I dazi anti-dumping sulle importazioni di pannelli fotovoltaici di provenienza cinese, scaduti lo scorso 7 dicembre, sono stati prorogati. Non si tratta di una decisione definitiva ma di un escamotage con cui la Commissione Ue si prende il tempo necessario per avviare un riesame delle misure restrittive al fine di comprendere se queste siano effettivamente vantaggiose all'economia comunitaria o se la stiano di fatto danneggiando, come dichiarato da gran parte delle associazioni del settore.
La decisione di Bruxelles apre uno scenario contrastante. Perché da un lato dimostra di considerare le richieste avanzate dagli operatori del settore, accogliendo la domanda di riesame del dossier da parte della EU ProSun, dall'altro però sancisce di fatto la tanto temuta proroga. Che sarà almeno di 15 mesi e al massimo di 18.
Probabile eliminazione dei dazi solo per le celle
Uno degli esisti possibili del riesame è che dai dazi vengano escluse solo le celle FV. Nell'avviso pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale europea (IN ALLEGATO), la Commissione spiega che "negli ultimi anni numerosi produttori di celle hanno cessato l'attività produttiva in conseguenza della ristrutturazione e del consolidamento dell'industria dell'Unione. E' opportuno pertanto esaminare se mantenere le misure sulle celle sia ancora nell’interesse dell’Unione.”
Operatori del settore divisi
Mentre l'associazione EU ProSun, che aveva richiesto un'indagine su presunte pratiche illegali, può ritenersi soddisfatta, lo è meno SolarPower Europe che, appoggiata anche da diversi europarlamentari, aveva nei mesi scorsi spinto affinché i dazi fossero eliminati definitivamente.
Secondo l'Associazione le imposte doganali hanno soltanto rallentato l’industria solare degli Stati membri, con gravi conseguenze anche in termini occupazionali: nel 2014 i posti di lavoro sono scesi da 165mila a 120mila con installazioni passate dai 17 gigawatt del 2012 a meno di 7 nel 2014.