Venerdì scorso il Consiglio delle Autonomie Locali (CAL) del Friuli Venezia Giulia ha dato all'unanimità il via libera al disegno di legge in materia di varianti urbanistiche di livello comunale e contenimento del consumo di suolo, approvato in via preliminare dalla Giunta regionale.
Il ddl chiarisce quali siano le competenze urbanistiche che rimangono nell'esclusivo ambito comunale, anticipando una parte sostanziale del contenuto della Riforma urbanistica complessiva che sarà approvata entro la fine dell'anno.
Si tratta quindi di un primo mattone nel processo di applicazione della legge regionale di Riforma delle Autonomie locali (26/2015), ma anche di un testo di raccordo tra la Riforma urbanistica e la legge regionale cosiddetta Rilancimpresa FVG. La seconda parte del provvedimento, infatti, riguarda il contenimento del consumo di suolo e in particolare il collegamento tra Pianificazione territoriale e Programmazione industriale e commerciale.
CONTENIMENTO DEL CONSUMO DI SUOLO. Il testo normativo punta a un contenimento dell'uso del suolo in considerazione dei risultati di uno studio eseguito dalla Regione sull'utilizzo delle aree edificate in rapporto a quelle già previste nei Piani Regolatori Comunali (PRC), ma non ancora edificate.
ANALISI DELLA POTENZIALITÀ EDIFICATORIA. Con riguardo alle attività produttive (zone D e H), su una superficie complessiva dell'intero Friuli Venezia Giulia di 785.709 ettari, nel periodo tra il 2002 e il 2014 le aree coperte sono passate dai 15.379 ettari ai 16.703 con un incremento dell'8,6 per cento. Nello stesso periodo le aree industriali sono cresciute di 849 ettari (da 13.666 a 14.516, + 6,2 per cento) mentre le zone commerciali ricoprono nel 2014 una superficie di 474 ettari in più rispetto al 2002 (+ 2,7 per cento, da 1.712 a 2.186 ettari).
Mediamente nelle zone D e H già previste nei PRC, ma non ancora edificate, esiste ancora circa un 40 per cento di superficie da saturare. "A fronte di questi dati - ha sottolineato l'assessore regionale alla Pianificazione territoriale Mariagrazia Santoro - ci siamo posti l'obiettivo primario di bloccare ulteriori e non sempre motivate tendenze all'espansione o all'ampliamento di zone produttive e commerciali. Il tutto ben prima del traguardo dettato da un recente studio della Commissione Europea, che prevede in particolare che l'incremento della quota netta di occupazione di terreno debba tendere ad arrivare a zero entro il 2050".
"Con questo strumento legislativo - ha proseguito Santoro - più di 10 leggi e più di 250 relazioni di flessibilità diventano un'unica norma chiara per i Comuni e la Regione, introducendo un forte elemento di semplificazione e di certezza del diritto in questo settore. Inoltre con gli accorgimenti normativi relativi al consumo di suolo, possiamo iniziare seriamente a parlare di riduzione del consumo di suolo, motivando i nuovi interventi in modo puntuale e sostenendoli con piani industriali concreti, dal momento che, davanti al dato che circa metà delle aree industriali e commerciali già previste nei PRC risultano vuote e non ancora edificate, come Regione dobbiamo dare un forte segnale anche ai Comuni affinché razionalizzino le nuove previsioni a vantaggio dell'esistente".
Una "sfida ambientale", quella del risparmio del suolo, "che si rifletterà positivamente - così Santoro - sul tessuto sociale e sull'intera struttura economica della regione, e che richiede la piena collaborazione di tutte le Pubbliche Amministrazioni, anche per correlare equilibratamente ogni previsione urbanistica alle effettive esigenze sia produttive che demografiche".
NUOVE PREVISIONI DI AMPLIAMENTO O DI EDIFICAZIONE DEVONO ESSERE ACCOMPAGNATE DA PIANI INDUSTRIALI. Dinanzi al Consiglio delle Autonomie Locali l'assessore Santoro ha sottolineato come il provvedimento legislativo si orienti sulla disciplina della pianificazione relativa alle zone produttive e commerciali che deve essere credibile. "La Regione - ha affermato - davanti ai dati emersi dal monitoraggio chiede che nuove previsioni di ampliamento o di edificazione debbano essere accompagnate da piani industriali".
D'altro lato il provvedimento si orienta sul riordino delle varianti di livello comunale conferendo autonomia agli Enti stessi "perché - ha detto Santoro - esiste una gestione quotidiana anche in campo urbanistico che va semplificata considerando come, sempre di più, l'amministrazione comunale deve essere messa in grado di dare risposte ai cittadini".