«La decisione del presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi di convocare le parti sociali del settore dell’industria, commercio, artigianato, agricoltura, cooperative e le associazioni ambientaliste va nella giusta direzione, ci sorprende tuttavia l’assenza del settore del lavoro autonomo e professionale». Così il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, al termine del tavolo di confronto tra il presidente incaricato Draghi e le parti sociali.
«C’è ancora tempo per correggere la rotta e il dialogo con il presidente Draghi resta aperto. Confprofessioni – unica parte sociale riconosciuta del settore libero-professionale fin dal 2001 – è infatti pronta a discutere una piattaforma programmatica per definire all’interno del programma del prossimo Esecutivo un capitolo dedicato al mondo del lavoro autonomo e professionale, un settore economico e sociale caratterizzato da un preoccupante calo strutturale del lavoro, determinato da anni di politiche penalizzanti e accentuato dalla crisi della pandemia».
«Vogliamo portare all’attenzione del futuro Governo le gravi difficoltà del lavoro autonomo e professionale e l’estrema sofferenza che colpisce soprattutto i giovani e le donne, i più penalizzati dalla crisi. Al tempo stesso - continua Stella - siamo pronti a mettere disposizione del futuro Esecutivo le nostre forze e le nostre competenze qualificate per ricostruire il tessuto economico e sociale del Paese e per capitalizzare al meglio le risorse del Recovery plan».
«Siamo in piena sintonia con gli interventi urgenti annunciati dal presidente Draghi che riguardano la giustizia, la pubblica amministrazione, il fisco, la salute e il lavoro: temi che chiamano direttamente in causa il settore che rappresentiamo e sui quali il contributo dei nostri professionisti risulta essenziale», conclude Stella. «Oggi più che mai vogliamo esercitare fino in fondo il nostro ruolo di parte sociale di un intero settore economico e sociale, formato da oltre 1,4 milioni di professionisti e partite Iva, con circa 1 milione di lavoratori dipendenti degli studi professionali, che esprimono il 12,5% del Pil nazionale».