Con un parere inviato al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, ed al Sottosegretario Gabriele Toccafondi – anche Coordinatore della “Cabina di Regia” sul tema - il Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati boccia decisamente l’idea di istituire le nuove “lauree professionalizzanti”, facendo rilevare gli effetti negativi della loro sovrapposizione con gli attuali titoli dell’istruzione superiore, con un’evidente dispersione di risorse e confusione nella riconoscibilità sociale dei nuovi titoli.
L’Albo degli Agrotecnici evidenzia inoltre come il Decreto che istituisce le “lauree professionalizzanti”, firmato dall’ex-Ministro Stefania Giannini il 12 dicembre 2016, sia viziato da nullità assoluta perché a quella data (quando già il nuovo Governo Gentiloni aveva avuto l’incarico dal Capo dello Stato) la Ministra dimissionaria era priva dei poteri per assumerlo.
LE OSSERVAZIONI DEGLI AGROTECNICI
Questi i fatti in sintesi
Con il Decreto 12 dicembre 2016 n. 987 recante “Autovalutazione, valutazione accertamento iniziale e periodico delle sedi e dei corsi di studio” l’allora Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha istituito le “lauree professionalizzanti”, nuovi corsi di studio ad ogni effetto, che hanno la caratteristica di essere realizzati dalle Università “in convenzione con imprese qualificate ovvero loro associazioni, o ordini professionali”, ai quali viene affidata la realizzazione fino a 60 CFU-Crediti Formativi Universitari (che rappresentano il 33% di quelli necessari per laurearsi).
In altri termini, posto che la nuova laurea professionalizzante è di durata triennale, composta da 180 CFU (60 per anno di studi), la stessa si consegue con due anni di studi tradizionali più un anno di tirocinio presso imprese o loro associazioni oppure ordini professionali, che si trovano così a gestire direttamente i nuovi corsi di laurea.
E’ di tutta evidenza che l’introduzione nell’ordinamento di una nuova laurea, con siffatte caratteristiche, avrebbe perlomeno richiesto un confronto con gli stakeholder, invece nell’occasione completamente mancato; anche per questa ragione l’attuale Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli - molto opportunamente -, ha sospeso il DM n. 987/2016 rimandando di un anno l’attivazione delle “lauree professionalizzanti”, per svolgere nel frattempo quelle valutazioni inizialmente omesse, per la qual cosa è stata istituita presso il MIUR un organismo denominato “Cabina di Regia”, Coordinato dal Sottosegretario Gabriele Toccafondi.
L’Albo degli Agrotecnici, quale soggetto interessato dall’istituzione delle nuove “lauree professionalizzanti”, è stato consultato nell’ambito della “Cabina di Regia”; quest’ultima ha predisposto una bozza di parere positivo all’istituzione delle nuove “lauree professionalizzanti” il 4 agosto 2017, che è poi stato inviato agli stakeholder per la valutazione.
Rispetto al Documento della “Cabina di Regia” il Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati si è espresso formalmente il 5 settembre 2017 in senso totalmente negativo all’istituzione delle nuove “lauree professionalizzanti”, per le seguenti ragioni:
1. Ragioni di legittimità
Il Decreto n. 987/2016 risulta viziato da nullità assoluta. E’ stato infatti adottato dall’ex-Ministro Stefania Giannini quando già la stessa era priva dei poteri per poterlo fare.
Il Governo Renzi (di cui il Ministro Giannini faceva parte) si dimise il 7 dicembre 2016 rimanendo in carica per l’ordinaria amministrazione sino al 12 dicembre seguente, quando si insediò il Governo Gentiloni; al momento delle dimissioni il Presidente del Consiglio dei Ministri emanò la Direttiva n. 8798 con la quale si faceva divieto ai singoli Ministri di adottare “regolamenti governativi o ministeriali, salvo che la legge imponga termini per la loro emanazione o quest’ultima sia richiesta come condizione di rispetto degli obblighi derivanti dall’appartenenza all’Unione europea”: dunque il 12 dicembre l’ex-Ministro Giannini non aveva più i poteri per adottare il DM n. 987/2016, e ciò a prescindere dall’evidente scortesia istituzionale dell’adozione di un Decreto di siffatta importanza il giorno stesso dell’insediamento del nuovo Ministro.
