Diversi provvedimenti a livello comunitario e nazionale hanno negli ultimi anni concentrato l’attenzione sull’efficienza energetica in edilizia, con particolare enfasi per gli aspetti connessi alla Pubblica Amministrazione (P.A.). Uno di questi, la Direttiva 2010/31/UE (anche detta EPBD, Energy Performance of Buildings Directive), ha previsto che gli Stati membri provvedano affinché dal 1 gennaio 2021 tutti gli edifici di nuova costruzione siano edifici a energia quasi zero e a partire dal 1 gennaio 2019 gli edifici di nuova costruzione occupati da enti pubblici e di proprietà di questi ultimi siano edifici a energia quasi zero, altrimenti detti nZEB.
Nello svolgere il proprio compito istituzionale, la P.A. si vede assegnati due ruoli distinti: il primo è la responsabilità della gestione immobiliare e di una serie di servizi tra i quali gli uffici pubblici (municipio, scuole inferiori e medie, piscine, strutture sanitarie, uffici etc.), l'illuminazione pubblica e semaforica e le infrastrutture di servizio (enti locali) e i trasporti. Tali servizi possono essere forniti in maniera diretta oppure tramite un terzo al quale siano affidati.
Il secondo ruolo riguarda la regolazione dei consumi dei cittadini. La maggior parte dei consumi di energia nei paesi industrializzati avviene in città ed è strettamente correlato oltre che ai trasporti e alla climatizzazione, anche alle caratteristiche strutturali degli edifici.
Il rapporto “Gli edifici nZEB nella Pubblica Amministrazione” di FIRE e ENEA, recentemente pubblicato sul sito dell'ENEA, riguarda il primo dei due punti, procedendo, negli scopi previsti dall’incarico, con un’analisi degli obblighi e delle opportunità connesse all’edilizia pubblica efficiente ed effettuando una ricognizione degli edifici pubblici esistenti con prestazioni energetiche meritevoli di interesse, al fine di trarne buone pratiche e suggerimenti per definire i dettagli a livello di policy (con particolare riferimento ad un caso studio), centrando l’attenzione sul comparto scolastico. È stata in primo luogo condotta un’analisi della legislazione vigente, per meglio inquadrare il concetto di nZEB, e dei potenziali legati a tali edifici, con anche un quadro della situazione a livello europeo; accanto agli obblighi si è voluto prestare attenzione alle opportunità a disposizione, procedendo ad un’analisi degli incentivi disponibili che risultano applicabili al concetto di edificio ad energia quasi zero.
Segue una ricognizione del parco di edifici della P.A. con la presentazione sintetica di alcune best-practice, con l’analisi maggiormente dettagliata di un caso studio.
Infine, anche sulla base dell’analisi di alcuni dei casi presentati sinteticamente nel secondo capitolo, viene trattato il comparto scolastico, di particolare interesse sociale e che vede una forte attenzione da parte del legislatore.
LE CONCLUSIONI DEL RAPPORTO. “La riqualificazione energetica spinta degli edifici e le nuove costruzioni efficienti saranno sempre più oggetto di attenzione da parte del legislatore, non tanto in termini di fissazione requisiti minimi, già sufficientemente ben definiti, ma di attuazione dei programmi previsti.
L’analisi ha mostrato che ci sono esempi che, sebbene ancora non rappresentino la norma, possono fungere da traino, così come gli incentivi possono sensibilmente spostare le decisioni nel verso favorevole delle iniziative; si ritiene comunque che sarà necessario un duro lavoro se si vuol arrivare pronti alle scadenze da rispettare, in particolare per le riqualificazioni.
La Commissione Europea, con la raccomandazione del 29 luglio 2016, ha ribadito che gli edifici sono elementi fondamentali per le politiche di efficienza energetica dell'Unione, in quanto rappresentano circa il 40% del consumo di energia finale, raccomandando gli Stati membri seguano gli orientamenti contenuti nell'allegato della presente raccomandazione. Gli orientamenti contribuiranno ad assicurare che, entro il 31 dicembre 2020, tutti gli edifici di nuova costruzione siano a energia quasi zero e aiuteranno gli Stati membri a elaborare i piani nazionali per aumentare il numero di tale tipologia di edifici.
