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Giovani, il contratto a tutele crescenti (Jobs Act) non sblocca il mutuo

Gli istituti di credito non si fidano del nuovo contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act e continuano a comportarsi come facevano con i 'vecchi' precari: caldeggiando la sottoscrizione di una polizza assicurativa

lunedì 20 aprile 2015 - Erika Seghetti

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Creato per dare ai giovani maggiore stabilità e sicurezza, il nuovo contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act di Matteo Renzi rischia di mantenere le promesse soltanto sulla carta. A diffidare di una garanzia che è a tutti gli effetti di 36 mesi, trascorsi i quali l'azienda può scegliere di licenziare il dipendente, sono le banche. Che davanti a un neo-assunto di questo tipo si comportano allo stesso modo di quando avevano davanti un precario con co.co.co, ovvero caldeggiando la sottoscrizione di una polizza assicurativa che copra l'istituto dal rischio di licenziamento del mutuatario.

I risultati di un'inchiesta: le banche non si fidano

A lanciare l'allarme è un’inchiesta del sito ancorafischia.altervista.org che ha inviato i suoi giovani collaboratori nelle filiali dei principali istituti italiani testando la reattività nella concessione dei fidi presentandosi in possesso della nuova tipologia contrattuale. Dall'indagine emerge che la maggior parte delle banche tende a temporeggiare in attesa di capire come evolverà il mercato del lavoro in seguito alla riforma. Perché il 'tasso di rischio' per un mutuatario che può garantire un reddito certo per soli 3 anni, è così alto, o meglio inquantificabile, che nessuna banca si sente di accollarselo.  E nell’attesa che vi siano delle serie storiche con le quali confrontarsi, il problema è risolto con una polizza assicurativa che tutela le banche dal licenziamento degli affidati.

Polizze molto care

Le polizze costano molto care, però. Per un mutuo da 80 mila euro il costo extra è di circa 10 mila euro: un ottavo dell’ammontare totale, ovvero il 12,5% in più. Una cifra che spalmata su dieci anni fa aumentare la rate di circa 40 euro al mese in più.
L'assicurazione non è obbligatoria, va ribadito, ma, come emerge dall'inchiesta molto discriminante per l'accettazione della pratica. Salvo ricorrere al 'vecchio' escamotage, quello della firma a garanzia accessoria di un parente pensionato o con contratto a tempo indeterminato.
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