre il primo triennio di formazione obbligatoria previsto da entrambi i regolamenti emanati dai Consigli Nazionali degli Ordini di architetti e ingegneri.
Federarchitetti ed Inarsind, associazioni sindacali di architetti e ingegneri liberi professionisti, sin da subito hanno espresso il loro preoccupato dissenso per i regolamenti attuativi varati da CNI e CNAPPC, in cui l’obbligo formativo si interpreta con parametri diversi e contrastanti tra loro, disgiunti dal tipo di attività professionale e con incidenza diversa sulla deontologia degli iscritti ai due Ordini.
Giunti quasi al termine del triennio sperimentale, tutti gli aspetti critici già precedentemente evidenziati si confermano e, tra questi, emerge il mancato mutuo riconoscimento dei crediti formativi fra architetti e ingegneri nonostante le due categorie abbiano molte competenze in comune, unica cassa di previdenza, associazioni sindacali comuni, tariffe di riferimento e buona parte di mercato professionale coincidente.
Emergono, inoltre, con maggiore certezza, le differenze che si produrranno tra gli iscritti nello stesso albo, in funzione della forma di svolgimento della professione, liberi professionisti e dipendenti, dove i primi saranno soggetti alla sospensione dell’attività e conseguentemente dall’iscrizione a Inarcassa (compreso tutte le attività assistenziali) mentre per i secondi le sanzioni ordinistiche non produrranno effetti reali né sul lavoro né sulla previdenza.
Se nessuna attenzione è data dal CNAPPC all’attività professionale certificabile (permessi di costruire, concorsi e gare di progettazione, pubblicazioni di opere) quale credito formativo; troppo discrezionale resta invece la regolamentazione del CNI che demanda agli Ordini territoriali le sanzioni deontologiche senza criteri predeterminati e definiti.
Ma non è solo la differenza tra i due criteri di valutazione formativa a produrre effetti negativi per la libera professione, quanto l’incidenza di quest’obbligo tra le mille difficoltà che architetti e ingegneri hanno dovuto affrontare in questi anni di crisi. Troppa rilevanza agli aspetti formativi e alle incombenze burocratiche a fronte della forte carenza di occasioni di lavoro.
Agli iscritti, architetti e ingegneri, questo tipo di formazione appare confusa, impositiva, poco qualificante e condotta sempre più verso un business con scarsa attenzione all’interesse pubblico.
Su questi elementi chiederemo un incontro urgente ai due Consigli Nazionali per affrontare in modo diretto gli aspetti critici degli obblighi formativi e per affrontare in modo congiunto ed omogeneo i due regolamenti.”