Via libera definitivo dal Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Matteo Renzi e del ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare Gian Luca Galletti, al decreto del Presidente della Repubblica che semplifica la disciplina di gestione delle terre e rocce da scavo, ai sensi dell’articolo 8 del decreto-legge 12 settembre 2014, n.133, convertito, con modifiche, dalla legge 11 novembre 2014, n.164.
Il nuovo regolamento definisce un quadro normativo di riferimento completo, chiaro e coerente con la disciplina nazionale e comunitaria, assorbendo in un testo unico le numerose disposizioni oggi vigenti che disciplinano la gestione e l’utilizzo delle terre e rocce da scavo.
Il testo è stato ulteriormente integrato con il ricorso a una consultazione pubblica rivolta a cittadini, associazioni e stakeholder del settore, oltre che sulla base del parere espresso dalla Conferenza Unificata.
Rispondendo ai principi e agli obiettivi del processo verso un modello economico di tipo “circolare”, il decreto recepisce le richieste formali della Commissione europea per evitare che l’Eu-Pilot 5554/13/ENVI aperto su questo tema evolva in una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia.
Il regolamento ha per oggetto:
- la gestione delle terre e rocce da scavo qualificate come sottoprodotti provenienti da cantieri di piccole e grandi dimensioni;
- la disciplina del deposito temporaneo delle terre e rocce da scavo;
- l’utilizzo nel sito di produzione delle terre e rocce da scavo escluse dalla disciplina dei rifiuti;
- la gestione delle terre e rocce da scavo nei siti oggetto di bonifica.
PROCEDURE SEMPLIFICATE. Viene introdotta una semplificazione delle procedure e la fissazione di termini certi per concludere le stesse, anche con meccanismi in grado di superare eventuali situazioni di inerzia da parte degli uffici pubblici. Si evitano così i lunghi tempi di attesa da parte degli operatori per la preventiva approvazione del piano di utilizzo delle terre e rocce da parte delle autorità competenti.
Sono previste procedure più veloci per attestare che le terre e rocce da scavo soddisfano i requisiti stabiliti dalle norme europee e nazionali per essere qualificate come sottoprodotti e non come rifiuti.
Il provvedimento definisce inoltre le condizioni di utilizzo delle terre e rocce all’interno del sito oggetto di bonifica, individuando le procedure uniche per gli scavi e caratterizzando i terreni generati dalle opere da realizzare nei siti oggetto di bonifica. Viene infine rafforzato il sistema dei controlli.
RIUSO DELLO “SMARINO”. Nella versione definitiva del regolamento sono stati eliminati i paletti sull'amianto che avrebbero rischiato di bloccare quelle grandi opere, come il Terzo valico o la Tav, collocate nelle aree in cui sono naturalmente alti i livelli di amianto, come la Liguria o il Piemonte.
Ricordiamo che la versione precedente del testo imponeva ai siti con la presenza di più di una fibra di amianto all’interno dello scavo, in una parte di roccia, di smaltirlo in loco o di trattarlo come rifiuto pericoloso. Secondo molte regioni tale procedura avrebbe comportato un considerevole aumento dei costi di smaltimento. “Sia Cociv, sia Autostrade per l’Italia – ha spiegato la Regione Liguria - hanno segnalato che senza modifiche il testo avrebbe messo a rischio il piano degli investimenti di molte opere in diverse zone del Paese e in Liguria, il previsto ribaltamento a mare di Fincantieri a Sestri Ponente, strettamente legato al deposito dello 'smarino' provenienti dai cantieri del Terzo Valico”.
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