Per questo il Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati ha chiesto che il Ministro Fedeli, valendosi del potere di autotutela di cui alla legge n. 241/90, proceda all’annullamento del DM n. 987/2016.
2. Ragioni di merito
- L’offerta di titoli di studio superiori (lauree e corsi post-diploma) di carattere professionalizzante è già oggi ridondante: sono infatti presenti, nello stesso segmento di mercato, compreso quello degli Albi professionali, ben 10 titoli di studio superiori, sovrapposti ed affastellanti fra loro, così da renderli poco riconoscibili e privi di una loro identità.
- In un tale contesto, che richiede una forte sintesi ed un coordinamento per ridurre le già molte sovrapposizioni, appare illogico ed irragionevole istituire una ulteriore tipologia di laurea (la “laurea professionalizzante”) che aumenterebbe ancora di più la confusione: bisogna infatti evitare assolutamente la superfetazione di ulteriori titoli di studio di livello superiore.
- Per le loro caratteristiche intrinseche (titoli di studio da realizzarsi dalle Università in convenzione con le imprese ed ordini professionali) le “lauree professionalizzanti” si sovrappongono perfettamente agli attuali ITS-Istituti Tecnici Superiori, che rilasciano i titoli non accademici con il più alto grado di occupabilità in assoluto (oltre l’80%), ciò in ragione della elevata flessibilità dei corsi e dello stretto rapporto della didattica e della docenza con il mondo del lavoro.
- Gli ITS però, essendo di recente costituzione, non godono ancora di una evidente riconoscibilità sociale e pertanto la diretta concorrenza delle nuove “lauree professionalizzanti”, considerato il maggior appeal e la maggiore autorevolezza del mondo universitario, avrà l’effetto di drenare a favore delle nuove lauree le risorse e le disponibilità che le imprese e gli ordini professionali attualmente destinano agli ITS nonché a prosciugarne il bacino di utenza studentesca, che solo adesso inizia a sedimentarsi, distruggendo così l’unico esempio di titolo superiore non accademico che funziona e dà occupazione.
- Le nuove “lauree professionalizzanti”, per le loro caratteristiche (un anno di “studio” su tre è di fatto demandato al sistema delle imprese o degli ordini professionali), non possono essere inserite nell’attuale sistema di formazione universitaria, che è basato sulle Classi di laurea che hanno tutte lo stesso valore legale.
- Pertanto le nuove “lauree professionalizzanti”, non potendo essere comprese in quelle attuali, andranno a costituire nuove Classi di laurea, scollegate dal sistema generale, con la conseguente impossibilità della prosecuzione degli studi per l’eventuale conseguimento della laurea magistrale da parte dei giovani che le frequenteranno, venendo così a determinare un sistema formativo totalmente ingessato, incapace della pur minima flessibilità e con un unico sbocco formativo: quello dell’industria o dell’ordine professionale “convenzionato” con l’Università.
- Uno degli assunti su cui il MIUR basa la necessità di costituire le nuove “lauree professionalizzanti”, e precisamente quello dell’esistenza di obblighi e raccomandazioni dell’Unione Europea che imporrebbero il possesso della laurea per accedere ad una professione ordinistica, è del tutto infondato, in quanto non esistono “raccomandazioni” ovvero Regolamenti o Direttive dell’Unione Europea in tal senso.
Queste sopra riportate sono, in sintesi, le ragioni del parere contrario alle nuove “lauree professionalizzanti” da parte del Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati.
Scarica il Parere integrale reso dall’Albo degli Agrotecnici al MIUR il 5 settembre 2017
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