Con l’articolo 5 del decreto Agricoltura (decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63), trasmesso al Senato, “è ora previsto il divieto assoluto di installazione di impianti fotovoltaici con moduli a terra nelle aree classificate agricole dai piani urbanistici vigenti; ovviamente, sono fatte salve le procedure in corso e gli impianti ubicati nelle aree agricole non produttive (le cave ed altri esempi di questa natura). Sarà anche possibile installare pannelli sospesi, il cosiddetto agrivoltaico avanzato, sotto il quale si può coltivare e portare a termine tutti i progetti legati al PNRR”.
Lo ha precisato il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, rispondendo a un'interrogazione del gruppo Fratelli d'Italia alla Camera il 22 maggio scorso.
Il consumo di suolo produttivo una minaccia per la sovranità alimentare
“Il consumo di suolo produttivo rappresenta a tutti gli effetti una minaccia per la nostra sovranità alimentare. Pur esistendo una normativa sin dal 2021, l’installazione selvaggia e indiscriminata di pannelli fotovoltaici a terra, spesso realizzati nella forma di investimenti speculativi, è continuata perché non è stato mai attuato il programma di identificazione delle aree utili all’installazione degli impianti per le fonti rinnovabili”, ha detto Lollobrigida.
“Permettetemi di essere chiaro: la buona terra agricola serve per produrre, non per speculare; si definisce suolo agricolo perché ha una precisa destinazione, perché deve produrre e, proprio per questo, gode di una fiscalità agevolata, per sostenere gli agricoltori in un processo che ci fornisce buon cibo e garantisce la manutenzione del territorio”, ha aggiunto il ministro.
La misura Parco agrisolare
“Siamo convinti che esistano altri modi per produrre energia solare, rinnovabile, pulita senza sottrarre un metro di terra alla coltivazione: è il caso, ad esempio, della misura Parco agrisolare del Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Questa misura finanzia, con contributi a fondo perduto, l’installazione di pannelli solari sui tetti dei fabbricati rurali, delle imprese di produzione privata e di trasformazione, nonché alcune spese accessorie quali coibentazione, rimozione d’amianto, accumulatori e dispositivi di ricerca. L’agrisolare consente non solo di incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili rendendo il settore agricolo più sostenibile ma anche, allo stesso tempo, di aumentare la competitività dell’intero settore, azzerando i costi di approvvigionamento energetico che rappresentano in media il 20 per cento di costi variabili dell’impresa agricola, con i conseguenti vantaggi di competitività sui mercati nazionali e internazionali.
La misura, dopo le modifiche introdotte dal Governo Meloni, ha avuto un apprezzamento straordinario da parte delle imprese: ad oggi sono stati finanziati 14.000 interventi, per un importo pari a 1,35 miliardi di euro di risorse già impegnate; oltre 2.000 imprese hanno già concluso l’investimento e, a circa la metà, è stato già erogato il saldo finale delle risorse”, ha ricordato Lollobrigida.
“Questi risultati eccezionali hanno consentito di ottenere dalla Commissione europea ulteriori 850 milioni di euro, portando la dotazione finanziaria complessiva a 2 miliardi e 350 milioni e di triplicare la potenza installata da fonti rinnovabili rispetto a quanto previsto originariamente, portandola a 1,38 gigawatt rispetto ai 375 megawatt previsti”, ha sottolineato il ministro.
“Il grande successo del Parco agrisolare dimostra che un’alternativa, che renda compatibile la produzione di energie rinnovabili e la salvaguardia della nostra sovranità alimentare e delle nostre produzioni agricole, è senza dubbio possibile ed è questo il senso dell’articolo 5 del decreto Agricoltura - sperando che in Parlamento venga ulteriormente migliorato - che pone fine ad ogni azione speculativa sulla pelle dei nostri agricoltori”, ha concluso.
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