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Geotermia, nella bozza del Pniec è prevista una crescita del 33% per la produzione elettrica al 2030

La geotermia costituisce un'importante risorsa che in Italia non è opportunamente valorizzata. L’obiettivo del governo Meloni è quello di spingere questo settore

venerdì 3 maggio 2024 - Pierpaolo Molinengo

geotermia David Vives pexels.com

In Italia la geotermia è una risorsa al momento non valorizzata, tanto che se venisse sfruttato al meglio solo il 2% del potenziale presente, si riuscirebbe a contribuire fino al 10% della produzione elettrica nazionale che è prevista entro il 2050. Oltre che a coprire il 25% del fabbisogno termico del nostro paese. In Italia, in questo modo, verrebbe ridotto del 40% il consumo finale di gas naturale. Questi, sostanzialmente, sono i numeri messi in evidenza dallo studio “La geotermia a emissioni nulle per accelerare la decarbonizzazione e creare sviluppo in Italia”, che è stato promosso da rete Geotermica con Teha, The European House – Ambrosetti.

''La geotermia è una componente strategica assolutamente indispensabile per la sicurezza del sistema energetico e anche per un'auspicata riduzione della dipendenza energetica del nostro Paese - ha spiegato Paolo Arrigoni, Presidente del Gse -. Nella proposta di revisione del Pniec si prevede sul fronte della generazione elettrica un aumento a 8 terawattora dagli attuali 6 di energia elettrica prodotta dalla geotermia su un totale di circa 300 terawattora consumati, e quindi un aumento al 2030 del 33%. Gli operatori del settore, che sono molto attenti, hanno molti progetti in cantiere: è possibile pensare a un ulteriore aumento di capacità installata e anche di generazione elettrica''.

Ma entriamo nel dettaglio e scopriamo quanto sia importante la Geotermia per il nostro paese.

Geotermia, di cosa si tratta

A cosa ci si riferisce e cosa si intende quando si parla di geotermia? Il sistema geotermico sfrutta, in estrema sintesi, il calore che viene prodotto naturalmente dalla terra per generare dell’energia. Questo calore viene reso disponibile attraverso l’acqua o il vapore. È possibile sfruttarlo naturalmente attraverso dei geyser o artificialmente, andando a perforare il terreno. L’energia che si genera in questo modo può essere utilizzate per:

  • il riscaldamento;
  • l’orticoltura;
  • l’acquacoltura;
  • i processi industriali.

La geotermia costituisce un modo per produrre energia da una fonte rinnovabile particolarmente importante, grazie anche agli alti potenziali che scaturiscono da alcune sue particolarità. Nel nostro paese, al momento, ha un peso ridotto, che nel corso degli ultimi mesi si è andato ulteriormente a ridurre.

Stando a una recente analisi effettuata da Gse, il gestore servizi elettrici, in Italia l’energia di origine geotermica costituisce appena il 5,1% del totale dell’energia che deriva da fonti rinnovabili. Siamo davanti a una cifra che risulta essere particolarmente contenuta, soprattutto se si considera che l’energia prodotta è così suddivisa:

  • idroelettrico: 39%;
  • solare: 21,5%;
  • eolico: 18%;
  • biomasse: 16,4%.

In passato la situazione non è sempre stata così. Nel 2007 aveva sfiorato il 12%.

Geotermia: i piani per il futuro del governo Meloni

Il Governo Meloni, dopo una serie di bocciature ricevute in passato, sta mettendo mano al Pniec, ossia il Piano Integrato Energia e Clima per presentarlo nuovamente all’Unione europea entro il prossimo 30 giugno 2024. Una delle novità più importanti che si riescono a evincere proprio dal piano è costituito dal contributo riservato proprio alla geotermia, che risulta essere più elevato che in passato.

Ad anticipare il progetto dell’Esecutivo è stato Paolo Arrigoni nel corso del convegno “Geotermia: dal calore del sottosuolo arriva la nuova rivoluzione verde. Una fonte inesauribile da incentivare per compiere la transizione energetica dell’Italia” che si è tenuto a Torino alla vigilia del G7 Clima, ambiente ed energia, ospitato alla Reggia di Venaria.

Siamo davanti a un importante cambio di passo rispetto alla prima versione del Pniec, che è stato elaborato sempre dal governo Meloni. In questo caso la crescita della geotermia è stata sostanzialmente limitata a un misero +182 MW al 2030.

Gli organizzatori del convegno torinese - costituiti dalle realtà imprenditoriali del settore Rete Geotermica e Fri-El Geo - ritengono che, nel caso in cui l’Italia dovesse riuscire a valorizzare anche solo il 2% del potenziale presente nel nostro paese, la geotermia potrebbe contribuire al 10% della produzione elettrica prevista al 2050 e al 25% del fabbisogno termico. Questo potrebbe permettere al nostro paese di ridurre - rispetto ai valori attuali - del 40% i consumi di gas naturale.

“La geotermia è una componente strategica che ritengo assolutamente indispensabile per la sicurezza del sistema energetico e anche per un’auspicata riduzione della dipendenza energetica del nostro Paese - spiega Arrigoni -. Nella proposta di revisione del Pniec si prevede sul fronte della generazione elettrica un aumento a 8 TWh dagli attuali 6 di energia elettrica prodotta dalla geotermia su un totale di circa 300 TWh consumati, e quindi un aumento al 2030 del 33%, cioè di un terzo. Gli operatori del settore, che sono molto attenti, hanno in pipeline molti progetti, quindi è possibile pensare a un ulteriore aumento di capacità installata e anche di generazione elettrica”.

L’appeal della geotermia

Se da un lato il nucleare rappresenta una grande distrazione di massa, che potrebbe allontanare gli obiettivi di decarbonizzazione, la geotermia è in grado di fornire energia elettrica e termica con una certa continuità e una precisa flessibilità. La geotermia, quindi, costituisce a tutti gli effetti una fonte rinnovabile che offre gli stessi vantaggi del nucleare, senza i connessi svantaggi.

Per incentivare la geotermia, tra le proposte al vaglio tra gli addetti al lavoro e il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, c’è quella di assegnare dei nuovi incentivi all’energia elettrica e termica che sia prodotta con degli impianti geotermici che impieghino delle tecnologie binarie. Per ottenere i contributi deve essere allocato un contingente di potenza pari ad almeno 500 We, che deve essere sviluppato nel periodo compreso tra il 2025 e il 2030. E deve essere in grado di innescare dei processi virtuosi che portino alla riduzione dei costi in modo da avviare l’intero comparto all’auto sostenibilità.

Ma non solo. Il Ministero dell’Ambiente ha al vaglio l’introduzione di alcune misure il cui scopo sarebbe quello di mitigare il rischio di esplorazione in nuove aree. Per centrare questo obiettivo potrebbe essere introdotto un idoneo fondo per il rimborso, almeno parziale, nel caso in cui il primo pozzo perforato sia un insuccesso. Il meccanismo risulta essere già visto e rodato in Francia ed è diventato un punto di riferimento normativo da quarant’anni a questa parte.

Proprio in Francia, infatti, è previsto un sistema di garanzie del rischio che facilitano lo sviluppo della geotermia e la realizzazione di una serie di interventi che ancora oggi contribuiscono alla sostenibilità energetica del bacino parigino.

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