"Dopo l’Accordo di Parigi sul clima è assolutamente indispensabile aggiornare e rivedere le politiche energetiche italiane. Le misure di promozione delle rinnovabili e dell’efficienza energetica per il quadriennio 2017-20 vanno definite nel quadro di indirizzi strategici, coerenti con gli obiettivi fissati dall’Unione Europea e con la Disciplina in materia di aiuti di Stato che stabilisce limiti alla definizione degli incentivi".
Lo si legge nella premessa del documento che oggi è stato presentato a Roma nel corso di una conferenza stampa dal Coordinamento Free, Fonti rinnovabili ed efficienza energetica, relativo a "Spunti per una nuova Strategia energetica nazionale 2030-2050".
"L’impegno degli Stati Membri verso una riduzione media delle emissioni per il 2030 del 40% (su valori del 1990) significa nel nostro Paese un tasso annuo di riduzione nel periodo 2016-2030, più che doppio rispetto a quanto registrato nel periodo 1990-2015. Indipendentemente dalle scelte comunitarie, questo significa puntare sull’efficienza energetica con obiettivi incrementati fino al 40% al 2030, cosi come peraltro chiesto espressamente dal Parlamento Europeo.
Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio occorre affiancare alle detrazioni fiscali un nuovo strumento che consenta di superare gli ostacoli determinati dalla polverizzazione della proprietà. Va in questa direzione la proposta di costituire un Fondo (costituito da Cassa Depositi e Prestiti, eventualmente in pool con altri Istituti di credito privati) dedicato all’efficienza che consenta di erogare finanziamenti fino al 90% degli investimenti necessari per ottenere riduzioni dei consumi del 60-80%".
Su questo capitolo il presidente di Enea, Federico Testa, ha dichiarato che "bisogna lavorare molto sull'efficienza energetica, perché ha ricadute sulle filiere produttive italiane. Finora il grosso degli interventi ha riguardato serramenti e caldaie a condensazione; dobbiamo riuscire ad incrementare gli interventi più "profondi" che producono risparmio vero. Bisogna anche trasferire competenze su efficienza energetica ai clienti e a chi finanzia".
"L'abbinamento di nuovi strumenti finanziari con una riqualificazione dell'industria delle costruzioni, che passi anche dall'industrializzazione degli interventi con riduzione drastica di tempi e costi può consentire di aprire un mercato molto ampio di risanamento del nostro patrimonio edilizio, recuperando anche una larga parte del mezzo milione di posti di lavoro persi nel settore edile", dichiara Gianni Silvestrini, presidente di Free e di Green Building Council, che ha lavorato con Enea su questa proposta.
"Sarebbe il caso di parlare di piano energetico dopo tanto tempo, perché l'efficienza energetica è uno dei cinque punti principali della Strategia energetica nazionale, la strategia deve essere a lungo termine, il 2030 è troppo vicino, bisogna andare ancora più avanti", dichiara Livio de Santoli, presidente di AiCARR. "Dobbiamo avere come obiettivo la diminuzione dei consumi, l'elettrificazione dei consumi finali soprattutto nel settore residenziale, visto che il consumo medio di elettricità per famiglia è il più basso d'Europa. Dal 2016 al 2020 si può beneficiare di ben 160 miliardi di euro, previsti dal fondo Feis, su temi come la realizzazione di reti, nodi infrastrutturali e riqualificazione di edifici".
Marino Berton, direttore di Aiel, dichiara: "Bisogna puntare ad avere una strategia unitaria che riguarda rinnovabili, efficienza energetica e decarbonizzazione dell'economia. Il settore forestale può contribuire in questa direzione attraverso la produzione di materiali legnosi per la costruzione, per la produzione energetica e per aumentare la capacità di accumulo del carbonio atmosferico. In questa direzione è necessario avere un approccio alla gestione forestale in termini produttivi e non, meramente, conservativi. L'approvazione del collegato agricolo di due giorni fa può essere uno strumento importante perché al suo interno prevede l'aggiornamento e l'ammodernamento delle politiche forestali nazionali".
Piero Gattoni, presidente del Cib, Consorzio italiano Biogas conferma che "si può passare da un paradigma di agricoltura energivora e dissipatrice di risorse ad un modello ecosostenibile e multifunzionale. Si definisce così un modo di far agricoltura aderente al concetto dell’economia circolare, con cui si può chiudere il ciclo produttivo e valorizzare i propri scarti. Proprio in occasione di COP21, infatti, il Ministero dell’Agricoltura francese ha lanciato l’iniziativa #4pour1000 volta a rimarcare l’importanza del suolo nell'ambito degli equilibri del ciclo carbonio. La capacità del suolo di incamerare carbonio sotto forma di sostanza organica, da un lato, ne aumenta la fertilità e la produttività, dall’altro, funge da stoccaggio dinamico del carbonio".
Sul tema mobilità elettrica, altro punto importante per una nuova Strategia energetica nazionale, il documento di Free chiude: "E' significativo che la Norvegia, insieme all’ Olanda, stia discutendo la possibilità di consentire la vendita di sole auto elettriche a partire dal 2025; e che in India e in Germania si stia valutando lo stesso obiettivo al 2030. Il governo dovrebbe stimolare una rapida diffusione della mobilità elettrica in grado di consentire al nostro paese di raggiungere fra 10 anni i livelli di vendita che si riscontrano oggi dalla Norvegia (30% del mercato) e fra 15 anni una quota del venduto pari al 60% del totale. Naturalmente l’introduzione di obiettivi ambiziosi rispetto ai ridicoli valori attuali comporta una strategia a tutto campo, inclusa un’attenzione sul versante della produzione di autoveicoli (finora quasi inesistente in FCA). Attualmente oltre il 70% delle auto vendute in Italia sono importate, una e percentuale destinata a salire con il successo della mobilità elettrica".
