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Geologi: il Recovery Plan trascura la geotermia ad alta e bassa entalpia

Il PNRR non considera gli impianti geotermici né in relazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili, né in relazione al tema dell’efficientamento energetico degli edifici, inteso come fonte primaria per la climatizzazione in accoppiamento alle pompe di calore

mercoledì 28 aprile 2021 - Redazione Build News

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Il Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR), recentemente approvato in Consiglio dei ministri, definisce le azioni di intervento per l’utilizzo del Recovery Fund stanziato dall’Unione europea a sostegno dei Paesi membri per fronteggiare la crisi post Sars CoV-2. Il Piano, nella sua attuale formulazione, pur assegnando adeguate risorse alla “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, non considera gli impianti geotermici né in relazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili (geotermia ad alta entalpia) né in relazione al tema dell’efficientamento energetico degli edifici, inteso come fonte primaria per la climatizzazione in accoppiamento alle pompe di calore (geotermia a bassa entalpia o geoscambio).

Sull’argomento, interviene il geologo Emanuele Emani, Consigliere Nazionale e coordinatore dell’area tematica “Materie prime ed energia” del Consiglio Nazionale dei Geologi che evidenzia come sia “fondamentale sottolineare ancora una volta gli enormi benefici derivanti dall’adozione di questa tecnologia, partendo dal contributo ambientale importante per l’azzeramento di emissioni dirette di CO2 e polveri sottili, fino a quello economico ed occupazionale, con una diretta ricaduta in termini di risparmio ed efficienza energetica”. “La definizione di un pacchetto di azioni da dedicare in via esclusiva alla geotermia – spiega Emani – sulla scorta di quanto in passato operato per altre fonti rinnovabili, potrebbe massimizzare i vantaggi in termini di riduzione di emissioni ‘climalteranti’ ed inquinanti e di risparmio energetico, favorendo in maniera determinante la transizione verso il maggiore utilizzo di fonti energetiche termiche rinnovabili e pulite, riducendo nel contempo l’uso di fonti fossili e di altri combustibili responsabili di elevati valori di inquinanti e polveri sottili nell’aria”. “La grande opportunità – prosegue – consiste nel fatto che la geotermia è una tecnologia che consente l’utilizzo e la valorizzazione a fini energetici di una risorsa disponibile nel sottosuolo pressoché ovunque, in accoppiamento alle pompe di calore”.

Le azioni proposte dal Consiglio Nazionale dei Geologi riguardano: la rimodulazione degli incentivi per le ristrutturazioni (superbonus), la creazione di incentivi per nuovi edifici ancora più efficienti e meno “energivori”, l’esenzione sulla parte variabile degli oneri generali di sistema relativa ai consumi elettrici delle pompe di calore e il teleriscaldamento a freddo. Le stesse indicano complessivamente un impatto economico per lo sviluppo della risorsa geotermica a bassa entalpia che può essere stimato in 500 milioni nel periodo 2021-2026. Un importo che può, a pieno titolo, essere considerato come voce di spesa nei capitoli 2.2 e 2.3 del PNRR e, secondariamente, nei capitoli 4 e 5, concorrendo in modo fondamentale agli obiettivi in essi esplicitati. “L’auspicio – conclude Emani – è che la transizione ecologica auspicata e contenuta nel PNRR possa, in seguito, parificare le risorse geotermiche alle altre fonti alternative che, ad oggi, sono considerate l’unica soluzione possibile”.

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