Gli incentivi potranno avere un ruolo rilevante nel supporto agli nZEB, in particolare se accompagnati dal lancio del fondo per l’efficienza e da una politica mirata alla conoscenza delle opportunità legate agli stessi da parte delle Pubbliche Amministrazioni. Un ruolo di primo piano potrà essere giocato dal nuovo conto termico, che prevede interessanti opportunità proprio per le Pubbliche Amministrazioni ancor più che per i privati. Oltre alle interessanti opportunità previste per le P.A., va segnalato che si è ancora lontani dal raggiungimento della soglia di incentivo annuo cumulato di 900 milioni di euro (200 milioni per le P.A.), e che quindi c’è ancora molto spazio per iniziative incentivabili. Al 1 agosto 2016 risultano infatti ammesse all’ incentivo circa 21.500 richieste, per un totale di incentivi complessivamente impegnati pari a circa 80 milioni di euro, di cui circa 64 milioni di euro riconducibili ad interventi effettuati da soggetti privati e circa 16 milioni di euro a interventi effettuati da Amministrazioni pubbliche.
Un Paese come l’Italia, caratterizzato da un clima molto variabile sia stagionalmente, sia nell’arco delle ventiquattro ore, rende la progettazione di edifici a consumi quasi zero non banale. Mutuare dai modelli costruttivi del Nord Europa, come già accaduto in passato, rischia di portare a realizzazioni sulla carta ottime, ma nella pratica poco vivibili per il raggiungimento di temperature eccessive nei periodi estivi o con prestazioni effettive lontane da quelle teoriche per via dei diversi comportamenti. Questo suggerisce di sfruttare questi pochi anni per compiere delle campagne di monitoraggio strumentale delle prestazioni effettive degli edifici nZEB realizzati di recente, nonché di indagine presso gli occupanti, per verificare la percezione del comfort ambientale. I sistemi di building automation presenti in questi edifici possono rappresentare una prima base di raccolta di dati da confrontare con i fabbisogni energetici calcolati in conformità alle norme tecniche vigenti, e in particolare al pacchetto UNI TS 11300. Sarebbe inoltre utile che i capitolati di appalto prevedano esplicitamente un’azione di monitoraggio e raccolta dati, insieme ad un’azione di sensibilizzazione sugli occupanti degli edifici, in aggiunta ai contratti di servizio.
I comportamenti sono un altro aspetto centrale quando si parla di edifici molto spinti in termini di prestazioni energetiche. Queste sono infatti connesse ad un uso corretto del sistema edificio-impianto, per garantire il giusto ricambio di aria e la corretta regolazione dei sistemi. Ciò presuppone spesso un cambio comportamentale rispetto ad un edificio tradizionale, ad esempio nell’apertura delle finestre, nella percezione dei livelli di illuminazione e temperatura, etc. Il rischio altrimenti è di ottenere un livello di comfort e/o di consumi lontano da quello ipotizzato.
D’altro canto, parlando di edifici innovativi (non tanto nelle tecnologie e nei materiali, quanto nella diffusione) è fondamentale che siano messi in atto programmi di informazione dei professionisti e degli operatori di settore (e.g. studi di progettazione e architettura, ESCO, aziende attive nella costruzione e ristrutturazione degli immobili, etc.), che assicurino uno scambio utile di buone pratiche e di errori di progettazione da evitare.
Si ritiene utile segnalare infine che a parere di FIRE maggiori benefici potrebbero ottenersi da una maggiore disponibilità di fondi di garanzia e di strumenti di risk sharing, dall’individuazione di schemi di finanziamento per soluzioni con un CAPEX limitato, e dallo sviluppo di green bonds e crowdfunding.”
In allegato il rapporto