“Abbiamo cambiato i poteri del Commissario unico non solo per una questione di semplificazione, ma anche per renderlo soggetto attuatore, e stiamo negoziando l’appoggio della Commissione europea ambiente dinanzi alla Corte di giustizia, per dimostrare che l’Italia sta seguendo le indicazioni per uscire dalle procedure di infrazione”.
Lo ha affermato ieri il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa in audizione alla Commissione bicamerale Ecomafie sulla gestione delle acque reflue.
Costa ha spiegato che sono 4 le procedure di infrazione avviate dall’Unione europea contro l’Italia per la mancanza di depuratori e che per superare queste procedure, nel 2016 è stato istituito un commissario straordinario unico per la depurazione a livello nazionale, che ha sostituito gli 11 commissari pre-esistenti.
“Il 22 maggio scorso a questa carica è stato nominato Maurizio Giugni – ha affermato -, che ha sostituito Enrico Rolle”.
“Ad oggi – ha affermato Costa - tutte le procedure d’infrazione in materia di acque reflue urbane sono oggetto di Commissariamento e tutti gli interventi sono in capo al Commissario Straordinario Unico come Soggetto attuatore o coordinatore degli stessi”.
“Negli ultimi due anni – ha spiegato Costa – siamo riusciti ad abbassare di 7 milioni le sanzioni”.
Il Ministro ha inoltre dichiarato che per gli interventi di costruzione dei depuratori, dal 2012 il governo ha stanziato oltre 3 miliardi di euro. A questi vanno sommati oltre 300 milioni dalla legge di bilancio 2019 e 1 miliardo che entrerà nella legge di bilancio 2020.
In particolare, gli oltre 300 milioni sono destinati “a finanziare 29 interventi nelle Regioni Sicilia, Calabria e Campania”.
Nel corso dell’audizione, il Ministro ha spiegato che “è la Sicilia la regione italiana con i maggiori problemi per la depurazione delle acque”. Seguono la Calabria, la Lombardia e la Campania.
In Sicilia, “il 73% degli agglomerati è, ad oggi, oggetto di contenzioso comunitario. Se riusciamo a risolvere la situazione dell'isola - ha affermato Costa -, l’avremo quasi fatto anche per tutta Italia”.
Sui rischi di contagio di Covid 19 dalle acque di scarico il Ministro, citando l’Iss, ha dichiarato che “la fase finale di disinfezione consente di ottimizzare le condizioni di rimozione integrale, prima che le acque depurate siano rilasciate nell'ambiente. Disposizioni specifiche sono state elaborate anche per la gestione dei fanghi di depurazione nell'ambito della fase emergenziale di pandemia".
"L'analisi di rischio di esposizione a Sars-CoV-2 attraverso l'acqua e i servizi igienici - ha concluso - indica che sussistono elevati livelli di protezione della salute”.