Cosa si cela dietro alla fiammata dei prezzi del gas di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi e che, con tutta probabilità, si tradurrà in un rincaro pesante delle bollette? Se lo stanno chiedendo gli analisti e alcuni avanzano già ipotesi.
Secondo Julien Hoarau di Engie EnergyScan “I problemi non sono nemmeno cominciati. L’Europa dovrà affrontare un inverno segnato dalla scarsità di offerta. Se avremo di nuovo un fenomeno metereologico come la Beast of the East (l’ondata di gelo estremo registrata nel 2018) non sarei sorpreso di vedere prezzi spot a tre cifre”.
“Lo spettro della povertà energetica potrebbe abbattersi rapidamente sull’Europa”, ipotizzano gli analisti di Citi. Anche senza sorprese climatiche “i prezzi di gas e carbone resteranno probabilmente elevati fino a fine anno”, prevede Stefan Konstantinov di Icis Energy, perché l’offerta è troppo limitata e i consumi cresceranno.
E in effetti le scorte di gas europeo sono già a livelli di attenzione, ai minimi da 10 anni a questa parte, con stoccaggi pieni al 69%. In Italia, che come sappiamo non è autosufficiente, le scorte sono ora al 83% ma lo scorso anno, stesso periodo, erano al 95%.
Certo, è ancora presto per parlare di vera e propria carenza, come nel settore dei chip, ma la stagione fredda è alle porte e la sensazione palpabile è che il mercato non sia del tutto tranquillo.
Molto dipenderà anche da come si comporterà la Russia, che già in passato è corsa in aiuto dell’Europa. Da mesi le forniture di gas sono ai minimi contrattuali, quindi senza forniture extra e la ragione è presto spiegata. Il governo russo ha imposto di ricostituire le proprie scorte con priorità rispetto alle forniture dei clienti europei.
Secondo gli analisti di Bloomberg a questo punto serve uno sforzo di 280 milioni di metri cubi al giorno, ovvero l’80% delle normali forniture di Gazprom all’Europa occidentale, per metterci al riparo da brutte sorprese.
Franco Metta