GBC ITALIA: FINANZA INNOVATIVA PER AVVIARE LA RIQUALIFICAZIONE SPINTA DEGLI EDIFICI. In Italia esistono interessanti strumenti di incentivazione che però da soli risultano insufficienti nella nuova fase che si deve aprire. Le detrazioni fiscali del 65% hanno avuto un notevole successo, ma consentono riduzioni limitate dai consumi (10-30%) e sono utilizzate prevalentemente per interventi su singoli appartamenti.
Occorre quindi identificare nuove misure che consentano di passare ad interventi su interi edifici per ottenere riduzioni dei consumi del 60-70%. Solo in questo modo si potrà avviare il percorso di decarbonizzazione necessario nei prossimi decenni.
Considerando la quota di edifici realizzata tra il dopoguerra e la fine degli anni 70, ci troviamo oggi di fronte all’opportunità di abbinare i necessari interventi di ristrutturazione con quelli di una riqualificazione energetica spinta. Il raggiungimento di questi risultati verrà facilitato dall’impiego di nuovi materiali ma anche da nuove modalità costruttive.
Occorre dunque affiancare alle detrazioni fiscali un nuovo strumento che consenta di superare gli ostacoli determinati dalla polverizzazione della proprietà. Alcune soluzioni finanziarie che consentono di effettuare interventi senza la necessità di anticipare i capitali necessari sono state applicate con successo all’estero.
Green Building Council Italia ed Enea hanno elaborato una soluzione che potrebbe applicarsi con efficacia al caso italiano.
Il modello proposto prevede la costituzione di un Fondo (costituito da Cassa Depositi e Prestiti, eventualmente in pool con altri Istituti di credito privati) dedicato all’efficienza energetica nell’edilizia privata. I proprietari degli immobili potranno chiedere un finanziamento fino al 90% del costo di investimento. La richiesta, corredata da una certificazione tecnico-economica della qualità e della convenienza degli investimenti emessa da un soggetto pubblico competente (ENEA, Università etc.), dovrebbe essere inoltrata al Fondo tramite i Comuni.
Il Fondo recupererà gli incentivi erogati da un lato grazie al riconoscimento di un credito di imposta decennale del 65% e, per la parte restante, con un contributo dei proprietari, comunque inferiore rispetto ai vantaggi derivanti dalla riduzione dei consumi. Questo passaggio potrà avvenire attraverso le bollette o attraverso la fiscalità locale (come avviene nei programmi Pace negli Usa).
Le ricadute occupazionali potrebbero inoltre essere notevoli e consentirebbero di recuperare in tempi brevi parte del mezzo milione di posti di lavoro persi dal comparto dell’edilizia durante la crisi.
AUMENTO DELLA PRODUTTIVITÀ ED EFFICIENZA DEL COMPARTO DELLE COSTRUZIONI. Il secondo aspetto su cui occorrerà concentrare le attenzioni riguarda il comparto edilizio che dovrà compiere un salto di qualità, aggregandosi, qualificandosi, innovando.
Ci sono però segnali di una netta inversione di tendenza, per esempio con il passaggio all’industrializzazione delle riqualificazioni. Questo approccio, già sperimentato con successo all’estero, garantisce una drastica riduzione dei tempi e dei costi (nell’esperienza olandese di Energiesprong, nell’ambito di un programma volto a risanare energeticamente 110.000 appartamenti entro il 2020, gli edifici vengono riqualificati in una sola settimana e i consumi azzerati con un taglio del 40% dei costi).
L’introduzione delle tecnologie digitali, ampiamente utilizzate nell’esperienza olandese, può facilitare l’aumento di produttività.
Per accelerare la formazione di competenze innovative in questo campo sarebbe utile un ruolo attivo del governo. In Francia l’Ademe, l’omologo dell’Enea, ha lanciato specifici bandi per favorire la creazione di gruppi di imprese specializzate nella industrializzazione della riqualificazione delle costruzioni.
LE CERTIFICAZIONI ENERGETICO AMBIENTALI, STRUMENTO PER QUALIFICARE LA TRASFORMAZIONE DEL COMPARTO DELL’EDILIZIA. I prossimi anni vedranno una profonda evoluzione del mondo delle costruzioni. Per accompagnare e qualificare questa trasformazione, uno strumento molto utile è quello delle certificazioni volontarie validate a livello internazionale.
I criteri, adottati in 150 paesi con oltre 70.000 edifici certificati, consentono di valutare la sostenibilità ambientale, sociale e sanitaria delle costruzioni, dalla progettazione alla costruzione, dalla scelta dei materiali fino alla gestione degli edifici. Si tratta di standard aperti, trasparenti, in continua evoluzione, supportati da una vasta comunità scientifica e con un crescente riconoscimento da parte del mercato. Sarebbe dunque auspicabile che la Stato incoraggiasse l’impiego delle certificazioni energetico-ambientali da parte di progettisti, costruttori, produttori di materiali e impianti, gestori degli immobili, Enti Locali.