Fisco

Grandi appalti, l'istituto della garanzia globale penalizza le imprese regionali

Nessuna banca è disponibile a stipulare la garanzia globale, e in Italia sono pochissime le imprese che possiedono il requisito alternativo di un patrimonio superiore a 500 milioni

giovedì 12 marzo 2015 - Redazione Build News

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Le imprese regionali tagliate fuori dai grandi appalti “per colpa” di una norma del Codice Appalti sulla garanzia globale di esecuzione.

Come noto, la ratio della disposizione sulla garanzia globale di esecuzione è quella di dare agli appalti una garanzia di maggior rilievo rispetto alla garanzia definitiva di cui all’art. 113 del Codice. Il soggetto garante si obbliga nei confronti del committente, non solo alla corresponsione di un importo di denaro, ma anche, su richiesta della stazione appaltante o del soggetto aggiudicatore, all’obbligazione di fare, dedotta in contratto, tramite un soggetto sostitutivo che subentra nell’esecuzione. Si tratta dunque di una garanzia di buon adempimento cui si aggiunge la garanzia di subentro di cui all’art. 131 del Regolamento. 

La garanzia globale nei settori ordinari si applica, in via facoltativa, per gli appalti di lavori pubblici di importo superiore ai 100 milioni di euro, e in via obbligatoria, per i contratti di appalto aventi a oggetto la progettazione esecutiva e l’esecuzione di lavori pubblici di importo superiore ai 75 milioni di euro.

La garanzia può essere prestata anche da più banche o assicurazioni o dall’impresa capogruppo dell’aggiudicatario, ma congiuntamente con altro garante in possesso dei requisiti che presti la garanzia definitiva. L'eventuale capogruppo deve essere in possesso di un patrimonio netto non inferiore all’importo dei lavori e comunque superiore a 500 milioni di euro.

LETTERA DI SERRACCHIANI A LUPI. “Stanno emergendo notevoli criticità legate alla concreta applicazione di questa norma in quanto nessun istituto bancario o assicurativo nazionale è pronto o disponibile a stipulare con le imprese la garanzia globale”, ha evidenziato la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, che ha inviato al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi e al ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, una lettera con la richiesta di un incontro urgente e un rapido intervento normativo per correggere l'istituto della garanzia globale, che rischia di tagliare fuori dai grandi appalti, anche quelli già in corso, le imprese di costruzione del Friuli Venezia Giulia e delle altre regioni, fra l'altro in un momento particolarmente delicato per il settore dell'edilizia già duramente colpito dalla crisi.

"Inoltre l'alternativa che consente alla società capogruppo di prestare tale garanzia, prevede – ricorda Serracchiani - un requisito di patrimonio netto superiore ai 500 milioni di euro per la singola società, estremamente elevato e tale per cui nessuna azienda del Friuli Venezia Giulia potrà partecipare ad appalti, in assenza di una qualsiasi proporzionalità del requisito e del limite in relazione al valore dell'appalto".

MANCA UN PERCORSO DIA ACCOMPAGNAMENTO. "La mancanza di un idoneo percorso di accompagnamento - osserva ancora nella lettera la governatrice del Friuli Venezia Giulia - sta facendo emergere situazioni potenzialmente critiche anche in appalti in corso che rischiano di andare deserti, con la possibile perdita dei fondi resi disponibili".

"Se è corretto ed auspicabile - scrive Serracchiani al ministro Lupi - che una normativa sugli appalti preveda delle garanzie per le pubbliche amministrazioni di realizzazione delle opere, è però oltremodo necessario che questo sistema di garanzia sia efficiente, applicabile e consenta anche al tessuto delle piccole-medie imprese di cui è principalmente composto il nostro Paese di partecipare in un regime di concorrenza effettiva".

FERMARE SUBITO L'APPLICAZIONE DELLA NORMA ANCHE ALLE GARE IN CORSO. Oltre a un incontro urgente, la presidente della Regione Friuli V.G. chiede al ministro Lupi di fermare immediatamente l'applicazione della norma anche alle gare in corso e costruire parallelamente il percorso necessario all'attivazione, anche nel nostro ordinamento, di tali istituti di garanzia, rinviando la concreta applicazione magari alla prossima revisione del Codice degli Appalti che il Governo ha annunciato entro la fine del 2016.

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