Come prevedibile, la risposta dei cinesi non si è fatta attendere. L'UE a inizio dicembre ha deciso di prorogare i dazi anti-dumping sulle importazioni di pannelli fotovoltaici di provenienza cinese (leggi qui), la cinese Trina Solar ha annunciato che uscirà dall’accordo con l’Unione europea sul “Minimum Import Price“, che impone prezzi minimi ai pannelli fotovoltaici provenienti dal Paese asiatico.
Secondo l'azienda, è inoltre inaccettabile il divieto di produrre i moduli in stabilimenti esteri, a prescindere che i moduli siano destinati in Europa o meno.
L’attuale prezzo minimo non riflette le tendenze del mercato, soprattutto perché i prezzi di vendita nei mercati più grandi continuano a calare a un passo più veloce di quanto atteso, con previsioni di un’ulteriore pressione al ribasso - afferma l’amministratore delegato di Trina Jifan Gao (nella foto) -. Le aziende cinesi che hanno aderito all’accordo sui prezzi minimi hanno perso competitività nei confronti dei concorrenti non cinesi nelle vendite ai clienti europei. A differenza di Trina Solar, l'associazione EU ProSun, che aveva richiesto proprio un'indagine su presunte pratiche illegali, esulta. Di sicuro meno soddisfatta SolarPower Europe che, appoggiata anche da diversi europarlamentari, aveva nei mesi scorsi spinto affinché i dazi fossero eliminati definitivamente (leggi qui).
Secondo l'Associazione infatti le imposte doganali hanno soltanto rallentato l’industria solare degli Stati membri, con gravi conseguenze anche in termini occupazionali: nel 2014 i posti di lavoro sono scesi da 165mila a 120mila con installazioni passate dai 17 gigawatt del 2012 a meno di 7 nel 2014.